Agostino Magliani nasce a Laurino il 23 luglio 1824 da una famiglia di giureconsulti saldamente legata alle magistrature e all’amministrazione pubblica del Regno di Napoli. Il padre era il barone Luigi M., la madre Pascasia Scairato.
Ultimo di tre figli si trasferisce giovanissimo a Napoli, dove si laurea in giurisprudenza all’età di 21 anni.
Giovanissimo pubblica il suo primo lavoro dal titolo «Storia della filosofia del diritto», che gli procura la chiamata ad un ufficio dell’amministrazione della finanza. Qui, nel 1848 viene nominato Capo sezione della Tesoreria Generale dello Stato. L’attività che egli svolge in questi anni è tutta rivolta all’ammodernamento del sistema finanziario del Regno borbonico.
Con l’unificazione italiana trasferisce i suoi impegni di lavoro a Torino, dove accetta l’incarico di Ispettore Generale delle Finanze e dal 1862 succede ad Antonio Scialoja nell’incarico di Segretario Generale del Ministero delle Finanze, su chiamata di Quintino Sella.
Nei primi mesi del 1863 viene nominato Segretario Generale della Corte dei Conti, divenendo poi Consigliere della stessa nel 1867 e Presidente di una sezione della Corte dei Conti nel 1870.
Questo nuovo incarico lo porta a trasferirsi Firenze, dove conosce la baronessa Francesca Gambacorta, valente pittrice di ritratto, che diviene sua moglie.
Viene nominato senatore nel 1871. Svolge le funzioni di Ministro delle Finanze dal 1877 al 1888 – governo De Pretis- Cairoli- De Pretis e primo governo Crispi.
Conclusa la sua carriera da Ministro, egli non cessa di occuparsi di questioni finanziarie e continua a pubblicare articoli sula Nuova Antologia e su «l’Economista». Negli ultimi sette anni di vita svolge le funzioni di Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Salerno.
Muore a Roma il 21 febbraio del 1891, all’età di 67 anni.
IL PENSIERO… IN PILLOLE
«… si può governare da lontano, ma non si amministra bene che da vicino…»
La modernità di questo pensiero è di sorprendente attualità ed è alla base di tante riforme che nell’ultima parte del ventesimo secolo hanno interessato le autonomie locali e territoriali, dando vita al decentramento amministrativo e funzionale dello Stato Italiano. Agostino Magliani fu un convinto sostenitore di questa idea, in uno Stato – quello di nuova costituzione del Regno Unito di Italia – in cui l’accentramento era espressione dello stesso concetto di Regno.
…«Il rendere palese a chi che sia gli atti dell’amministrazione dello Stato è il più prezioso vantaggio della libertà civile»……
Stupenda la lungimiranza democratica e civile dell’economista ed amministratore Magliani, attraverso questo principio, precursore della configurazione della Pubblica Amministrazione come “casa di vetro”, cui mira la normativa degli ultimi venti anni.
Non solo accesso ai documenti, ma soprattutto “conoscenza” dei dati, ed in particolare di quelli contabili, attraverso cui il “chi che sia” può avere conoscenza della programmazione e dell’attività svolta dai Governi centrali e locali.
…«funzione economica dello Stato è quella di mantenere e garantire l’ordine e la tranquillità pubblica e di impedire ogni attentato alla libera concorrenza»….
Agostino Magliani fu un convinto liberista ed il suo pensiero, formatosi sotto a guida delle teorie di Smith, si spostò sempre di più nel corso della sua vita, verso un’impostazione di natura keynesiana.
…«i dazi doganali vanno imposti per necessità fiscali, non per scopo di protezionismo e perciò debbono essere miti quanto e come più si possa»…..
Egli riteneva che missione dello Stato dovesse essere quella di creare condizioni favorevoli alla libera espressione della capacità imprenditoriale dei cittadini e nel fatto che una minore pressione fiscale favorisse gli scambi e la produzione di ricchezza.
L’ OPERATO…IN POCHE PENNELLATE…
• ABOLIZIONE DEL CORSO FORZOSO DELLA MONETA
Fece conseguire al Paese una rilevante espansione dell’attività economica, alla quale seguì una riduzione dei prezzi in termini monetari ed un aumento dei salari, un rapporto più facile con i mercati esteri ed un afflusso di capitale straniero.
• LA NASCITA DEL CATASTO
Fu creato un catasto geometrico parcellare che sostituì il cd. «contingente fisso».
