di Oreste Mottola
“Catello, il mitico. Quello dalla battuta fulminante, l’ironico ma bonario”. Al telefono è Giovanni Farzati, giornalista di Perdifumo, anche lui atipico, e ci troviamo – afoni poiché impauriti– di fronte alla notizia della scomparsa di Catello Nastro. Si raccontava così: “Sono un vecchio professore di 75 anni pensionato della scuola ma non della vita. Amo la famiglia, gli amici, la Dieta Mediterranea, i vini del Cilento e della Campania in genere”. Era davvero un bon vivant, Catello. Da par suo ha scelto di andarsene nei giorni nei quali tutta l’attenzione è stata calamitata dalla morte di Umberto Eco. Così che la sua uscita dagli orizzonti terreni potesse verificarsi in punta di piedi e noi tutti ne potessimo conservare il ricordo dell’amico, del professore, del critico d’arte e dell’antiquario. E anche del giornalista. Voleva farlo scrivere sulla sua tomba. Me lo confidò un pomeriggio mentre scendevamo le scale della redazione di Unico per andarci a prendere un caffè da Rocco. Per questo voleva iscriversi all’Ordine professionale. Lo prendevo in giro per questa sua paura che lo potessero perseguire, dopo morte, per l’uso abusivo della qualifica. E qui tirava fuori la sua origine vesuviana (era di Castellammare di Stabia) e quindi aduso ai paradossi. Giornalista, al di là della collaborazione al nostro settimanale, Catello lo era stato e come! Io avevo dimenticato – lui me lo ricordò – quando con Romano Fanuele e altri, venne a casa mia agli inizi degli anni Ottanta per convincermi a scrivere su uno dei giornali locali agropolesi dei quali era già l’animatore. Forse era “Il Cilento Nuovo”, ma potrei sbagliarmi.
LA FAMIGLIA VENNE QUI PER IMPIANTARE UN CASEIFICIO. Nativo di Castellammare di Stabia, si trasferì ad Agropoli il 21 ottobre del 1951 insieme alla sua famiglia che da queste parti venne a impiantare uno dei primi caseifici. Presto al lavoro di casaro prima affianca la scuola, prima da bravo studente e poi da docente. Il Nord, il Piemonte per essere precisi, lo aspetta. Qui incontra l’arte e la politica con il partito repubblicana. Nel 1973 dà il via alla sua carriera di critico presso la Casa Editrice Italiana, la Casa Editrice Nazionale e la Galleria d’Arte “Art Center Club”. Al ritorno al sud è alla scuola media di Capaccio Scalo. E’ in questo contesto che lo conosce Gaetano Puca, storico di Capaccio: “ E’ stato uomo sincero ed ha rispettato l’amicizia considerandola un alto valore. E’ stato sempre pronto e disponibile ad esprimere il proprio parere sempre amichevolmente. Dispiace per la sua dipartita. Certamente continuerà ad esprimersi allietando il nuovo ambiente”.
IL RICORDO DI SERGIO VESSICCHIO. Il giornalista Sergio Vessicchio si ricorda anche del pittore Andrea Guida (suo è grande quadro che è nell’aula consiliare di Agropoli). ”Dopo Andrea Guida anche Catello Nastro è scomparso. Un grande sotto tutti gli aspetti, intellettuale, artista, personaggio dalle spiccate qualità umane. Se ne va un personaggio che ha segnato un’epoca e che ha dato una spinta forte alla cultura cilentana. Proprio con lui le nostre prime esperienza giornalistiche per il giornale che aveva fondato “Il Cilento Nuovo”. Raccontare la vita di Catello Nastro ci vorrebbe un’enciclopedia. Lo vogliamo ricordare con il suo riflessivo modo di amare il prossimo, virtù questa che aveva accompagnato la sua vita”. Giovanni Farzati ha in mano uno degli ultimi libri di Catello Nastro dove, lui uomo di formazione accademica, decise che la sua poesia deve essere libera; versi avversi, senza rima e poesia; sembra un gioco di parole ma non lo è; edizioni Libera Universita di Agropoli. Versi avversi perchè? per dimostrare la libertà di chi scrive (Catello Nastro, appunto); ironico, frizzante, poeta scrittore di Agropoli che nel suo Pensatoio letterario; stanza delle idee che si affaccia sul corso che porta ad Agropoli vecchio; gioca con le parole, comunica pensieri, emozioni, ricordi. (“Penso storto ma penso”); vi pare poco?; (“chi se ne fotte se nel mio giardino l’abero di limone è seccato”); il libro di Catello Nastro è un’opera inconsueta, che muove la molla della curiosità. Il suo modo di essere è anche raccontato da un fatto di cronaca che lo vide involontario protagonista: due anni fa una donna mendicante lo borseggiò mentre lui le faceva l’elemosina.
