Il territorio Cilentano è naturalmente predisposto all’agricoltura e all’allevamento. Siamo da sempre legati alla terra economicamente, culturalmente e antropologicamente.
Il tramonto delle civiltà contadine, purtroppo, va di pari passo con lo spopolamento delle aree interne, i cui abitanti sono costretti a scappare, in cerca di prospettive migliori di vita.
Il mondo intorno a noi sta cambiando, l’informatizzazione e l’automazione diventano indispensabili strumenti per rimanere competitivi, anche nel primo settore.
Tenuto presente ciò, bisogna pensare a un ritorno all’agricoltura su basi diverse rispetto a quelle su cui poggiava la civiltà costruita dai nostri avi. Nell’era della tecnologia bisogna puntare su un nuovo linguaggio e nuove metodologie per poter intercettare la domanda di prodotti sempre più ricercati. Bisogna puntare sul biologico, sulla qualità e sui prodotti tipici che il nostro territorio offre.
Naturalmente per fare ciò è necessario lo sforzo di tutti gli addetti ai lavori, il settore agricoltura deve viaggiare di pari passo con i settori del turismo e dell’ambiente.
Le nuove idee che stanno riscuotendo grande successo, quelle del turismo rurale, degli orti urbani, dei piccoli impianti a biomasse alimentati con gli scarti agricoli, insieme ai nuovi sistemi di accesso al credito, messi in campo in ambito europeo e regionale, non possono che far crescere questo settore e creare nuove opportunità di self-employment per i giovani, in un territorio che offre grandi possibilità in questo senso.
Il ritorno dalle coltivazioni intensive a piccole produzioni di qualità è un processo difficile e ambizioso, ma con lo sforzo di questa amministrazione e dei giovani imprenditori di Capaccio Paestum può diventare realtà.
Da parte di questa amministrazione c’è la volontà di ascoltare tutti gli strati della popolazione perché solo con la partecipazione e il confronto si possono raggiungere gli obiettivi prefissati e fissarne di nuovi.
Capaccio Paestum ha il grande pregio di avere artisti, scrittori, registi, attori; persone che offrono opportunità uniche a questa comunità, mai messe a frutto da parte delle precedenti amministrazioni.
L’invito che ha lanciato pochi giorni fa il professor Giuseppe Liuccio è uno sprono a programmare una produzione artistica locale che tenga conto delle peculiarità del territorio.
Il professore coglie appieno un grave problema del nostro territorio.
Il tramonto della civiltà contadina e il decadimento di un sistema basato sui piccoli paesi, non ha segnato solo l’inizio della società dei consumi, ma anche la fine di tradizioni, consuetudini sociali e valori contadini che erano sopravvissuti a generazioni. L’unico modo per far rivivere oggi quelle tradizioni è inculcare ai giovani cilentani quei valori che erano il fulcro della vita per i nostri nonni.
Per raggiungere questo obiettivo sono di essenziale importanza le iniziative di “rivoluzione culturale” e dei parchi didattici avanzati dal Prof. Liuccio.
Le nostre tipicità agricole, traino economico e culturale, dovranno essere, ancor di più, l’elemento identificativo del territorio.