I prodotti naturali offrono molti benefici terapeutici ma possono anche generare diversi problemi. I rischi riguardano non solo la possibilità di sviluppare reazioni avverse da erbe medicinali, ma anche i possibili effetti indesiderati dovuti alla concomitante assunzione di un farmaco di sintesi ed un rimedio erboristico.
Ad esempio, è nota la capacità dell’iperico di indurre l’attività del citocromo P-450 3A4, un enzima essenziale per la metabolizzazione di alcuni farmaci come la ciclosporina, un immunosoppressore, o i contraccettivi orali. Inoltre l’iperico interagisce con gli antidepressivi, aumentandone gli effetti collaterali. Il ginkgo biloba interferisce con la funzionalità piastrinica e così potenzia l’azione di anticoagulanti come il warfarin o di antiaggreganti come l’aspirina. La liquirizia riduce i livelli di potassio nel sangue ed in tal modo potenzia la tossicità della digossina, dando nausea, alterazioni visive e gravi aritmie. Anche la camomilla, usatissima e considerata innocua, può interferire con i sedativi, altera il metabolismo di farmaci come statine e calcio-antagonisti e riduce l’assorbimento del ferro. L’arancio amaro, usato a scopo dimagrante, può stimolare troppo il sistema nervoso simpatico e l’apparato cardiovascolare, e quindi non va mai associato ad eccitanti come il caffè, per evitare aritmie e fibrillazioni. il finocchio, molto sfruttato per curare le coliche intestinali in età pediatrica, è considerato innocuo, ma può interagire con i farmaci fotosensibilizzanti, potenziandone gli effetti e, soprattutto, con le terapie ormonali con effetto estrogeno-stimolante. Il mirtillo americano, molto utilizzato nella terapia delle cistiti ricorrenti femminili, interagisce in maniera molto rilevante col warfarin, potenziandone l’azione, con potenziale rischio di gravi emorragie.