“Incontriamoci di nuovo, stavolta per prendere il dolore e trasformarlo in discussione, in consapevolezza e per costruire tutti insieme un nuovo cammino, partendo da noi” e poi ancora “Lo avevamo promesso il 25 novembre, noi non ci fermeremo” è stato il manifesto delle Libere Cittadine del Vallo di Diano che domenica 2 dicembre si sono date appuntamento presso l’auditorium di Atena Lucana per parlare di un trend purtroppo sempre più in ascesa: la violenza che si percepisce, si prova e si deve raccontare perché donne che la subiscono non devono sentirsi mai sole ma devono denunciare quanto sta accadendo tra mura domestiche o altrove. Donne che vanno incontro ad altre donne, donne del Vallo di Diano che non restano più in silenzio anche e soprattutto di fronte quanto è accaduto alla rumena di 32 anni, Violeta Senchiu, barbaramente uccisa a Sala Consilina dal suo compagno. In un clima quasi confidenziale, di fronte una tazza di tè, il centro antiviolenza Aretusa, la Consulta delle amministratrici, il Piano di Zona e diverse e tante altre associazioni del luogo si sono unite per incanalare le giuste energie e sentirsi ancora più parte di una rete che sta crescendo nel tempo e che si muove nel territorio per abbattere il muro del silenzio e della ingiustizia più profonda. Lottare contro l’ipocrisia e soprattutto contro la vergogna e la paura di non farcela è quanto si prefiggono le operatrici valdianesi che si trovano a raccogliere testimonianze preziose, in un territorio a sud di Salerno che brulica di sommerso che, spesso però, meno male, emerge al punto che quell’uomo viene allontanato dalla donna che ha denunciato per consentire l’avvio di un percorso magari doloroso ma necessario per lei perchè ricomincia a vivere. Ad Atena, negli occhi e nelle parole delle donne presenti, c’era la voglia di gridare a gran voce un dolore che non è di una sola donna ma è di tutte.
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