Migliori nasce a Bologna nel 1926, città nella quale vive e lavora tuttora, e inizia a fotografare nel 1948. Nell’immediato dopoguerra si avvicina al circolo fotografico Bolognese e inaugura un’intensa attività che si svilupperà sempre su differenti paralleli canali di ricerca[1]. Fin dall’inizio il suo operare è pregno di molteplici esplorazioni: sperimentazione, fotografia formalista, realista, muri cioè temi, soggetti, motivi, linee di ricerca che in parte continueranno a caratterizzare il suo lavoro sino ad oggi. Ad una produzione fotografica vicina alla straight photogaphy affianca infatti, già dal 1948, sperimentazioni come le “Ossidazioni”, i “Pirogrammi”, i “Clichés verres”, che ne fanno uno dei più interessanti autori post Bauhaus della fotografia mondiale. Le serie di sapore neorealista “Gente del sud”, “Gente dell’Emilia” e “Gente del Delta” raccontano l’Italia degli anni Cinquanta, mentre la serie di “Muri” e di manifesti strappati mostra versanti di contatto con la contemporanea ricerca pittorica di area informale. Negli anni cinquanta insieme agli amici Tancredi, Emilio Vedova frequenta il salotto di Peggy Guggenheim a Venezia ed è a quegli incontri, come quelli a Bologna con autori come Vasco Bendini, Vittorio Mascalchi, Luciano Leonardi e altri, che trova sostegno e affinità culturale. Nel 1977 il Centro studi e archivio della comunicazione[4] di Parma gli dedica la prima grande antologica, curata dal suo fondatore, Arturo Carlo Quintavalle. È l’inizio di una collaborazione intensa che vedrà Nino Migliori presente per molti anni nel Comitato Scientifico del Centro, e attivo nella ricerca e nella segnalazione di archivi e autori per l’incremento delle raccolte dell’Università di Parma, nonché presente con la sua opera in un consistente numero di rassegne organizzate dal CSAC. Le opere conservate a Parma sono state donate dall’Autore con atti notarili nel 1985 e 1994. Dal 1978 è docente di Storia della Fotografia al Corso di Perfezionamento di Storia dell’Arte dell’Università di Parma[5]. Il fondo[6] oggi conservato nel Centro studi e archivio della comunicazione contiene 813 opere fotografiche realizzate con tecniche varie; nucleo di 517 chimografie su carta e 1 lastra realizzate durante il workshop tenuto da Nino Migliori all’Università di Parma (1979-1980). Tale fondo, pubblico e interamente consultabile, è composto da stampe fotografiche, monotipi, ossidazioni, pirogrammi e tecniche varie, oltre a stampe digitali tratte nel 2012-2013 da opere riferibili a tutto il percorso dell’artista. Alle opere di Migliori si aggiungono le chimigrafie realizzate in occasione del corso di fotografia sperimentale off-camera tenuto dall’artista all’Università di Parma nell’a.a. 1979-1980. Il fondo è stato implementato e aggiornato a più riprese, fino al 2013. Sempre nello stesso anno entra a far parte de L’Opera dei Celebranti (1978-1987) ideata dal critico Franco Solmi che così viene descritto da Marilena Pasquali co-ideatrice del progetto: “ entusiasta sostenitore della necessità di esaltare la creatività artistica attraverso l’applicazione del bello a qualsiasi oggetto del quotidiano o del mito, del presente come dell’utopia”. Nel 1982 Migliori dà vita ad Abrecal – Gruppo Ricerca Percezione Globale (1982-1991) che si riallaccia alla poetica futurista nel senso di rottura degli schemi precostituiti e di libertà di espressione, il nome è infatti l’inverso di Lacerba. È un gruppo aperto, ne possono far parte autori giovani e affermati senza gerarchie, nato per un confronto teorico e pratico e per offrire visibilità ai giovani, tanto che spesso in quegli anni Migliori fa transitare sul Gruppo mostre, incontri, pubblicazioni. Dagli anni settanta dirige workshops, ma dopo l’esperienza universitaria dal 1986 si dedica con frequenza alla didattica in scuole di vario ordine e grado e in istituzioni museali, tra i tanti a iniziare da Giocafoto (Suzzara[3], 1986) alla serie Luci e tracce (Cavezzo, 1996-2002), da Lagorai immaginato (Borgo Valsugana, 2004) al recentissimo laboratorio in fieri con i bimbi del Nido MAST (Bologna 2014 -2016). Nel 2017 vince il Premio Alinovi Daolio. Nel 2016 l’artista decide di istituire la Fondazione Nino Migliori. I lavori di Nino Migliori sono il frutto di una costante e continua riflessione sulla fotografia i cui risultati sono spesso innovativi sia a livello di tecniche che di linguaggi che di tematiche. Il loro significato è così denso che a tutto diritto possono definirsi polisemantici per cui potrebbe sembrare limitante la griglia di interpretazione che viene fornita, ma tale lettura si propone come possibilità di analisi, alcune opere possono, infatti, rientrare in altre serie.
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