Un altro viaggio con la mia pittura. Ogni volta dico che è l’ultimo, mi stanca il solito rituale, l’inaugurazione, i bla bla, il cerimoniale. Penso che sia tutto inutile. La pittura mi prende nel mio studio, nelle notti d’inverno o quando all’alba attraverso i fantasmi della mia solitudine. Non amo viaggiare. Preparerò con cura la valigia, non dimenticherò le matite e stirerò per bene i miei fogli di appunti e porterò con me, come ogni volta, gli ultimi anni della mia pittura. Intitolerò ad uno ad uno i quadri che porterò in esposizione, molti di essi non ritorneranno a casa e vivranno una nuova vita sulle pareti di altre città e su muri che non conosco e, in mia assenza, parleranno di me ed io li ricorderò con riconoscenza e nostalgia. Al gentile pubblico pagante farò un inchino, ringrazierò per l’attenzione e avrò fretta di ritornare nei luoghi della mia infanzia, tra gli alfabeti della mia ricerca. Per poi fare la valigia e partire di nuovo e dire che è l’ultima volta e avere voglia di ritornare. E’ sempre la solita storia con la mia pittura ma insieme non abbiamo paura di niente: siamo solo stanchi di girare. Il mio futuro provvisorio è qui, tra le notti stellate di mare, l’odore dei pini e il canto delle sirene d’estate.
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