RAPINATO DA UNA PICCOLA MENDICANTE, LA SUA RABBIA CONTENUTA. Mentre dava l’elemosina ad una donna, una figlia di questa l’ha derubato del portafogli, ecco il racconto postato sul social network Facebook: «Tornando dal centro sociale polivalente per anziani, nei pressi della Chiesa della Madonna delle Grazie una donna mingherlina, con un bambino in braccio ed altri due al seguito, mi chiede l’elemosina. Le do cinquanta centesimi e dopo tante parole di carità frammiste a benedizioni varie, descrizioni del proprio stato di povertà, tiro fuori dal giubbino un altro euro e glielo offro. Di solito, come pensionato non posso offrire che cinquanta centesimi, ma questa volta faccio una eccezione». Eccezione però che è costata cara. «Dopo una ventina di metri – continua Nastro – mi accorgo che il mio portafogli, nella tasca sinistra dei pantaloni è assente. Scruto in tutto il corpo, anche nelle parti delicate, ma niente da fare. Il portafogli è scomparso. Ritorno indietro ma anche la disgraziata famigliola si era dileguata nel nulla. Nel mentre la madre implorava elemosina, la figlia, in età d’asilo o elementare, mi metteva le mani in tasca e si appropriava indebitamente del mio portafogli. Solo dopo dieci minuti mi sono accorto che avevo subito un furto. Da una minore e per di più extracomunitaria. Allora ho pensato alla solidarietà. Le conclusioni di Catello Nastro sono amare «Non so se questo episodio avrà conseguenze negative nella gestione del mio essere umano disposto alla tolleranza verso i simili. Per la donna che mi ha borseggiato provo solo pietà. Per sfamare i propri figli il borseggio non è legale e nemmeno etico: ma in alcuni casi necessario. Ma ai danni di un pensionato un euro può essere giustificato: cento euro no».
AMANTE DELLA NATURA. Parole sue: “Sono un albero antico nato per caso nella verde vallata di Frascinelle di Agropoli, tra l’azzurro del mare ed il verde delle colline. Ho lottato contro tempeste e parassiti ora sconfitti dalla tecnologia degli anticrittogamici. Ho sopportato piogge, uragani e tempeste, aratri che lambivano le radici. Ho mandato al frantoio sacchi di olive fragranti, dopo decenni rivalutate nella Dieta Mediterranea come olio extravergine di oliva solo recentemente scoperta. Fra poco arriveranno le ruspe e mi spazzeranno via lasciando il posto all’edilizia turistica…”. E il rimpianto delle ciliegie di una volta: “Pure ‘o verme dint’è ccirase/ hanno acciso avvelenato, /cu’ ‘na vranca ‘e diserbante / songo muorte tutte quante./ Pure ‘o nuzzulo è cchiù gghianco, / e pare lavato co’ sbiancante. Pure ‘a scorza d’à cerasa,/ quanno trase dintè stentine, / tanta tosta è addeventata/ ca’ ho stomaco ha rattato./ S’è seccato ggià ‘o strappone, / ma ‘a cerasa è rossa e tosta e quanno ‘a rentiera già s’ha sgrana,/ pare ca’ magnasse ‘na patana”. Ciao Catello, che la terra ti sia lieve, anche a memoria di quella tua bottiglia di splendido rosso che producevi nella tua campagna.
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LA SCHEDA
Catello Nastro, poliedrico personaggio da sempre legato agli ambienti culturali della città di Agropoli. Era stato critico d’arte, insegnante, scrittore e giornalista. Nativo di Castellammare di Stabia, si trasferì ad Agropoli il 21 ottobre del 1951 insieme alla sua famiglia. Negli anni ’70 inizia a Torino gli studi d’arte e nel 1973 dà il via alla sua carriera di critico presso la Casa Editrice Italiana, la Casa Editrice Nazionale e la Galleria d’Arte “Art Center Club”.Il ritorno ad Agropoli avviene nel 1983. Inizia quindi ad insegnare nelle scuole dell’obbligo. Nel 1993 lascia la scuola per fondare la “Nastro Antichità”, una azienda che di mano in mano è cresciuta fino ad arrivare ai primi posti nel Cilento. Nel tempo libero si occupa di scrittura e giornalismo e risulta tra i fondatori del mensile “il Cilento Nuovo”. Negli anni, proprio per questa attività, ha ricevuto diversi premi.“Nel 2006 molti organi del corpo di Catello Nastro incominciano a perdere colpi” raccontava nella sua biografia, precisando però che “Non ho nessuna intenzione di mollare”. Questa volta, però, il suo cuore, sottoposto già a tre bypasse non ha retto. Catello Nastro lascia la moglie i figli Carmine e Alfonso e i nipotini.