LETTERA APERTA AL SIG. SINDACO DI ROCCADASPIDE
CONVENTO CARMELITANO DI S.M. DELL’ARCO
Il 29/4/96, il gruppo che si occupa dei beni culturali ed ambientali, si è recato sull’area del convento Carmelitano di S.M. DELL’ARCO, risalente al 1610.
Due anni fa, circa, il Gruppo dei Progressisti, con un numero abbastanza nutrito di persone e associazioni, ha pulito le erbacce, ha tolto la spazzatura dell’improvvisata discarica, con l’intento di richiamare l’attenzione degli organi competenti, a che quest’area venga restituita a Roccadaspide con la dignità che merita una testimonianza di storia e di cultura. Oggi, dopo due anni, la scena non è cambiata molto. Infatti una popolazione incivile continua ad usare il posto come discarica: gli organi competenti hanno fatto rimuovere la baracca abusiva sita nell’area sacra che, meno male, ha dei vincoli ambientali.
Questo è ciò che si presenta davanti a chi si reca sull’area suddetta; una realtà certamente diversa da quella che ci aspettavamo quando abbiamo pulito, fotografato e catalogato ciò che ancora resta di una struttura.
Devo aggiungere che confidiamo ancora fiduciosi e attenti sul fatto che si voglia valorizzare “pienamente” ciò che rappresenta un biglietto da visita.
Chi scrive è molto attenta a che l’equilibrio esterno si amalgami bene con l’interiorità dell’uomo, perciò mi estraneo per il momento da quelle che sono le notizie prettamente burocratiche, senza per questo mancare d’incisività a quelli che vogliono essere gli intenti di tutti e mi consento di comunicarvi la sensazioni benessere che sento e che certamente investe il passante nel via vai verso la località (Scanno di Roccadaspide), luogo dove è ubicato il convento Carmelitano.
La roccia possente si erge con i suoi 26 milioni di anni, costeggia la via, incute rispetto e timore; è altera, distante, sembra quasi fredda nei suoi toni azzurrognoli addolciti a tratti dall’ocra gialla e, in questo periodo, avvolta nel caldo accogliente rosso-viola degli alberi detti “zucamele”.
Quanti ricordi… quando fanciulla, insieme alla amiche succhiavo il nettare di questo fiore e come volavo leggera per effetto della primavera.
La mia sensazione è seguita dalla considerazione che nel nostro passato prossimo, il progresso ci ha impacchettato e dato tutti in serie e noi, oggi, siamo alla ricerca dell’identità perduta, della sacra qualità celata.
L’uomo non può essere impacchettato e venduto come merce preconfezionata, siamo alla ricerca di sensazioni naturali, di tutto ciò che è vero, spontaneo. Valorizzare la terra vuol dire dare identità a un popolo, questo è momento per farlo senza esitazioni, e senza “se” e senza “ma”.
Signor Sindaco di Roccadaspide, lo so che è sensibile a queste cose, trovi il modo per valorizzare questa bellissima terra e noi stessi: è la nostra carta vincente, il biglietto dorato verso l’eterna felicità. Non facciamocelo scappare.
Affettuosamente, Nera