Il Vangelo della scorsa domenica ha ribadito, esaltandolo, l’ottimistico senso di fiducia nell’uomo come traspare dalle parole di Gesù. Egli invia per la Palestina i discepoli raccomandando loro di entrare in ogni casa per augurare la pace, pronti ad accettare l’ospitalità e concedere in cambio la guarigione annunciando che il Regno di Dio è vicino (Lc 10,1-12. 17-20). Gesù è convinto che “la messe è abbondante” e la terra continua sempre a garantire i suoi frutti: il grano, che in questo caso rappresenta l’umanità da lui osservata e giudicata in modo nuovo; per la sua bontà non può non vedere il campo traboccante di spighe. E continua con parole fino ad oggi interpretate a volte come una sorta di pianto greco circa lo scarso numero degli operai. Alcuni ambienti ecclesiastici, pronti a esaltare nostalgicamente il passato ritenuto sempre migliore, si abbandonano a manifestazioni di sfiducia e a giudizi negativi circa la provvidenza che opera nella storia e, quindi, sulla capacità insita nell’umanità di beneficiare della salvezza. Ma, a ben riflettere, l’affermazione del Maestro di Nazareth non è un lamento circa la mancanza di operai nella vigna del Signore. Egli ribadisce che il mondo è buono e Dio semina il bene nei cuori, perciò i discepoli sono inviati per operare il capovolgimento di prospettiva annunciando, appunto, che il Regno è vicino.
Oggi da più parti è possibile percepire il momento epocale per dare inizio a un’autentica rinascita religiosa; quindi ci si deve impegnare a vivere la crisi, da tutti denunciata, come un laboratorio di progetti fecondi, di frutti di libertà per la vera salvaguardia dell’uomo e del creato. È vero, possono risultare pochi, spesso mancano del tutto gli operai del bello e i contadini del buono, discepoli mandati dal Signore nella sua vigna; ma chi vi opera è invitato ad avere una mentalità più positiva verso l’umanità, confidando in Dio e non sui mezzi umani. Da qui l’invito perentorio a non portare borsa o sandali, cioè a non fare affidamento su mezzi materiali o ricchezze, consapevoli della necessità di testimoniare l’amore di Dio e annunciare il vero vangelo senza bisogno di cose. Accettare di avere un ruolo nell’umanità, svolto con queste modalità, può ancora apparire un operare come agnelli in mezzo ai lupi, ma da queste parole non deriva la rassegnata circostanza che il male vincerà, significa soltanto che i suoi agenti sono più numerosi forse, ma certamente non più forti.
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