di Lucio Capo È quasi sicuro che il “Grande Progetto Interventi di difesa e ripascimento del litorale del Golfo di Salerno” (Regione Campania POR FESR 2007/2013) sia in procinto di essere appaltato. Il progetto prevede la costruzione, per i circa 37 km del litorale salernitano, tra Pontecagnano e Paestum, in massicciate di calcare e di strutture modulari in cemento armato: un intervento imponente per risorse materiali impiegate e per impatto al fine di dissipare l’energia del moto ondoso e per tentare di difendere il nostro Golfo dall’erosione costiera. In realtà il Golfo di Salerno farà da cavia, con una artificializzazione della costa che in altre regioni d’Italia è risultata fallimentare, non ha contrastato l’erosione, ma ha aggravato il problema, come nel Comune di San Lucido in Calabria. I responsabili di tutto questo sono i tecnici della Provincia di Salerno, i vari Presidenti della Provincia di destra e di sinistra che si sono succeduti nel corso degli anni al governo , la Regione Campania, l’Unione Europea, i Sindaci dei Comuni di Pontecagnano, Battipaglia, Eboli e Capaccio. Stendiamo un velo pietoso sul Comune di Agropoli, che dopo aver sbandierato ai quattro venti di aver risolto il fenomeno erosivo al Lido Azzurro, con una massicciata che altro non era che un porto camuffato, è stato costretto ad aprire un varco di 15m nella barriera, per tentare in exstremis di risolvere la stagnazione dell’acqua e la puzza della putrefazione delle componenti organiche che ristagnavano sotto costa. Con il progetto denominato “Grande Progetto Interventi e rinascimento del litorale del Golfo di Salerno”, si vuole condannare la Costa da Salerno a capaccio alla stessa sorte infausta del Lido Azzurro e del Lungomare San marco ad Agropoli. L’artificializzazione della costa sarà la pietra tombalea del turismo balneare, di per se già inesistente, con bagnanti che consumano solo territorio e risorse, senza bene, che si comportano da “Pendolari da spiaggia”, ammassati in scatole di latta parcheggiate sotto la canicola, su dune fiorite e ai margini di pinete trasformate in discariche, per un mare che nel migliore dei casi e di color del “cane quando fugge” e nel peggiore dei casi è un mare di “merda”, quando le acque del Sele, del Tusciano, del Picentino, dell’Irno, del Solofrone, del Capodifiume, della Lupata e di tutti i rii e i canali della bonifica scaricano migliaia di metri cubi di reflui zootecnici e di fogne urbane nei fiumi e nel mare….però come dicono impettiti ed orgogliosi i delegati al mare e i Sindaci… noi abbiamo la Bandiera Bleu e le Vele Gialle. I nostri dirigenti, tecnici e politici, sono efficienti e indefessi e non sanno che “l’acqua si mischia”, come faceva notare Gennaro al “sindico” di Agropoli, a proposito dell’acqua marrone dall’odore nauseabondo che fuoriusciva dal canale del Testene. Ma loro invece di pensare alla depurazione, alla ritualizzazione della Costa, alla eliminazione degli abusi sulle dune e sulle spiagge, alla ricostruzione dei sistemi dunali, pensano a realizzare “Tonzi”, che renderanno le nostre spigge, puzzolenti, melmose e batteriologicamente non balneabili. Il cosidetto “Grande Progetto” sarà una iattura per il turismo, i 70milioni di euro ingrasseranno i soliti noti, sarà utile solo per i tecnici, i cavatori, i costruttori, gli appaltatori e i politici. Saranno aperti cantieri sulla spiaggia proprio nel periodo estivo, saranno scaricate a mare milioni di metri cubi di massi di calcare, saranno scavate decine di colline della Campania e della Basilicata, migliaia di camion, carichi di massi, percorreranno migliaia di Km dalla cave al mare, saranno realizzati 42 barriere artificiali dalla spiaggia fin dentro l’acqua per centinaia di metri e celle chiuse ove prolifereranno alghe tossiche. La soluzione proposta, in ambito scientifico, è riconosciuta superata e inefficace, se non addirittura controproducente. I comuni interessati (Pontecagnano, Battipaglia, Eboli e Capaccio) hanno dato il loro parere favorevole negli anni scorsi, senza peraltro approfondire la questione, ma fidando nelle competenze regionali ed europee. Il comune di Capaccio lo ha fatto nel settembre del 2013, anche se poi in più occasioni il Sindaco e autorevoli membri dell’amministrazione comunale hanno convenuto che si tratta di un errore ed hanno promesso di revocare la delibera.
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