ORESTE MOTTOLA
Sotto il Sele siamo arrivati a eleggere quattro consiglieri regionali salernitani su nove. Questa volta si potrebbe scendere a tre vista la riduzione complessiva delle dimensioni del “Parlamento” regionale. Le singole zone: il Diano, gli Alburni o il golfo di Policastro, hanno poco da dire se non esprimono realtà territoriali più vaste. Gli stessi partiti, o quel che ne rimane, sono diventate macchine per permettere l’elezione dei potenti leader di Salerno o dell’Agro, riducendo gli altri candidati a puro contorno o a carne da macello. Le liste raccontano questa realtà. E non c’è nemmeno la parvenza di meccanismi di compensazione. C’ERA UNA VOLTA IL TARANTELLUM. Una volta il “Tarantellum”, ovvero un seggio regionale che poteva scattare laddove c’era un ospedale, il tribunale o la pretura. Ovvero le esigenze di “protezione” di carriere o interessi erano oggettivamente “centrate” e medici e avvocati, perché no i vescovi e i coltivatori diretti, i dirigenti scolastici e degli uffici giudiziari, potevano far mettere assieme quella decina di migliaia di preferenze tali da scalare spesso le graduatorie in quel partito di media caratura. Storia a sé faceva la Dc che era una federazione di piccoli partiti. Sapri, Vallo della Lucania, Sala Consilina o Agropoli, fungevano da piccole capitali. E così fino all’altro ieri c’era spazio per i Fortunato e i Cobellis, Valiante e Pica, e beccando un po’ qua e un po’ là e un colpo di fortuna e lo spazio se lo ricavava perfino Gennaro Mucciolo. E ora? I seggi del salernitano solo nove e come è noto a sud del Sele di elettori non sol o ve n’è davvero pochi ma gli stessi sono dispersi in ottanta e più comuni e tante frazioni.
ELETTORATO ECCESSIVAMENTE FRAMMENTATO. La dispersione demografica fa il resto. Un po’ di numeri (chi su questo giornale legge quel che scrive Vito Roberto Gerardo lo sa bene) li mette assieme la zona costiera cilentana, l’hinterland intorno a Vallo della Lucania, il Vallo di Diano e i “paesoni” che si affacciano più sulla Piana del Sele che sul Cilento. Sociologismi a parte, la corsa di Cobellis su Vallo della Lucania sembra protetta dalla concentrazione di potere del ras della sanità privata, che si avvale anche di parentele di peso. Dalla sua parte sembrano essere anche enti come il Parco del Cilento e il comune di Vallo della Lucania. Udc o lista civica, con la destra di Caldoro o la sinistra di De Luca, Cobellis gode del “traino” di un vero e proprio partito personale che ha “colonnelli” di rilievo quali De Vita, direttore del Parco, e l’ex vicepresidente Corrado Matera. Cobellis , sempre della serie “mors tua vita mea”, sembra tentato di rendere più difficile la corsa del giovane Mucciolo opponendogli, nella sua Castel San Lorenzo, l’avvocato Giuseppe Scorza.
DOPPIO ATTACCO AL GIOVANE MUCCIOLO. Per i Mucciolo dividere i voti del quasi feudo di Castel S. L. è un pericoloso azzardo vista la pericolosa concorrenza, nella stessa zona, dell’insidioso Enzo Maraio. “Pericoloso” è anche Federico Conte, anche per via dei rapporti di papà Carmelo e suocero Alfonso Andria. A Capaccio l’avvocato Antonio Fasolino è sempre l’uomo da battere ma non sembra più convinto di correre con “l’autarchica” lista “Caldoro presidente” ma della più sicura Forza Italia. La lista “governativa” sembra non offrire spazio oltre a quello già destinato all’uscente Giovanni Fortunato. A fare da incomodo, nel paese dei templi, ci prova Giuseppe Procida, incursore di marina e esperto di antiterrorismo. Di Franco Alfieri è inutile dire se non pronosticare un nuovo record di preferenze. Sempre i berlusconiani (o quel che ancora ne resta) nell’area più a sud devono decidere se affiancare o meno all’imprenditore Valentino Di Brizzi, Pino Palmieri, sindaco di Roscigno. Comunque nel Vallo di Diano c’è poca voglia, da parte degli operatori politici che non giochino solo a rendere una testimonianza, nel mettersi tra Valentino Di Brizzi e Donato Pica. Tertium non datur, un po’ per tutti.