Nella prima lettura della Liturgia della Parola della scorsa domenica si afferma che Dio conosce l’uomo prima che nasca e per lui ha già chiaro un progetto: insegnargli l’arte dell’amore. Ma quale? Quello descritto da Paolo nella seconda lettura col famoso elogio della carità. L’apostolo precisa che il suo concetto di amore viene espresso col termine “agape”, molto più intenso e onnicomprensivo rispetto a “eros” perché riflesso dell’amore di Dio in noi. Tutto ciò viene rivelato da Gesù, che annunzia la liberazione dell’uomo, ma non domani o in un futuro più o meno prossimo, bensì oggi.
Gli abitanti di Nazareth reagiscono negativamente a questa notizia; hanno gli occhi fissi su Gesù, ma non riescono a vedere e percepire quello che veramente egli é. Nonostante la meraviglia per quanto hanno sentito dire di lui, ai loro occhi rimane solo il figlio di Giuseppe! Si sorprendono per le parole che ascoltano, ma vedono solo una faccia nota; cominciano a fare illazioni che portano al rifiuto. Eppure Gesù li mette in guardia ricordando loro cosa hanno fatto profeti come Elia ed Eliseo, i quali hanno operato indistintamente prodigi per poveri, come una vedova, e potenti come Naam il siro. Egli denunzia ogni fatuo privilegio nazionalistico, invita a superare confini e limiti che si è soliti frapporre alla fratellanza, messaggio di sorprendete attualità. Ma i suoi compaesani continuano a persistere nel rifiutare un vangelo giudicato dirompente ed irriverente; vogliono solo miracoli per soddisfare la loro curiosità, non hanno intenzione di ascoltare. Sempre più irritati, si trasformano in folla minacciosa.
E’ Interessante notare la chiusura del passo evangelico. Gesù non fugge, non si nasconde. Egli ha una missione da compiere per cui si mette in cammino, non esita ad aprirsi varchi tra la folla, quasi dei solchi dove far cadere il seme della sua parola attendendo, fiducioso, che la forza insita nel messaggio possa farlo crescere. Il suo seme è l’annunzio della liberazione non solo contro ogni potere oppressore, ma anche da ogni melliflua seduzione per far sbocciare il fiore della giustizia e della libertà, il cui frutto è la pace portatrice di felicità.
E’ il tragitto del nostro pellegrinaggio verso Dio, la nostra via amoris: Cristo Gesù.