Nel giugno 1996 visitai Assisi, in compagnia della mia consorte, Anna, di mia sorella Michela col coniuge Francesco e di mia nipote Francesca; entrammo nella Basilica consacrata al culto del Santo Poverello, venni attratto tra le tante esposte al di sopra di vecchi tavolini di legno, da una rivista, un periodico mensile mariano francescano, “Porziuncola di Assisi”;lo sfogliai, aprii una pagina a caso, mi ritrovai a leggere un articolo di Roberto Vinerba, narrante la singolare vicenda terrena di Paola Di Rosa (1813-1855), fondatrice delle “Ancelle della Carità” e venerata nel Martirologio Romano con l’appellativo di “Santa Maria Crocifissa Di Rosa”, canonizzata da papa Pio XII nel 1954. Appresi che dall’età di 17 anni, per lei non esisté giorno esente da tentazioni, inerenti a tutto ciò che è capace di sconvolgere la mente e il cuore di una umana creatura. Questi crudeli adescamenti si scagliavano contro la castità, agivano contro Dio, che derideva in maniera indecente, contro l’Eucarestia, lessi che non era in grado di confessarsi senza riuscire a trattenere odio e ribrezzo verso il confessore; invece della preghiera, ella riempiva di atrocità e bestemmie il suo interlocutore, avvertiva Satana dentro di lei, si sentiva trascinata a chiedere a Dio quale differenza potesse esservi tra lei ed il Demonio. Insomma, un percorso esistenziale travagliatissimo, carico di tormenti a dir poco terrificanti. Eppure, Paola di Rosa era permeata di sensibilità, di infinito amore e tenerezza che consacrava al Prossimo. “Abisso d’amore”: era l’abisso che -lei sosteneva- il Dio Padre spalancava verso una tormentata, fragile creatura, contrapponendolo ai suoi baratri di fede vacillante ma poi sempre imperiosamente riconquistata; una ragazza appartenente ad una famiglia della nobiltà bresciana, fanciulla che, alla stregua di San Francesco, abbandonò le ricchezze terrene per donare la sua breve esistenza (morì a 42 anni) a poveri, ammalati, emarginati. LA GERARCHIA DEGLI INFINITI. La “Teoria degli Insiemi” (ovvero lo studio delle proprietà di aggregati di enti od elementi possedenti caratteristiche comuni) è stata creata ed elaborata dal matematico e logico russo Georg Cantor (1845-1918); fu una teoria rivoluzionaria, inizialmente osteggiata, come tutte le idee originali ed innovative che segnano una singolare maniera di interpretare, con il mezzo artistico, oppure, con la rigorosa indagine scientifica, la realtà. Molti matematici contemporanei ridicolizzarono i principi contenuti in tale linea di pensiero, reputandoli letteralmente assurdi e privi di logica; tra essi figurava il suo anziano insegnante Kronecker, che valutò le sue creazioni “prive di senso” e lo avversò in tutte le maniere, arrivando persino a bloccargli la carriera universitaria. Le riprovazioni, le numerose note di biasimo intorno alle sue opere, generate dalla incomprensione che desta una creazione singolarmente feconda e fantasiosa, i continui attacchi dell’ambiente accademico e l’ostilità di Kronecker, lo condussero ad uno stato di prostrazione; il dramma esplose, si ammalò di nervi, contrasse una malattia mentale. Era il 1884 quando venne ricoverato nella clinica psichiatrica di Halle, in essa e da essa continuamente entrava ed usciva, sino al fatidico 1905, anno in cui la sua convulsa esperienza ebbe il sigillo di un tragico epilogo: venne giudicato inguaribile, fu ricoverato definitivamente. Morì, in solitudine, senza alcun conforto amico, nel 1918. Ma il tempo, superata la prima fase di reprensione, ha reso giustizia: oggi la Teoria degli Insiemi costituisce un perno non solo dell’Analisi Matematica, ma di svariate discipline scientifiche. L’idea dominante prima dell’avvento del “ciclone Cantor” era stata questa: sembrava che l’infinito rappresentasse un’unica Entità, un limite invalicabile oltre il quale non ci si potesse spingere. Il grande matematico dimostrò che l’infinito presenta dei livelli, ha una gerarchia, vi sono “infiniti più potenti” di altri infiniti”, li battezzò infiniti di ordine superiore; per ogni tipologia di infinito (i cosiddetti “transfiniti” o “infiniti attuali”) ne esiste una di livello superiore e ad ogni stadio più elevato, ad ogni dimensione superiore di infinito, è sempre associabile uno stadio di infinito superiore. Risultato sorprendente formulato da Cantor fu il seguente; premetto che i cosiddetti “numeri naturali” (1,2,3,4…), come ben noto, si suddividono in numeri naturali pari e naturali dispari;considerando un insieme generico composto da numeri naturali: (1,2,3,4,5,6), esso è costituito da un numero (6) di elementi, superiore rispetto ai 3 valori pari (2,4,6) ed ai 3 valori dispari (1,3,5). Ora, ascoltate bene che cosa sosteneva, matematicamente, Cantor: la quantità di numeri pari è la stessa dei numeri dispari, e (udite,udite!) la quantità di numeri naturali è, a sua volta, identica ad entrambe (sono insiemi equipotenti) vale a dire “vi sono tanti numeri pari/dispari, quanti sono i numeri naturali”; trasferendoci su un piano geometrico, l’insieme dei punti di un rettangolo è equipotente all’insieme formato dai punti di un singolo lato del rettangolo, dunque è agevolmente intuibile come possa estendersi questo concetto a svariati insiemi e figure geometriche… Dai risultati e dagli sviluppi delle elaborazioni Cantoriane, è stato possibile estendere il concetto di “aggregazione” a numerosissime classi di enti diversi da quelli puramente matematici: alcune discipline, che nei tempi odierni risultano di capitale rilievo, quali la Logica, l’Informatica e la Robotica, sono sorte in virtù della inizialmente ripudiata Teoria insiemistica; Teoria che ha “rivalutato”l’idea dell’infinito, capovolgendo il famoso postulato di Euclide: «Il tutto è maggiore della parte», assioma che non è più valido nel caso di insiemi infiniti. Il naufragio nel mare dell’infinito può addolcire, come poeticamente esprimeva Leopardi (del quale viene celebrato in questo periodo il 200° anniversario dell’idillio L’Infinito) l’essenza umana; all’opposto: “La paura dell’infinito è una forma di miopia che distrugge la possibilità di vederlo realmente”, sosteneva Georg Cantor, scienziato visualizzante nitidamente quel che altri a malapena percepivano. Concludo con la duplice elaborazione grafica dedicata a due Personalità creative; relativamente a Cantor, la sequenza ordinata d’infiniti aventi diversa ampiezza, l’ho rappresentata con una rotazione di 90°, avendo egli ‘ribaltato’ il concetto di “infinità”: una scala di gradini di infinito sempre più estesi…
Trending
- Scuola, 267 milioni per tutor e orientatori
- Vallo della Lucania, Teatro “Leo de Berardinis”: “Il calamaro gigante” con una straordinaria Angela Finocchiaro
- “Fiumi, Briganti e Montagne”: Il Salernitano tra storie e storia, coraggio, mistero e resilienza
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025