M COME MARADONA
Ogni ragazzo della mia età, ha dei ricordi d’infanzia legati indissolubilmente a Diego Armando Maradona. Era il 29 giugno 1986. Avevo undici anni, ora quarantacinque. Il tempo si porta con se i ricordi, ma di quella sera non ho mai dimenticato l’emozione che provai. La piazza del mio paese era affollatissima. Tutti davanti ai due bar a vedere la partita. L’Argentina in vantaggio di due goal, ricordo la gioia , la condivisione. Noi tifavamo per Maradona, non per l’Argentina. Poi il recupero dei due goal da parte della Germania. Mancava poco alla fine ed io abbassai lo sguardo sul tavolino. Qui il ricordo diventa nitido: le mie gambe tremavano, in un movimento continuo che io vedevo dai buchi del tavolino illuminati dalla luce bianca del bar.L’Argentina, a sette minuti dal novantesimo, segnò il terzo gol, ricordo quella partita, più di ogni altra. Aveva vinto uno di noi. Chi non ha vissuto queste emozioni non può capire la tristezza che i ragazzi soprattutto campani hanno provato alla morte di Diego. La nostra micro-storia personale, si lega indissolubilmente ad un filo di macro-storia più grande, quella legata ai libri di storia. Diego Armando Maradona è la storia del calcio.
N COME NEGAZIONISMO
Alla parola negazionismo, il vocabolario Zingaretti indica una :“Particolare forma di revisionismo storico, che nega la veridicità di alcuni avvenimenti, in particolare del periodo nazista e fascista e della seconda guerra mondiale” .Con il tempo la parola viene associata anche ad altri eventi storici. Uno di questi è il covid che entrerà di prepotenza nei libri di storia. Niente mascherina «perché è un bavaglio». O, ancora «perché fa ammalare»; ci costringe a respirare la nostra stessa anidride carbonica, ci manda in ipossia (facendo diminuire l’ossigeno nel sangue), scatena l’acidosi (abbassando il pH del nostro sangue e ponendo le basi per lo sviluppo del cancro), raccoglie i batteri e li concentra davanti a naso e bocca (esponendoci a infezioni ben più pericolose del covid). Qui si scatena il catastrofismo più becero. Per non parlare poi di qualche politico che in questi mesi ha aizzato la folla dando la colpa del covid persino ai medici che non sanno come curarlo. La migliore risposta la lascio proprio al personale sanitario, un infermiere in particolare :Geremia Illecito di Foggia, che su uno dei suoi social scrive: “Quando dite che il Covid non esiste, vi farei assistere ad un nostro turno, con tutti i dispositivi di protezione che fanno male e sudare, capireste l’ansia che si prova per la paura di non esserti vestito e svestito bene, la paura di non farcela, la paura di non esserti sanificato al meglio. Vi farei provare il mal di testa che ti tormenta ad ogni fine turno. Vi farei vedere la tristezza dei pazienti che non vedono l’ora di uscire da quest’incubo; vi farei vedere come la vita di altri pazienti nel giro di pochi minuti peggiora e devono essere intubati; vi farei vedere il loro viso con quelle NIV, i loro occhi che implorano aiuto. Vi farei tornare a casa stanchi come torno io con i segni e con la tristezza per le persone che non hanno resistito”. Sottoscrivo in pieno.
O COME OSPEDALI
Una delle più grandi riforme fatte in Italia è:”l’istituzione del servizio sanitario nazionale” del 1978. Questa legge si basava su tre principi cardine: universalità, uguaglianza, equità. Dall’Unità d’Italia abbiamo sudato per avere un sistema sanitario efficiente. Quello stesso sistema sanitario è stato smantellato dal 2001 in poi dalle Regioni che hanno: moltiplicato i posti di potere, aumentato i costi delle prestazioni, diminuito i posti letto. Per non parlare poi della classe politica di qualsiasi colore, che ha favorito le cliniche private a discapito di quelle pubbliche. Oggi con la pandemia ,il re è nudo. Si vedono quelle verità che non si vedevano. Abbiamo delle eccellenze, questo è vero, ma il sistema va rivisto in toto.Il nostro ringraziamento va al lavoro svolto dai nostri medici, infermieri e tutto il personale sanitario che è impegnato ormai senza sosta, con abnegazione e generosità, nel garantire assistenza e sicurezza a chi ne ha bisogno.Un plauso a questi professionisti seri e responsabili, tutti in prima linea, per i quali nutriamo grande ammirazione e gratitudine per quello che stanno facendo sottoposti a turni estenuanti pur di fronteggiare il contagio con dedizione e sacrificio per il prossimo.
P COME PAPA FRANCESCO
In questa epoca senza più padri, senza più punti di riferimento, guardando anche semplicemente alla classe politica mondiale, possiamo dire che Papa Francesco è l’unica vera guida del nostro tempo. Non solo dal punto di vista morale ed etico ma anche una visione nuova di speranza. Il suo libro: “Ritorniamo a Sognare”, è un vademecum sul futuro del mondo. «Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo recuperare la consapevolezza che come popolo abbiamo un destino comune. La pandemia ci ricorda che nessuno può salvarsi da solo.». Nel momento più cupo , nel marzo 2020, Papa Francesco ha infranto per primo il silenzio angoscioso delle città deserte raccogliendo le domande inespresse della gente impaurita. Ha capito che le risposte di scienziati, politici ed esperti sulle cause e i rimedi di quella prova inattesa e durissima non potevano bastare e ha invitato tutti, fedeli e non credenti, a guardare più lontano, ad aprire strade verso il futuro. Il Papa ci invita a non lasciare che questa prova risulti inutile, offre un piano al tempo stesso visionario e concreto per costruire un mondo migliore per tutti, un progetto che parte dalle periferie e dai poveri per cambiare la vita sul pianeta.