Finisce tra le critiche incrociate la campagna regionale a Capaccio Paestum visti i risultati che dividono, ancora una volta, la cittadinanza. Tra chi avrebbe preferito compattare gli animi per indirizzare il consenso verso un autoctono come Sabatella o magari la giovane Carla Castagna e chi, seguendo il diktat dell’amministrazione e in primis del sindaco Alfieri, ha votato un candidato papabile come Nino Savastano. Proprio quest’ultimo è risultato il primo eletto nel collegio di Capaccio Paestum con 1389 seguito da Sabatella con 958 preferenze. Da qui le polemiche di chi, appunto, ha visto in questa campagna elettorale un dislocamento di voti verso il candidato salernitano Savastano (che è stato eletto nella lista Campania Libera con 16.569 preferenze) a discapito dei candidati locali conosciuti all’elettorato capaccese. Mentre l’elettorato in maggioranza ha deciso di appoggiare un altro candidato, seppur vincente ma apparentemente distante dalle esigenze locali. Ma forse si è preferito convergere sull’esperienza visto che Savastano, Perito Chimico e Agente di commercio, è stato eletto per la prima volta come consigliere comunale di Salerno con Del Luca nel 1993. Rieletto nel 1997 con l’incarico ad Assessore allo Sport e all’impiantistica sportiva. Riconfermato nel 2001 con il sindaco Mario De Biase con la carica di assessore alle politiche sociali e sport. Nel 2004 eletto al consiglio provinciale e riconfermato nel 2009. Dal 2010 è capogruppo della provincia di Salerno. Nel 2016 fino a prima del voto alle regionali rieletto nel consiglio comunale di Salerno e rinominato assessore alle Politiche Sociali. Ritenuto da sempre un deluchiano di ferro, ora Savastano è pronto ad entrare a pieno titolo nella corte più ristretta del Governatore. Forse per questo molti elettori, foraggiati dall’amministrazione comunale, hanno deciso di puntare su di lui; per avere un gancio forte e sicuro fin dentro le segrete regionali.
Ma la politica si sviluppa anche sotto aspetti differenti che impongono una profonda riflessione sulla classe dirigente locale; sempre accantonata e sottovalutata rispetto a ciò che oltre al Sele e oltre al Solofrone si muove. Tutto fuori da Capaccio Paestum appare migliore di quello che c’è al suo interno, come dimostrano le due ultime elezioni amministrative. E’ una specie di provincialismo alla rovescia. E intanto si è perduto un altro treno importante per affermare il protagonismo di una personalità locale che avrebbe seppellito, politicamente, i soliti nomi autoctoni e obsoleti che hanno infilato Capaccio in questo pasticcio democratico e sociale.