Sergio Vecchio è stato, è, un grande artista, e a parlare dei suoi meriti, in questo campo, è giusto siano i critici, gli studiosi, i suoi allievi. Io neppure ne sarei capace. Anche del suo sostegno alle iniziative di Legambiente, altri, che con lui hanno condiviso la quotidianità e i progetti, diranno meglio di me. Io mi limiterò, in pochissime righe, a ricordare l’uomo, anzi meglio, l’uomo che ho incontrato poche volte nella vita, sempre in occasioni pubbliche, quasi sempre ad una delle tante iniziative organizzate dal nostro Circolo di Legambiente Paestum. Il più delle volte limitandoci ad un saluto e allo scambio di poche parole. Poi, che fossimo nella stupenda Torre della Cinta Muraria, per la presentazione di un libro o di una nostra campagna, o sulla spiaggia dell’Oasi dunale, gestita da oltre vent’anni da Legambiente, per una giornata di volontariato o per un incontro con le centinaia di giovani volontari, italiani e stranieri, che in questi sono arrivati “a dare una mano”, notavo Sergio mettersi in un angolo, ad ascoltare, in silenzio. Discretamente. E solo dopo fermarsi a parlare con le persone presenti. Noi che conoscevamo la sua grandezza, abbiamo sempre apprezzato questo suo starci accanto. La condivisione che nasce dall’amore per i luoghi, seppure espresso in forme diverse. Benché l’opera di un artista abbia sempre un respiro universalistico, farei fatica a immaginare Sergio, senza Paestum e la sua amata Sicilia. Per questo credo sia importante portare avanti i suoi progetti, a partire dalla trasformazione del Casello 21 in Museo a lui dedicato, non solo intitolato. Per lui, “Viaggiatore senza tempo” ma soprattutto per noi e per i tanti che in questo modo potranno conoscerlo. Vorrei chiudere con le sue parole, che trovo tra le più belle, e che sembrano riecheggiare gli stessi timori della Yourcenar per un futuro che forse è già presente: “Non c’è pace nella mia pittura, ma amore di un sogno lirico che distrugga gli incerti oroscopi del futuro, i provvisori equilibri e le sue nubi”.