Nel 1951 la popolazione montana rappresentava il 41,8% rispetto a quella nazionale, oggi la percentuale è scesa al 26%. I numeri dell’abbandono sono sotto gli occhi di tutti: la popolazione italiana è cresciuta di 12 milioni di unità negli ultimi 60 anni, la crescita si è prevalentemente concentrata in pianura (8,8 milioni di residenti in più) e collina (4 milioni in più).
È arrivato il momento di affrontare di petto la questione dello spopolamento dei comuni situati nell’aree interne del territorio comprese nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni.
Ogni mese che passa senza tentare qualcosa nella direzione giusta è un pezzetto del mosaico che abbiamo imparato a conoscere che si stacca e non sarà più possibile riposizionare.
Pertanto chi si è assunta la responsabilità di governare il territorio a tutti i livelli istituzionali facciano l’esame di coscienza e si mettano a pensare a qualche soluzione. Se non hanno idee immediatamente spendibili si mettano alla ricerca di buone pratiche per studiarle e riportarle nelle nostre realtà adattandole alle nostre caratteristiche sociali e ambientali.
La montagna non è affatto perduta anche se oggi più che mai appare “incantata”. Un paradiso che è frutto della innegabile bellezza del paesaggio italiano, ma che rapisce soprattutto perché in grado di offrire il bene primario per eccellenza: un’alta qualità della vita. Aria pulita, assenza di inquinamento acustico, possibilità di contare su prodotti alimentari genuini, negozi, uffici postali e, in alcuni casi anche la banca a portata di mano, punti di aggregazione che offrono agli abitanti l’opportunità di coltivare una vita sociale piacevole ed economica. Questi i punti di forza delle aree montane, vere e proprie oasi di pace in cui rifugiarsi o dalle quali, se ci si è nati, è stato molto difficile allontanarsi.
Secondo il rapporto “La montagna perduta”, curato da Cer (Centro Europa Ricerche), Tsm (Trentino School of Management) e patrocinato da Senato della Repubblica, Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) e Fondazione Dolomiti Unesco, nei Comuni dove le amministrazioni hanno fatto un buon lavoro, offrendo servizi ai cittadini e mettendo in campo politiche pubbliche lungimiranti, borghi, paesini e paesoni non solo non si sono spopolati, ma anzi sono stati protagonisti di uno straordinario ripopolamento, con conseguente, drastico abbassamento dell’età media degli abitanti e altrettanto inevitabile innalzamento del livello di ricchezza interna.
Un quadro questo che, se pur da speranza, non può rassicurarci sul futuro delle nostre aree interne perché anche dove si grida al miracolo, i comuni virtuosi sono ancora troppo pochi.
Se poi consideriamo che i territori montani rappresentano il 43% della superficie della penisola e delle isole, allora dobbiamo essere consapevoli che la problematica è molto complessa.
Come si dice spesso, dovremmo pensare positivo e trasformare il problema in risorsa che, visto il punto di non ritorno in cui siamo, potrebbe diventare “grandiosa” e che messa sul binario giusto potrebbe dare una “mano” anche a risollevare le sorti del Paese.
Se prendiamo esempio da Val d’Aosta e Trentino Alto Adige dove negli ultimi 40 anni hanno registrato un incremento di popolazione tra i più alti d’Italia, e che oggi sono le Regioni più “giovani” del Paese, ci rendiamo conto che la montagna perduta potrà essere recuperata a partire da una parte dei 900.000 residenti che l’hanno abbandonata.
Scendendo a Sud, lungo lo stivale, si scopre che la regioneMolise ha appena pubblicato un bando che assegna un “Reddito di Residenza” dell’importo di 24.000,00 Euro a chi sposta la propria residenza in un comune con una popolazione residente inferiore a 2.000 abitanti (https://www.ticonsiglio.com/wp-content/uploads/2019/09/bando-reddito-residenza-molise_avviso.pdf) potrà usufruirne chiunque si trasferirà in un piccolo comune e vi impianterà un’attività mantenendo la residenza per almeno 5 anni. L’importo sarà suddiviso in 3 rate di 8.000€.
Questo bando va bene per un single ma non è adatto a chi decide di spostare la sua famiglia perché non garantirebbe un minimo di sussistenza al nucleo familiare. Inoltre, bisogna considerare che sono limitati i campi in cui un imprenditore può cimentarsi per sviluppare il proprio business: telelavoro, pastorizia, servizi alla persona, artigianato …
Nonostante ciò l’iniziativa va nella direzione giusta e, considerato l’entità limitata delle risorse messe a copertura del bando (488.000,00€ diviso in tre anni) la spesa valela pena di essere fatta anche solo per vedere l’effetto che fa!
Se poi consideriamo che solo la ristrutturazione di un vecchio convento destinato a rimanere vuoto (oltre 2.000.000,00€) o l’acquisto di un borgo rurale e la sua ristrutturazione per poi lasciarlo vandalizzare senza mai metterlo a reddito (1.300.000,00€) allora ci rende conto che non sarebbe impossibile trovare risorse per immaginare qualcosa di simile anche alla nostra latitudine.
Dopotutto, basta ricordare che l’ente Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni ha speso oltre 100.000 di Euro per acquisire e ristrutturale palazzi, conventi, case rurali … allora è arrivato il momento di andare a scoprire le carte del possibile, anche se difficile rilancio.
In attesa che il territorio perduto torni ad essere, oltre che “incantato”, anche attraente e vissuto, non resta che guardare alle buone pratiche e accettare la sfida. Chi vive in la montagna, in fondo, è l’esempio e può diventarne anche il simbolo.