La rendita fondiaria venne calcolata in base alle caratteristiche dei terreni e degli immobili, così da anticipare il principio poi espressi dagli articoli 3 e 53 della Costituzione Italiana, secondo cui la pressione fiscale si basa sulla partecipazione di tutti i cittadini in proporzione alle proprie capacità reddituali.
La legge del 1886 è ancora alla base dell’attuale normativa che regola il catasto terriero ed immobiliare.
• L’ ABOLIZIONE DELLA TASSA SUL MACINATO
Agostino Magliai fu promotore dell’abolizione della tassa sul macinato, definita «la tassa della disperazione», ingiusta ed iniqua.
Molto dispendioso era il procedimento per applicarla. Sulla base di tale dimostrazione egli riuscì a convincere il Parlamento sulla opportunità della sua abolizione, che avvenne a partire dal 01 gennaio 1884.
• DAL PRINCIPIO DEL PAREGGIO DI BILANCIO A QUELLO DI UN DISAVANZO PROVVISORIO
Magliani fu accusato da alcuni suoi contemporanei di «finanza allegra», perché, dopo aver perseguito il pareggio del bilancio nel regno post borbonico, aprì ad un disavanzo provvisorio determinato da investimenti pubblici tali da stimolare l’economia e far aumentare le entrate nel periodo successivo, grazie all’intensificarsi degli scambi e dei conseguenti dazi.
Tra gli investimenti pubblici da Agostino Magliani più sostenuti ci fu il progetto della realizzazione della ferrovia Salerno-Reggio Calabria
LA FERROVIA SALERNO-REGGIO CALABRIA
Il 13 luglio del 1861 l’on Peruzzi, allora Ministro dei Lavori Pubblici, sosteneva davanti al primo parlamento Italiano il disegno di legge per la costruzione delle ferrovie calabro-sicule, proponendo la linea ferroviaria Salerno-Reggio. Nove anni dopo, nel 1870 la Camera votò il punto all’ordine del giorno e si diede inizio agli studi finalizzati alla realizzazione della linea ferroviaria
Furono redatti due distinti progetti ferroviari, uno dell’ingegnere Giordano – che seguiva un andamento totalmente interno- e l’altro dell’ingegnere Gargiulo, che seguiva la linea tirrena.
La disputa fu accesa e durò molti anni.
Tra le due opzioni ne fu immaginata una terza. L’ing. Fioca proponeva come vantaggioso in termini economici e militari l’itinerario che portava per la Valle del Calore, a convalidare il detto «in medio consistit virtus».
Nel febbraio 1873 la popolazione del Calore faceva domanda, per la prima volta, al Governo affinché fosse studiata una linea ferroviaria che attraversasse il suo territorio. Tale linea veniva proposta come migliore itinerario da dare alla linea Eboli-Reggio. L’on. Alario si fece promotore di questa istanza in Parlamento, con il sostegno dell’amico Ministro Magliani. In alternativa alla approvazione del progetto si immaginò la creazione di un tronco ferroviario che avrebbe collegato il tratto tirreno Eboli
– Reggio con la Valle del Calore.
La ferrovia del Calore ha rappresentato per il Cilento interno un’occasione mancata.
Gli studi dei progettisti avevano cercato di mettere in luce come il percorso lungo la Valle del Calore apparisse meno dispendioso di quello interno, collegasse Paesi (all’epoca) molto abitati e fosse idoneo da un punto di vista strategico-militare.
Tale percorso risultava, tuttavia, di fatto più dispendioso di un percorso Tirrenico e avrebbe dovuto prevedere la partecipazione economica dei Paesi che avrebbe attraversato.
Questa circostanza ed anche una mal celata ostilità da parte di alcuni notabili della zona – sia perché proprietari delle terre che sarebbero state espropriate, sia perché avversi politicamente all’onorevole Alario e al senatore Magliani – non consentirono la realizzazione del “sogno di sentire il fischio della locomotiva attraversare il Calore”.
Oggi, con il senno di poi, e considerato l’abbandono di tanti rami cd. “secchi” da parte delle Ferrovie spa, forse il rammarico è meno bruciante di un tempo, ma ad esso si è sostituita forte la speranza di vedere presto realizzata la strada chiamata del “fondovalle Calore”! …
…intanto “il ponte” con le bellissime terre del Cilento passa attraverso i volti, l’entusiasmo, i ricordi, il desiderio di radici e l’amicizia delle persone che hanno animato la bellissima serata del 06 febbraio 2020!