E’ con una punta di orgoglio che Vittorio De Rosa, azionista di maggioranza (98%), mi annuncia gli ultimi sviluppi della sua azienda la Dervit SpA, una società per azioni con un capitale di 517.000 interamente versato, che ogni anno aumenta il fatturato e crea ricchezza. Vittorio è uno dei primi che mi ha incoraggiato quando decisi di creare un organo d’informazione a Roccadaspide, e me lo sono trovato anzi ritrovato a fianco ogni volta che ho fatto un passo avanti, oltre che con l’immancabile contributo, con l’incoraggiamento disinteressato di un amico. Ancora oggi alla mia domanda su come vede il Valcalore, mi ha risposto che per lui è utile perché lo rende partecipe della vita di una comunità che, pur avendo scelto di viverla come imprenditore, per mancanza di tempo non ne può seguire tutti gli aspetti.
Come nasce l’azienda?
Nasce nel 1984 come ditta individuale che si occupava di impiantistica elettrica soprattutto nel privato. Poi siamo passati ad occuparci di lavori pubblici a livello provinciale. Nel 1987 ci iscrivemmo all’albo nazionale costruttori e cominciammo a partecipare alle gare anche fuori provincia.
Dove vi aggiudicaste il primo lavoro?
Nel 1990 realizzammo un impianto d’illuminazione per conto del comune di Belluno. L’esperienza risultò positiva e da allora l’azienda ha continuato ad operare fuori provincia. Ora il nostro fatturato è per l’80% realizzato nel Centro-Nord.
Qual è il lavoro più importante che avete realizzato?
Nel 1996 abbiamo sostituito e verniciato i corpi illuminanti a piazza S. Marco a Venezia. E’ stato il lavoro meno enumerante dal punto di vista economico, ma ci ha dato l’opportunità di mettere alla prova la nostra capacità organizzativa ed operativa.
Attualmente quanti sono i cantieri aperti?
Abbiamo otto cantieri aperti per importi intorno ai 500/600 milioni ognuno.
A quanto ammonta il fatturato della Dervit SpA?
Il fatturato è stato in constante crescita, salvo che nel 1992 (anno di tangentopoli) in cui avemmo un calo. Ora siamo nell’ordine di circa 8 miliardi.
La scelta di andare al Nord da cosa è stata dettata?
All’inizio per mancanza di lavoro e per la troppa concorrenza con le altre aziende locali. Poi perché le Amministrazioni delle zone più sviluppate d’Italia agiscono in tempi molto rapidi annullando quasi i tempi d’attesa burocratici che sono una palla al piede per un’azienda moderna.
Facciamo un esempio?
L’ufficio di tesoreria di un comune del Nord, una volta accertato lo stato di avanzamento dei lavori, emette il mandato di pagamento nel giro di due ore. Qui bisogna aspettare tre giorni, per non dire di più.
Lavorare al Nord, non comporta anche spese in più nella gestione dell’azienda?
Il 10% in più con cui si acquisiscono gli appalti va a coprire i maggiori costi di gestione del personale, autostrada e gasolio dovuti ai settimanali trasferimenti delle maestranze. Ma la riduzione dei tempi d’incasso di quanto dovuto (30 giorni) ci facilita sul versante degli impegni con le banche.
Quali sono i comuni della zona con cui avete rapporti?
Gestiamo la manutenzione della pubblica illuminazione dei comuni di Agropoli, Albanella, Altavilla, Capaccio, Roccadaspide e di altri più piccoli comuni del Cilento. Sono appalti di piccoli fatturati ma che ci consentono di rimanere radicati sul territorio.
Perché la scelta di rimanere a Tempalta, piccola contrada di Roccadaspide?
Certo, se ci fossimo trasferiti vicino all’autostrada o all’uscita della tangenziale saremmo stati avvantaggiati. Ma anche questo è un modo per rimarcare il mio attaccamento al posto dove sono nato e dare un piccolo contributo alla sua valorizzazione. Il tempo mi ha dato ragione perché grazie a internet, all’home bank molti servizi li gestiamo direttamente dall’ufficio, per gli altri (INPS, INAIL, CCIAA,…) siamo un po’ penalizzati, ma col tempo anche questi impegni si potranno assolvere da casa.
Quanti dipendenti sono occupati in azienda?
Attualmente sono 15, il massimo consentito per essere ancora considerata una piccola azienda. Poi abbiamo delle convenzioni con consulenti, legale, fiscale, del lavoro… Complessivamente sono 20. L’età media dei dipendenti è di 30 anni e sono tutti della nostra zona.
Com’è organizzata l’azienda?
Abbiamo due capi area, Alfonso D’Auria di Castellabate e Nazario Sorano di Giungano: uno per il Centro-sud e l’altro per il Centro-Nord. Hanno la qualifica di geometra ai quali è stata delegata la completa gestione dei cantieri: dall’inizio lavori alla loro consegna fino al collaudo. Per me ho riservato il ruolo di coordinatore, gestisco i rapporti con i fornitori di una certa importanza, con le banche e mi occupo delle pubbliche relazioni. Abbiamo un ufficio gare che è il vero motore di tutta l’attività.
Perché la trasformazione in SpA?
Ho voluto dare una struttura più moderna alla società. Questo ci qualifica e migliora la nostra immagine. Inoltre offre più garanzie alla pubblica amministrazione. Se ce ne sarà la necessità, si potrà pensare a cedere parte delle azioni al mercato per reperire risorse necessarie allo sviluppo.
Com’è il rapporto con le banche del nostro territorio; sono all’altezza della situazione?
Noi operiamo al 60% con la Banca Mediterranea (Gruppo Banca di Roma) e il resto con la BCC di Aquara che dà degli ottimi servizi sul piano operativo (home bank, internet, fideiussioni,…) ma con poca flessibilità a livello di fidi.
Ma all’inizio, il sistema creditizio ti ha aiutato?
Ho avuto grosse difficoltà a reperire i fondi. Ho dovuto rivolgermi ai sistemi “paralleli” con i costi esorbitanti che imponevano. Alla fine, nonostante tutto, devo anche ringraziarli per avermi dato l’opportunità di partire!
Ritieni che un giovane che voglia fare l’imprenditore abbia più possibilità oggi o ieri?
Le possibilità sono le stesse, perché non dipende dal periodo ma dalla sua determinazione. Poi bisogna armarsi di pazienza e sapere aspettare: i risultati non arrivano subito ma dopo due o tre anni.