Cari morti e cari sopravvissuti al crollo del ponte “Morandi” sospeso sulla città di Genova, vi scrivo a nome mio e di quanti, ogni giorno, passano sotto gli altri 60.000 ponti sospesi sulle nostre teste costruiti in Italia. A nome di quanti entrano fiduciosi nei tunnel stradali, autostradali e ferroviari su pullman, automobili, Tir, ecc
Siamo gli stessi che continueranno a farlo anche in queste ore di lutto e poi per sempre, finché vivremo, perché non possiamo permetterci, né lo vogliamo, di rimanere ad aspettare i controlli annunciati da chi ne ha il potere perché vorrebbe dire smettere di vivere.
Come nessuno ha smesso di mandare in figli a scuola in attesa della verifica che migliaia di edifici scolastici datati; come nessuno pensa non andarsi a curare in ospedali fatiscenti; di abbandonare le case vetuste, di ripararsi in baraccopoli arrangiate, di affidarsi ad argini dei fiumi deboli, di non prendere il sole prima di veder tappato il buco nell’ozono; di non continuare a vivere nelle città in riva al mare e andare a vivere in collina prima dello sciogliersi dei ghiacciai …
Insomma, siamo chi siete stati, per voi che siete morti, e siamo chi tenterete di tornare ad essere voi che vi siete salvati. Siamo gente comune che confida nello Stato che deve fare tutto quanto è in suo potere per salvaguardare la vita umana dai pericoli in ogni caso.
Molte volte ci riesce, altre volte no!
lo Stato tenta di farlo anche a dispetto di noi stessi: quando fumiamo, ci droghiamo, ci ubriachiamo, ci avventuriamo, non ci vacciniamo … insomma quando corriamo dei rischi pur di fare ciò che pensiamo sia giusto o indispensabile per noi.
Al contrario, c’è chi lo bistratta, lo deride, lo mette all’indice sulla “colonna” infame del colpevole senza appello.
Ma lo stato siamo noi! Il vigile del fuoco e il poliziotto, il medico e l’infermiere, il maestro e il bidello… “perfino” il presidente del Consiglio e i ministri, il giudice e il cancelliere, il deputato e il senatore.
Ecco perché cari Italiani che avete incontrato la morte in un giorno di pioggia per la rovinosa caduta del ponte Morandi con voi è andato via anche un pezzo di noi. Di quello Stato ridotto già a brandelli da spallate di ogni tipo e provenienti da ogni parte con la convinzione di poterlo ricostruire perfetto il giorno dopo.
Purtroppo, come accade con un terremoto, con un’alluvione, una guerra … solo il tempo e la paziente opera dell’uomo potrà rimuovere le macerie, progettare nuove opere e realizzarle. La vostra esperienza e il vostro sacrificio se sarà utile per evitare altre tragedie simili non sarà stato vano. Le lacrime versate dai vostri cari non saranno state versate invano. Le vostre morti o le vostre ferite rimarginate saranno un monito per il futuro …
Ma non so essere ottimista in questo momento perché il tempo e l’uomo dimentica ogni tragedia, rimuove ogni ingiustizia, giustifica ogni guerra, esalta ogni estremismo!
La speranza di un mondo migliore per il futuro è il motore che ci dovrebbe aiutare a perseverare nell’avanzare. Oggi, però, fa molti proseliti la rassegnazione che induce a rifugiarsi a vivere il breve attimo del presente mitizzando un mondo che è già stato e che è senza ricette per il tempo a venire.