Viviamo nella società della comunicazione, ma soffriamo di solitudine. Navighiamo sul web, ma non abbiamo amici nel senso pieno e profondo del termine. Ci vantiamo delle nostre migliaia di contatti in fb, ma i nostri rapporti sono formali e superficiali e raramente affrontano problemi di serietà esistenziale nei dialoghi frettolosi, anche se inframmezzati di “ciao” e “baci”, che banalizzano le nostre relazioni interpersonali, che, spesso, accendono anche fantasie trasgressive, negli esponenti di entrambi i sessi, e che si materializzano in foto datate per fecondare la immaginazione malata degli allocchi. C’è comunicazione, e fin troppa, ma è priva di calore umano.E questo è il primo problema:Come UMANIZZARE la comunicazione in un’era del trionfo del web. Come stringere amicizie valide ed affidabili nell’ubriacatura di fb. Tanti, troppi, conversano con facilità e si abbandonano a confidenze e a complicità nel dialogo virtuale che, poi, deludono e lasciano l’amaro in bocca quando e se dalla virtualità si passa alla realtà. Ne fanno le spese un po’ tutti, uomini e donne. I primi, malati di gallismo, partono lancia in resta pronti a prestazioni da machi incalliti o presunti tali (vizio antico dell’uomo italiano) con avventure facili con donne disponibili e, costretti, poi, a ritirate precipitose quando la realtà dovesse materializzarsi in donne molto lontane dall’immagine coltivata, sia dal punto di vista fisico che culturale e caratteriale. Le seconde, le poche che,ingenue, sognano sistemazioni per la vita, fanno esperienze amare, le tante, che pure esistono, che sognano avventure fugaci, se ne ritraggono quasi inorridite. Restano le giovani e le giovanissime che non vanno tanto per il sottile e restano spesso irretite in personaggi di malaffare e di dubbia moralità. Queste le conseguenze più frequenti di una comunicazione dilagante nella veicolazione degli strumenti ma fredda e disumana e maledettamente ipocrita nella sua virtualità.
Ci sarebbero tutte le condizioni per rifugiarsi nel privato della famiglia, nella calda complicità del condominio o del quartiere, ma qui le relazioni interpersonali si sono logorate da tempo e regna l’incomprensione reciproca e l’intolleranza che spesso sfocia nella violenza. Basta un nonnulla e si mette in moto il meccanismo delle reciproche ritorsioni. E sì, perché abbiamo perduto, tutti, l’abitudine al dialogo, alla comprensione reciproca. Manca, appunto, la UMANIZZAZIONE DELLA COMUNICAZIONE proprio nella società della comunicazione. E, come scriveva Carlo Levi, “LE PAROLE SONO PIETRE” che feriscono nel profondo del cuore e dell’anima e, per i tanti che somatizzano i sentimenti, anche nel cuore. Urge, pertanto, recuperare la lealtà ed il calore dei rapporti umani nelle relazioni interpersonali con tutti ma soprattutto tra i sessi, che mai come ora sono in conflitto tra di loro e che con estrema facilità e superficialità rompono unioni sacramentate o meno; e spesso lo fanno platealmente con atti di gratuita violenza. Ho fatto queste riflessioni a voce alta nella speranza di focalizzare un problema serio che investe i singoli, le famiglie e la/e collettività: umanizzazione della comunicazione nell’era del web. Problema questo, che dovrebbe essere al centro dell’interesse e del conseguente dibattito proprio dei giornali online.