di Rino Mele
La Fornace di Montecorvino Rovella. Il fuoco brucia la legna e ne deriva, cuoce i manufatti, li trasforma in opere che chiedono alla mano di toccarle, agli occhi di prenderle. La Fornace Falcone sta all’inizio di un declivio, ha uno slargo che la protegge come un atrio grande, celeste ellisse segnata da dodici immense anfore che ne sono cintura, come un antico colonnato, siepe sorvegliata da angeli nascosti nell’incendio del loro grido. Un luogo che affascina e ti resta nella memoria, punge con la richiesta di tornare, dona sottili nostalgie al visitatore. Dal prato -mentre la fornace a legna ruggisce nella reciproca cattura del legno e del fuoco e l’argilla s’arrende alle fiamme e domina la propria morte trasformandola- sembra venire un suono, un canto dell’aria, incantamenti. La notte di Capodanno (il nero d’un cielo stellato o chiuso dalla pioggia) si dice che avvenga un sortilegio: la Fornace s’avvampa da sé, raggiunge una temperatura altissima, ferma un lungo silenzio, s’apre, nel calore intorno l’aria s’azzurra, esce un viluppo d’ali nella verdina chiara e rosa di una perfetta cottura, l’angelo si ferma allo stupore dello spiazzo delle anfore -il Prato del Paradiso- svola, lento a sparire.
Biografia di Rino Mele
Nato a Sant’Arsenio (SA) il 4 febbraio 1938.
Professore di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno.
Alcuni titoli, Ken Russel, Il Teatro di Memè Perlini, Scena Oscena.
Rappresentazione e spettacolo, La casa dello specchio.
Modelli di sperimentazione nel teatro negli anni Settanta, Radiofonia, l’incantesimo organizzato, La scacchiera del tempo.
Il teatro di Mario Martone, il Corpo e l’anima.
Il teatro di Pirandello, La dolce apocalisse, L’incendio immaginato, ecc.