Tutte le strade portano a Roma, recita il detto popolare. I romani eran costruttori di vie. Dalla Popilia alla Appia, esse raccordavano i centri nevralgici dell’impero. Ma se le strade son il sistema arterioso di un territorio, il Cilento è anemico.
L’area, un tempo Principato Citeriore e rientrante nel Regno delle Due Sicilie, ha ereditato una viabilità risalente al tempo dei Borbone. Roba da terzo mondo. Colpa di chi non ha voluto una fondovalle che, bypassando vie provinciali come la 11 e 342, o Statali come la 166, immettesse linearmente nelle viscere del Cilento oltre Roccadaspide. Cristo s’è fermato qua, alle porte della cittadina a ben guardare la maglia stradale che, ormai, tra frane e smottamenti, dissesti e rappezzi si snoda sinuosa come un serpente verso Aquara, Piaggine e Sacco. Terra di cinghiali, volpi, funghi, solcata da olandesi amanti del trekking, ammaliati dai suoi paesaggi quasi selvaggi. Peccato che , di contro, i cittadini vengano penalizzati a 360 gradi. Poco importa se ci vivano o lavorano. Oppure arrivano oltre Roccadaspide il 2 novembre per la prassi dei defunti e rimpiangano i tempi delle carrozze e dei cavalli. Tutti rimangono scandalizzati dalla latitanza di bus della tratta Roscigno-Sacco. Chi fa qualcosa? Tempo fa venne allertata “Ambiente Italia” di RAI 3 , ma non si è vista nemmeno una telecamera.
Va ringraziato il cielo se la Provincia ha finalmente messo mano alle porte di Sacco alla SP 342. Qua una frana aspettava annoiata di essere curata: una voragine squarciava a dismisura il manto stradale.
Chissà quando gli abitanti vedranno i lavori finiti.
Va ringraziato Iddio se la Provincia ha autorizzato il rappezzo sempre della strada Provinciale 342 a spese della Banca Monte Pruno. Roba da non credere! Un privato che si vede costretto ad intervenire così non s’era visto nell’Alto Cilento. Almeno fino ad ora. I lavori pare siano prossimi: lunedì 26 ottobre è stato effettuato un sopralluogo dei tecnici sulla suddetta Strada Provinciale che collega Roscigno a Corleto Monforte. Si tratta del tratto interessato dalla frana che, ormai da tempo, ha causato un grave dissesto nel collegamento stradale.
Vie piene di sterpi, cararecce insomma, dove i muli sono molto più adatti delle utilitarie. In queste condizioni si dipanano le vite degli italiani che abitano a Sacco, Aquara, Roscigno, Felitto, Piaggine, Valle dell’Angelo, Villa Littorio. Figli di un dio minore. Eppure pagano le tasse e il canone RAI.
Un territorio è attraversato da vite passate, esperienze, attività. Spesso esse passano inosservate, si nascondono allo sguardo dei viandanti moderni distratti che usano per forza di cose l’autostrada.
Son esistenze feriali, di medici, infermieri, postini, professori e bidelli. Gente che lavora nell’Alto Cilento, che si sposta con mille difficoltà crescenti. Che ha bisogno di fuoristrada come se si dovesse valicare il Passo dello Stelvio.
Strade come le tasche degli italiani, piene di crepe, dissestate, afflitte dai rovi lungo i margini. Ai tempi dei Borbone qui si viveva meglio!