Caro Capo, Nicola Paradiso, la tua stazione era il passaporto per Torino, Milano o, semplicemente, per Salerno. Ogni biglietto, ogni abbonamento ferroviario Paestum/Napoli rappresentava il progetto per il futuro, per un sogno. La tua abitazione, la tua cucina calabrese di Irma, tua moglie, Michele, Maria, rappresentano la mia infanzia di Vittorie e di Sconfitte, l’amicizia, i fratelli, i sapori, gli odori di una vita vissuta sperando che i buoni sconfiggessero i cattivi, che noi giovani avessimo un futuro di gloria e di speranze. Mai avrei immaginato che la tua stazione si trovasse come era in abbandono, senza un progetto, senza un’idea, senza rispetto per chi ha vissuto una vita in attesa che si realizzasse un’idea collettiva. Paestum senza stazione? Se questo è il futuro io mi dimetto, me ne frego delle rose di Porta Sirena, non bastano, mi sembra soltanto un’ipocrisia.
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