È passata una manciata di anni da quando, di questi periodi, sulle spiagge costiere cominciavano a comparire le prime cabine degli stabilimenti balneari per prepararsi ad una estate che, negli anni del boom, si diceva balneare e poi si è detta turistica, con il crescere del benessere della famiglia italiana. Anzi in quegli anni si diceva che il turismo, specialmente per le regioni del Sud, era il volano dell’economia, perché portava monete pregiate: dollari, sterline, marchi, franchi, monete scomparse, ma non dimenticate dai più anziani, e mai conosciute dalle ultimissime generazioni del terzo millennio.
Accantonata la “Milano-San Remo” classica del ciclismo, ci si preparava a seguire il mitico Giro d’Italia, attraverso le immagini che la giovane televisione italiana ci rimandava dai litorali marini, alle valli e ai monti alpini, mentre Vittorio Adorni, Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Eddy Mercks facevano andare senza sosta i pedali delle loro biciclette. E ci si preparava anche al “Cantagiro”, una genialità di Ezio Radaelli, che ci regalava le canzoni da gettonare nei jukebox durante le improvvisate serate di ballo sulle “rotonde sul mare”, a ricordo del confidenziale Fred Bongusto, all’insegna degli scatenati twist dallo “Stai lontana da me” di Adriano Celentano al “let’s twist again” di Peppino di Capri, senza tralasciare “In ginocchio da te” del giovanissimo Morandi, e “Rose rosse” di Ranieri, per finire al mitico “Sapore di Sale” di Gino Paoli. Erano estati attese, sognate, che ci facevano abbracciare la spensieratezza, che ci regalavano tormentoni musicali e amori “cullati sull’onda del mare”, che duravano sino alla partenza di rientro. Poi, l’anno dopo, stessa spiaggia, stesso mare per ricominciare a vivere serate in discoteca come la mitica “Africana” di Praiano dove il compianto patron Luca Milano sovrintendeva che tutto andasse sempre per il meglio: si presentò con un whisky invecchiato a punto giusto all’Avvocato (sì! Gianni Agnelli) non poco contrariato perché Jackie (sì! la Kennedy) stava ballando a piedi nudi con il giovane Agnelli e non con lui. A Positano Vittorio Caprioli girava “Leoni al sole” con Franca Valeri e Philippe Leroy
Le strade della Costiera erano percorse da “sfiziose” cinquecento decappotate e più invitanti spiderini. E cosa dire dei tuffi dal pattino, schizzando d’acqua la contrariata ma tutto sommato compiaciuta mademoiselle o fräulein di turno? Senza dimenticare le figlie di Albione o le bionde vichinche! Erano le estati della Dolce Vita di Fellini con Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, della romana Via Veneto con i “paparazzi” in agguato per una foto scoop, come quella del primo spogliarello di Aïché Nana, ballerina armena, scattata da Tazio Secchiaroli, e quella di Marcello Geppetti che immortalò il galeotto bacio tra Liz Taylor e Richard Burton. Erano le estati del Piper, di Bandiera Gialla, del Rugantino, della Versilia e della Costiera Amalfitana. La Pop Art americana sbarcava alla Biennale di Venezia, nei salotti letterari erano protagonisti indiscussi Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Bassani, Natalia Ginzburg, Carlo Cassola, Leonardo Sciascia e Vasco Pratolini solo per citare qualcuno. Ma soprattutto per noi erano le estati in cui avevamo “un nome lungo e breve: giovinezza”.
“Panta rei”, ci ricordano i filosofi greci, di cui noi siamo figli per annoverare nell’albo genealogico Parmenide e Zenone, e tutto scorre, tutto si trasforma
Oggi facciamo i conti con questa non tanto strana rivolta della Natura che si sta difendendo costringendoci a rinchiuderci nelle case. Non solo, ma questa pandemia ci ha tolto la visione del futuro, non riusciamo a programmare i giorni a venire, siamo come “tra color che son sospesi, perché “dispiacquero a Dio e a li nimici Suoi”, a richiamo di padre Dante. Si comincia a scalpitare, ma non sarà più come prima… almeno si spera! Gli arenili sono ancora disadorni, le pizzerie a bordo mare ancora chiuse, le discoteche ermeticamente sigillate. E’ il silenzio del progresso, della civiltà chiassosa, della bella stagione, di uomini che avevano osato…
“La costa d’Amalfi è piombata nella crisi più acuta dall’ultimo dopoguerra – dice Andrea Ferraioli, Presidente del Distretto Turistico Costa d’Amalfi -. Il coronavirus ha improvvisamente spento il fuoco del turismo che mandava avanti un intero territorio. Così tutto il comparto si trova in un momento di angoscia sul futuro. Mancano le certezze sanitarie, anche se la Costiera non è stata colpita dal virus, e mancano le certezze economiche; le regole del gioco non sono state ancora chiarite”.
