L’altro giorno ho acceso la radio e mi sono imbattuto in una puntata di Pino D’Elia Caporedattore di Radio Alfa, che ha attirato la mia attenzione. Si è parlato di disoccupazione giovanile quasi al 39% in Campania. Pino D’Elia ne ha parlato con il giornalista economico Ernesto Pappalardo del blog salernoeconomy.it. Credo che sia utile trasferire a voi lettori di Unico ciò che è venuto fuori dalla loro chiacchierata che io ho ascoltato molto attentamente.
I dati sull’occupazione giovanile sul nostro territorio confermano dinamiche negative che stimolano l’incremento del disagio sociale. Pino D’Elia: “Parliamo di giovani e di disoccupazione giovanile. C’è un’interessante analisi fatta su Salerno Economy che mette in evidenza la situazione della disoccupazione dei giovani della provincia di Salerno nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 34 anni. Tra il 2008 ed il 2017, in Campania la disoccupazione in questa fascia è passata dal 36% circa a quasi il 39%, arrivando addirittura al 40,5% nel 2013. In provincia di Salerno nella fascia 25-34 anni la percentuale di disoccupazione lo scorso anno si è attestata al 26,8%, mentre il dato nazionale è pari al 17%. Lo sapevamo che la situazione per i giovani non è semplice, ma questi dati ci inducono maggiormente alla riflessione”. Nell’analizzare i dati il giornalista Ernesto Pappalardo sul suo settimanale online Salerno Economy individua almeno tre tipologie di giovani che combattono per entrare nel mercato del lavoro ed una quarta che, invece, ha rinunciato alla sfida: diplomati/adattativi; laureati o altamente specializzati; auto-imprenditori; neet (non impegnati nello studio, nel lavoro e nella formazione).
Ernesto Pappalardo: “Il dato reale è che in Campania uno su due è in cerca di occupazione, senza calcolare la percentuale molto molto alta dei giovani che non studiano, non si formano e non cercano un lavoro (i cosiddetti NEET). E’ un problema che molto spesso viene affrontato con superficialità, senza andare poi a verificare l’origine o comunque quali possono essere le cause fondanti di questa problematica”. Pino D’Elia: “Avete tracciato dei profili, tre essenzialmente le tipologie di giovani che lottano per entrare nel mercato del lavoro”. Ernesto Pappalardo: “I tre profili sono quelli che cercano di entrare nel mercato del lavoro: 1) Sono i diplomati che si adattano. Sono cioè coloro che vengono poi adoperati, vengono poi utilizzati e inquadrati per meglio dire nei processi organizzativi e produttivi anche al di là delle competenze maturate nel loro percorso di studi. 2) Poi abbiamo i laureati, che purtroppo sono i meno ricercati sul nostro territorio. C’è una minore domanda di questo profilo che si attesta intorno al 5-6%, per tante cause tra cui quella della piccola dimensione delle imprese. 3) Poi abbiamo però anche i combattenti. Sono quelli che scelgono la strada dell’auto-imprenditorialità. Sono quelli che poi vanno a costituire le imprese cosiddette under 35. E questa è la vera sfida. La vera sfida è proprio l’autoimpresa. La vera sfida, direi che è l’unica strada percorribile per non perdere il contatto con le proprie competenze o cercare di non perdere il contatto con le proprie competenze, perché molte volte anche l’auto-imprenditore entra in una fascia di imprese con barriere molto basse all’ingresso. Per esempio, noi in provincia di Salerno abbiamo una percentuale di imprese under 35 molto molto alta nel settore dell’agricoltura. Per un periodo siamo stati anche nella top ten delle province italiane per questo dato. Però, anche in questo caso, magari è una tipologia di neo-imprenditore che viene da un altro percorso formativo, cioè avvocati, ingegneri, architetti, medici, che però stanno portando un forte valore aggiunto alle nuove imprese agricole, perché con questo tipo di formazione spingono sull’innovazione tecnologica, sull’aggancio alla filiera del turismo, sulla trasformazione dei prodotti dell’azienda agricola in proprio”.
Pino D’Elia: “Quindi ci credono, credono nel mondo agricolo, non s’improvvisano imprenditori”. Ernesto Pappalardo: “Però tutto questo non può bastare, non può bastare certamente a risolvere il problema. Il vero punto nodale è innanzitutto favorire una maggiore crescita economica, favorire il salto dimensionale delle imprese e soprattutto favorire l’interazione tra i percorsi di formazione, soprattutto nel momento del ciclo scolastico delle scuole secondarie superiori e quindi cercare di operare in sinergia con le imprese per capire quali profili professionali servono, qual è la richiesta e qual è l’offerta. Su queste cose i giovani ed anche le famiglie stanno ragionando”. Dopo aver ascoltato e trasferito a voi lettori quest’interessante analisi sul mondo dell’occupazione giovanile, credo di poter affermare che la vera sfida per l’occupazione dei giovani nella provincia di Salerno possa davvero diventare l’auto-impresa!