Nasce la mia nuova rubrica: l’arcitaliano su Unico settimanale. Ringrazio per l’opportunità il Direttore Bartolo Scandizzo e i preziosi consigli della collega Francesca Schiavo. L’ARCITALIANO vuole essere una rubrica di ampio respiro: dall’universale al particolare. Si propone di analizzare il fatto settimanale più significativo di: costume, società, politica ,cultura, sport. Il mio vuole essere anche un triplo omaggio a tre Maestri del giornalismo italiano: Curzio Malaparte, Indro Montanelli e Giorgio Bocca. Tre arcitaliani che amavano spasmodicamente il nostro Paese riconoscendo nell’italiano medio tanti difetti ma anche molte virtù. Curzio Malaparte, il più camaleontico ed eccentrico degli scrittori e giornalisti italiani. Perseguitato da Hitler e Mussolini, odiato da Trotskij, allievo rinnegato di D’Annunzio, fascista intransigente, amante della Cina maoista, comunista antidogmatico, animalista, isolano, icona di eleganza maschile: mille maschere che ruotano intorno al suo genio. Indro Montanelli negli ultimi anni di vita diceva sempre: “Mi porterò due dispiaceri nella tomba: il mio mestiere e il mio Paese”. La prima affermazione si riferisce all’amore per il suo lavoro di giornalista, un amore viscerale, scrivere diventava un bisogno essenziale, quasi catartico per esprimere il suo affetto ma anche il suo disappunto per tutto quello che non funzionava. In Indro Montanelli mi è sempre piaciuto il suo mantra di: “rivolta e sfida”, come spesso amava ribadire nei suoi editoriali. Infine Giorgio Bocca che nei suoi articoli ha raccontato l’ultimo mezzo secolo di vita italiana. Una particolare vis polemica unita ad uno stile sintetico e ricco di chiarezza, hanno fatto del giornalista piemontese un mio modello formativo. Nel 2008, ritirare il Premio alla carriera: “Ilaria Alpi”, Giorgio Bocca ha detto: “Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa, i giornalisti scrivono la verità”. Tutto questo si propone la mia rubrica: conoscere, analizzare e sviscerare un fatto. Considerare le diverse opinioni, ma poi ribadire con forza la mia, anche quando è controcorrente. Come scriveva il grande Gaber in una delle sue più celebri canzoni: “…io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
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