Sarebbe deprimente elencare gli investimenti milionari che solo l’ente Parco ha riversato in ogni angolo dell’area protetta con ritorni di immagine e, soprattutto, di capacità attrattiva “residenziale” pari allo zero!
Senza un’inversione di tendenza decisa consapevolmente, la china si farà sempre più ripida diventando irreversibile e, purtroppo, sempre più veloce.
Sto parlando chiaro ai cittadini che vivono nell’area del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni perché è necessario che si faccia presto e bene quello che è nelle possibilità di chi manovra le poche leve del potere.
Non è solo questione di risorse economiche ma, e soprattutto, bisogna rialzare lo sguardo verso un futuro possibile…
Tutto quello che l’ordinaria “amministrazione” poteva fare è stato fatto…
È stato finanziato il possibile, l’impossibile e perfino l’inutile pur di spingere in alto il PIL;
Sono stati puntellati ospedali, rifatte scuole, tracciati sentieri, rifatte vie, metanizzati centri storici, aperte piscine, allargati cimiteri, allestiti eliporti, fatto volare gli “angeli”, inaugurati decine di musei, finanziate decine di sagre, promossi centinaia incontri culturali, richiamati in servizio attivo politici d’altri tempi, protette aree marine e valloni di fiumi, “inerbati” inanimati campi da calcio, concesse spiagge che si riempiono di bagnanti, eretti villaggi turistici, super stellati gli hotel, richiamati Chef punzonati Michelin…
I pochi giovani diplomati nei nostri licei e istituti professionali sanno già dove andare a mettere radici … Quasi sempre al Nord, spesso all’estero, poche volte nelle città del centro Italia … solo casi isolati restano.
Chiedo scusa se ho lasciato indietro qualche settore “strategico” …
Eppure restare a vivere, o tornarvi, alla nostra latitudine pochi ci pensano e nessuno ci viene!
Sarebbe deprimente elencare gli investimenti milionari che solo l’ente Parco ha riversato in ogni angolo dell’area protetta con ritorni di immagine e, soprattutto, di capacità attrattiva “residenziale” pari allo zero!
Solo nel campo turistico il bilancio si può considerare positivo perché ad attrarre i turisti è stata la percezione che ha dato di sé la creazione dell’area protetta che ha ottenuto riconoscimenti internazionali (Patrimonio UNESCO: Paestum, Velia, Certosa di Sa Lorenzo, Paesaggio; GEOPARCO, RISERVA DI BIOSFERA, DUE AREE MARINE PROTETTE, DIETA MEDITERRANEA).
Ma, in questo caso, le zona costiere hanno ingigantito il fenomeno dello spopolamento in quanto hanno attratto nuovi residenti proprio dai paesi collinari e montani!
Tommaso Pellegrino, nel suo discorso di insediamento, le definì “medagliette” immaginando un percorso virtuoso che avrebbe dovuto puntare l’attenzione ai piccoli borghi. Purtroppo, è stato più facile ammainare le vele dell’”autarchia” che fare la fatica di far assurgere l’Ente a protagonista e traino per gli 80 comuni della comunità del Parco. Dopotutto, anche il “parlamentino” dell’ente è rimasto afono di argomenti oltre alle “strategie” per spartirsi i quattro posti nel consiglio direttivo!
Eppure è proprio dai riconoscimenti nazionali e internazionali che, necessariamente, si potrebbe e dovrebbe ripartire …
Nonostante tutto quello che non è stato fatto, dobbiamo ancora credere che solo l’esistenza in vita del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni potrà assurgere ad ultima spiaggia per risalire la china.
Il presidente, Giuseppe Coccorullo, e i componenti del consiglio direttivo in carica che lo affiancano (quasi tutti provengono da comuni rientranti nel perimetro del parco o aree contigue) hanno una grande responsabilità in questo senso.
Sono loro devono ridare dignità all’area protetta e provocare una reazione che risvegli cittadini, amministratori e sindaci riconducendo sul sentiero virtuoso i passi perduti per recuperare credibilità e un po’ di entusiasmo.
Può apparire presuntuoso da parte di un giornalista che dirige una testata periferica, come l’area compresa nel perimetro dell’area protetta, rispondere alla domanda: Che fare?
Ma l’aver fondato e diretto un giornale (1995) quando l’ente parco cominciava a muovere i primi passi, l’aver conosciuto tutti i presidenti che sono succeduti all’indimenticabile Vincenzo La Valva che se ne prese cura dai primi vagiti, mi avvalgo del “diritto” di poter esprimere la mia opinione …
Dando per scontato che non c’è un singolo atto che, per quanto importante, potrà da solo suonare la “carica’.
Né potrà essere una sola legge a provocare la scintilla della rinascita.
Tantomeno sarà un uomo solo al comando a trascinare oltre il frammento un popolo disseminato nei piccoli borghi che fanno parte di comuni ampiamente al di sotto dei 1000 abitanti che costituiscono il 25% degli oltre 200.000 che vivono nella “regione verde” prigioniera di una provincia, quella di Salerno.
Ecco perché ripeto da tempo che la Comunità del Parco potrebbe assurgere a “Stati Generali” per il “risorgimento” della gente che si appresta a cedere le armi al tempo che non è più il loro.
Si tratterebbe di immaginare il “piano” dei piani di un territorio che si spegne pur in presenza di una luce che illumina solo chi gli è estraneo o che se ne è allontanato per cercare fortuna altrove.
Dopotutto, sono vasti i territori dell’area Parco che succedono a sé stessi senza aspettarsi nulla dall’uomo che lo abita ma ha smesso di viverlo.
È, pertanto, indispensabile dare un segnale forte che possa squarciare il velo burocratico che impedisce di vedere chiaramente l’unico sentiero che porta verso un futuro possibile.
Una gestione collettiva che scaturirebbe da una presa in carico generalizzata dei bisogni potrebbe riuscire a portare in porto le tante caravelle senza rotta che si avvitano su sé stesse incapaci di tracciare l’unica che potrebbe farle approdare in un “futuro” possibile.
Infine, potrebbe accadere il miracolo che anche i milionari progetti immaginati, finanziati e perennemente in cantiere, vedi solo i due progetti SNAI (Strategie Nazionali Aree Interne Cilento Interno e Vallo di Diano) potrebbero atterrare nel mondo reale e andare ad alimentare le speranze di concretizzare un domani meno solitario di compagni di viaggio.