Dopo un crescendo di buone notizie in merito al numero delle persone positive, ricoverate e, purtroppo decedute, in calo in ogni parte d’Italia e nella regione Campania, ecco scoppiare un “focolaio” nell’Alta Valle del Calore. Precisamente a Laurino, un comune che conta poco più di 1.000 abitanti che vivono in un borgo che vanta storia e tradizioni che affondano nella notte dei tempi. Basti pensare che già nel 1.700, il ducato di Laurino vantava un bellissimo teatro, restaurato una decina di anni fa, ci si può fare un’idea di quanto grande sia la rilevanza del ruolo e l’influenza che la comunità di Laurino ha avuto sull’intera Valle del Calore.
La cronaca di questi giorni, però, ci porta indietro verso un mondo che basava le sue scelte sulle credenze che sfiorano il ridicolo che si sono trascinate fino a noi invece che sulle evidenze scientifiche ed a 75.891 morti che il Covid19 ha aggiunto al numero dei decessi totali dell’anno precedente, il 2019.
A Laurino, pertanto, c’è stato un vero e proprio salto indietro nel tempo di diverse settimane. Infatti, il Coronavirus ha fatto irruzione nella comunità spazzando in un attimo le certezze che si andavano consolidando da gennaio a questa parte anche grazie alla campagna vaccinale rivolta agli anziani e poi al resto della popolazione.
Come si è arrivato al punto che il sindaco, Gregorio Romano, ha dovuto imporre il lockdown fino all’11 giugno con bar, ristoranti e negozi chiusi.
Pare che il tutto sia partito dalla “leggerezza” con la quale il parroco, sotto gli occhi e le orecchie di tutti, abbia consentito se non invitato, i Laurinesi a lasciarsi dietro le spalle le paure dovute alla pandemia e a festeggiare senza remore sia la festa patronale del 22 maggio, santa Elena, sia l’organizzazione del Carnevale, Oratorio in festa … tutto senza far rispettare l’obbligo di indossare la mascherina sia di rimanere distanziati.
Tutti i presenti hanno potuto ascoltare e “godere” con le proprie orecchie i canti del coro parrocchiale che guidava l’intera assemblea nell’innalzarli al “cielo” con tutta la forza della “fede”.
Dopotutto, già nella celebrazione dell’altra festa importante per Laurino, quella di S. Antonio del 2020, il parroco invocava dall’alto del pulpito a non farsi condizionare troppo da quelle che erano già allora prescrizioni troppo stringenti per la comunità dei fedeli. Ed anche il quel caso il coro la fece dal padrone.
Oggi, il sindaco ha dovuto intervenire con un atto d’imperio a seguito del fatto che “la situazione epidemiologica nel nostro Comune sta avendo una veloce evoluzione … con il costante aumento il numero dei positivi e di conseguenza il numero delle persone poste in isolamento fiduciario.”
L’Autorità Sanitaria sta monitorando la situazione ed è stata fissata la data del 6 giugno, per effettuare i tamponi monoclonali ai bambini della scuola dell’infanzia e agli studenti dell’Istituto Superiore. Poi toccherà anche ai ragazzi della scuola primaria e della scuola media.
Il sindaco ha rende noto che, “al momento, nessun caso positivo mostra sintomi gravi. Ma questo è il momento di fare la massima attenzione, di rispettare rigorosamente le regole (mascherina, distanziamento, ecc.), ed evitare assembramenti”.
Non sono poche le voci che si levano addebitando al parroco proprio il fatto di “non aver fatto rispettare le precauzioni nel corso delle funzioni religiose, anzi facendo trapelare, in più occasioni, il suo scetticismo in merito. Inducendo così grandi e piccoli, anziani e soggetti deboli a mettere in pericolo la propria ed altrui salute”.
Ognuno è libero di pensarla come vuole in tema di prevenzione del Covid19, ma nessuno che ha responsabilità di guida sociale o religiosa può permettersi il lusso di salire sul “pulpito” e indurre chi ascolta ad assumere atteggiamenti che danneggiano se stessi e, ancora peggio, anche gli altri componenti della comunità. Se non se la sente di vivere come decine di altri milioni di Italiani, si rinchiuda in casa e lasci ad altri il compito di amministrare i sacramenti e gestire la liturgia.
Biesse