Il Caimano piange, il Caimano ride, è tornato, non si capisce se scherza oppure soffre per davvero. Nuota a fatica tra le onde della palude, arriva in prossimità della torre, ingurgita insulti, rifiuti e progetti d’architetti. Il caimano viaggia a cento all’ora senza benzina, nessuno capisce o non vuol capire chi è, il suo passato è un mistero, è un enigma il suo futuro. Il caimano inghiotte le contumelie senza reagire purché si tira a campare. Ma campare come un caimano non è salutare. E’ il momento di reagire. Paestum appartiene ai suoi abitanti, innanzitutto, ed è patrimonio del mondo intero. E Capaccio ai bambini e al nostro domani. Quattro/ottanta/duecentoventi albergatori, i turisti delle terze case o i business-man o gli imprenditori non possono dettare legge sul mare, sul piano regolatore, il caimano deve svegliarsi dal suo torpore, deve indicare un disegno d’orgoglio, un sogno che ci faccia risvegliare dal sonno, dall’abulia della melma in cui dormiamo da una vita.
Il gallo canta una romanza a carnevale, il tacchino lo accompagna al pianoforte, i pesci volano sugli alberi e cinguettano, i coccodrilli ballano ai bordi della piscina, gli uccellini massacrano le balene: qui, appunto, nulla è nella norma. Ecco perché nulla di normale qui funziona, sarebbe banale, ecco perché qui sarebbe stato troppo normale aprire un museo/archivio della stazione. I cavalli, i gatti, le civette e i bufali cantano in coro, un somaro dirige l’orchestra, un drago suona il trombone, una scimmietta con i baffi esegue brani country con la chitarra. Qui a Paestum è tutto speciale, c’è un’orchestra con tanti professori e nessun orchestrale e lo straordinario funziona. Solo le cose normali non funzionano, sarebbe troppo banale se le cose normali funzionassero a dovere, ecco perché qui una parola data non conta nulla, sarebbe normale se contasse qualcosa, ecco perché qui un impegno vale zero. Invece è straordinario come i corvi ad ogni fine mese mettono a posto i loro bilanci d’azienda, è fantasmagorico come le zanzare e gli elefanti danzano sulle piste da ballo di cristallo; è miracoloso come gli struzzi insabbiano i problemi. Solo chi è nella norma rimane confuso, si agita inutilmente incappando nella zavorra del quotidiano.