L’argomento del giorno è l’inaugurazione definitiva dell’aeroporto di Pontecagnano, battezzato inopinatamente con il nome di Salerno-Costa d’Amalfi.
Ci sono eventi che meritano la giusta pubblicità, in considerazione delle ricadute positive per la collettività.
L’ apertura di una strada, l’inaugurazione di una scuola, di un ospedale.
La scoperta di un vaccino, l’apertura di una fabbrica, di una struttura turistica.
L’argomento del giorno è l’inaugurazione definitiva dell’aeroporto di Pontecagnano, battezzato inopinatamente con il nome di Salerno-Costa d’Amalfi.
Un evento tanto desiderato dalla popolazione e dagli operatori economici, ma altrettanto travagliato a causa di una classe politica che per decenni ne ha sabotato la nascita, ponendo ostacoli dettati dai personalismi e dal più bieco campanilismo.
Dopo oltre un ventennio, di progetti abortiti, di commissariamenti, di improvvidi abbandoni del Consorzio aeroportuale, finalmente si è arrivati al dunque, grazie al benestare proprio di coloro che lo avevano avversato, con una inversione dei ruoli e dei meriti, dal sapore di una autentica beffa.
Se almeno questi venti anni di attesa dall’analoga proposta di Gesac di gestire insieme gli aeroporti di Napoli e di Salerno fossero stati utilizzati per completare le opere di accesso alla struttura di Pontecagnano, con una strada adeguata, un sistema ferroviario metropolitano capillare per l’intera provincia di Salerno, oggi avremmo gioito di più.
Resta comunque la consolazione del “meglio tardi che mai”, sperando di poter scrivere una nuova pagina nel sistema dei trasporti salernitani. Facendo ammenda degli errori del passato, fugando definitivamente i sospetti che questa opera sacrosanta si sia potuta finanziare in virtù di un “patto scellerato”, quello cioè di sacrificare la linea ferroviaria Tirrenica, optando sulla nuova Linea ad Alta Velocità in versione lucana…
Pertanto, la gioia per questa benedetta e tardiva infrastruttura oggi richiederebbe il silenzio, come elemento di riflessione dignitosa su di un passato che sicuramente non si può cambiare e dimenticare. Come monito per un futuro all’insegna della concretezza del fare, lontano dai proclami fasulli, da medaglie posticce e da ripensamenti postumi.