Gli fa eco Gian Maria Talamo, imprenditore turistico di Positano: “Navighiamo verso l’ignoto, ciò che regna sovrano è l’incertezza. Per cui credo che molti imprenditori della Costiera stiano meditando di non aprire questa estate”.
Il solo pensiero di vedere le nostre spiagge, i nostri paesi costieri, le nostre mète, sognate dagli stranieri, essere agglomerati silenziosi sotto il sole dell’estate è semplicemente odioso.
Dice Ermanno Guerra, segretario generale della Fondazione Ravello: “La Costiera Amalfitana, oltre che un luogo geografico è tra i più suggestivi al mondo, addirittura un brand. Per decenni ed andando a ritroso nella sua storia, per secoli, è stata meta di turismo d’élite. Oggi, purtroppo, vive una battuta d’arresto. Il black swan, del covid 19, getta nello sgomento l’intero comparto turistico dell’Amalfi Coast che da sempre vive con poche strategie e piani di attrazioni, al traino del fascino di luoghi che da soli parlano al mondo. Si impone, dunque, urgente la necessità di una strategia e che sia condivisa da tutti i comuni, da Vietri a Positano, consci tutti che non è più il momento di quell’individualismo fino ad oggi praticato.”
Ecco che ritorna la speranza e con essa lo spirito combattivo delle popolazioni costiere che nei secoli hanno subito e superato attacchi saraceni, che hanno visto il tramonto di una Repubblica marinara (la prima) che hanno assistito a trasformazioni radicali, affrontando sempre con forza le avversità, come quando l’intero comparto turistico, Comunità Montana in testa, si oppose con forza alle trivellazioni petrolifere al largo del golfo: e fu vittoria dell’ambiente. Oggi la speranza di un popolo che sa essere pago anche solo “di una giornata d’aria” e il coraggio antico ereditato sembra animare le nuove generazioni imprenditoriali.
Ecco allora Gian Maria Talamo: “Francamente non riesco ad immaginare una Positano chiusa questa estate. Non riesco a sopportarlo in inverno, figuriamoci se posso accettarlo in estate. Per questo, seguendo l’antico adagio che qualsiasi numero superiore allo zero sia meglio dello zero, io ed altri piccoli coraggiosi imprenditori, ci proveremo fino alla fine. Ma non sappiamo in verità ancora come e su quale mercato appoggiarci”.
Lo stesso Andrea Ferraioli percorre la strada della speranza: “Come Distretto Turistico stiamo provando a ragionare sul futuro. Abbiamo la speranza che questa fase non sia “sprecata”. Che la sosta forzata ci spinga a ricominciare con regole e idee nuove. Dobbiamo, comunque, guardare con ottimismo al futuro. Abbiamo una terra amata da tutti ed anche in questo periodo non sono mancati i pensieri di vicinanza di chi considera la costa d’Amalfi una sua seconda casa. Dobbiamo ripensare al nostro turismo anche in virtù della richiesta di sicurezza che verrà dagli ospiti. Troviamo il modo per allungare la stagione, rilanciare i borghi interni e il turismo culturale rispetto al mordi e fuggi che aveva caratterizzato le nostre ultime stagioni. Coinvolgiamo agricoltura e artigianato nell’economia turistica. Diamo un senso a questo momento di difficoltà altrimenti ne pagheremo il prezzo due volte.”
Forse nelle prossime sere estive, stando a cena con la luna ascolteremo qualche vecchio motivo che non disturba con urla e rumori il silenzio della riflessione a cui ci stiamo abituando. Forse mai come questa volta tutto è “legato a un granello di sabbia”.
Vito Pinto