Il sole è rovente. Ricorda la stagione estiva. Batte su queste rovine. Non esito a recarmi lì dove la vista è paradisiaca. Lì dove la natura sembra appropriarsi dell’uomo. Lì dove attraversi secoli di storia, una storia millenaria, che continua a stupire. Al punto da pronunciare ‘questo per me rappresenta il Bello’. Se provassimo a scomporre questa parola, a darle un significato tangibile, cosa ne verrebbe fuori? Si è cercato di farlo durante l’incontro “Elea-Velia: una Via per la Bellezza”, lo scorso sabato 15 febbraio, nel Parco Archeologico di Elea-Velia. Un incontro nato dalla lettura del libro ‘La via della bellezza’, scritto da Vito Mancuso, pubblicato nel 2018.
Tanti i presenti in sala. Giovani e meno giovani. Estasiati, attratti ed increduli, pronti ad accogliere i tanti interrogativi. La prima a prendere parola è la dott.ssa Giovanna Scarano, direttrice del Parco: «Cos’è la bellezza? Una forma? un canone? Un insieme di misure? No. Elea-Velia è un simbolo di Bellezza. Bellezza non è solo ciò che vediamo tramite i nostri occhi, ma ciò che percepiamo attraverso essi. Elementi in più questi, che ci fanno capire maggiormente la fusione tra Paestum e Velia».
Siamo soliti abusare di una celebre frase di Dostoevskij: «La bellezza salverà il mondo», che appare nel libro L’idiota. Ma riusciamo a comprenderne il significato? Lo scrittore cosa vuole dire esattamente?
Da questo momento prende parola il professor Mancuso, il quale mostra il desiderio di rivolgersi alla nostra interiorità. Interiorità da intendere come dimensione intima, estranea agli altri. La nostra anima, insomma, fatta di armonia e fascino, eleganza e grazia. Tutti noi, pensandoci, rivestiamo dei ruoli. Ci identificano certo, ma ci obbligano a portare una maschera. Se all’esterno appariamo persone di successo, non è detto di esserlo anche interiormente. Raggiungere la bellezza – che completa l’essere umano – è un lavoro continuo. Al termine del quale è possibile raggiungere l’integrità.
La Bellezza cos’è? Non possiamo definirla, descriverla sì. È il contatto tra l’interiorità (mente/coscienza) e il mondo. Ovvero tra l’interiorità che vuole nutrizione e l’impatto del mondo che soffoca, stordisce l’interiorità stessa. Se focalizzassimo la nostra attenzione su ciò che è immortale e divino, anche noi diventeremmo tali. Perciò avere un certo tipo di rapporto con l’arte, con la musica, con la natura, con l’umanità genera immortalità e divinità dentro di noi. Cioè diventiamo più luminosi, più veri, più belli. Non falliamo come esseri umani. Del resto le sorgenti da cui scaturisce la bellezza sono tre: la natura (imparando a guardare il mare, il cielo, i fiori…), più abbiamo un rapporto con essa più tocchiamo la bellezza; l’umanità, a seconda del nostro lavoro interiore possiamo stabilire se gli esseri umani sono più simili ai lupi o agli dei; l’arte, nutrirsi di essa (opere, musica, poesia) significa nutrire la propria interiorità.
Se in questo libro si affronta il tipico mistero dell’uomo e si affronta la profondità per raggiungere la verità, ci si chiede: c’è una possibile via di salvezza? Esiste un modo per dare pienezza alla vita? Se sì, come risvegliarne il bisogno? Mancuso propone la via della bellezza come via della salvezza. Infatti, tra le tante parole che hanno perso valore per l’uomo contemporaneo, vi è questa parola che resiste ancora. Ed è possibile raggiungerla attraverso varie fonti. Certo, dobbiamo tenere presente che proprio perché nessuno nega la bellezza, la vita produce dolore: «La vera bellezza si manifesta sempre in modo da provocare anche un certo dolore. L’attrazione che essa suscita infatti sconvolge l’io, che avverte non senza disagio di non poter più bastare a se stesso e di aver bisogno di altro, e quindi di dover uscire da sé».
Ma è possibile superare ogni indifferenza, seguendo e accogliendo tutto ciò che genera emozione (ciò che ci smuove qualcosa dentro). Se il mondo ci appare disperso e frastornato, una possibile salvezza esiste. Se dinanzi a noi non vediamo altro che cattiveria, egoismo, cecità, indifferenza, nutrendoci di bellezza – chissà raggiungibile attraverso la forza della cultura – potremo salvarci.