Cresce l’attenzione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale del Cilento. La marginalizzazione, il fenomeno dello spopolamento e l’abbandono del territorio, che colpiscono in particolar modo le aree interne, mettono sempre più a dura prova il Cilento, un territorio geograficamente isolato e anche per questo gravato da problematiche più generali che pongono all’attenzione il tema della conservazione del patrimonio culturale e l’urgenza di una pianificazione che consenta un’adeguata valorizzazione del patrimonio culturale; materiale e immateriale.
La valorizzazione del patrimonio culturale rappresenta una leva importante, direi fondamentale, per contrastare lo spopolamento e contribuire allo sviluppo locale. Il patrimonio culturale può costituire un volano di sviluppo a patto che sia sostenuto da un profondo rinnovamento organizzativo, dalla ricerca di forme gestionali costruite e adattate sulla peculiarità del territorio cilentano, che è costituito da aree e realtà profondamente eterogenee.
Il patrimonio culturale del Cilento, estremamente diffuso e differenziato, è costituito da siti archeologici, beni paesaggistici e beni immateriali che meritano tutela, valorizzazione e una corretta fruizione atta a favorire lo sviluppo locale.
Per contrastare lo spopolamento i comuni dovrebbero attivare disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici. Ciò favorirebbe il turismo nei borghi attraverso la promozione di itinerari turistico – culturali, con la riqualificazione e il ripopolamento dei centri storici; e tutelerebbe anche il paesaggio, e dunque il territorio, che in tal modo sarebbe adeguatamente protetto dagli eventi naturali (frane e allagamenti in primis).
La realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici rinnovebbe la fruizione di percorsi stradali che sarebbero in tal modo attenzionati da lavori di manutenzione. In un territorio a forte vocazione religiosa, con particolare devozione mariana, enti locali e associazioni potrebbero stipulare, in centri storici ben serviti e conservati, convenzioni per la salvaguardia di chiese e santuari.
Le forme associative possono divenire cardini attorno ai quali costruire un’efficace strategia di sviluppo dei territori, in particolar modo montani. Coordinati processi di aggregazione possono valorizzare i musei della civiltà contadina ed etnografici presenti sul territorio, favorendo la promozione e la diffusione della conoscenza dei beni culturali disseminati nel territorio, sostenendo così lo sviluppo locale.
Una maggiore attenzione ai piccoli borghi e la valorizzazione delle loro specificità ne accrescerebbe la capacità di attrazione, sostenendo lo sviluppo dell’economia locale e producendo valore a partire dalle risorse proprie di ogni singolo paese. E, sconfiggendo l’atavico campanilismo cilentano, ciascun paese facendo rete con gli altri valorizzerebbe se stesso e l’intero Cilento.
Una delle strategie per la valorizzazione dei beni materiali e immateriali del Cilento, per il contrasto alla marginalizzazione, al fenomeno dello spopolamento e all’abbandono del territorio è rappresentata dalla promozione attraverso la realizzazione di itinerari turistico – culturali e la promozioni di riti, tradizioni e usanze del territorio. Attraverso una riorganizzazione, la competizione virtuosa fra i territori per l’attrazione di risorse, servizi, abitanti e turisti, deve sostituire la frammentazione promuovendo la cooperazione, unica strategia per la crescita di tutti i paesi, di tutto il Cilento. Un’isola nel deserto difficilmente potrebbe sopravvivere, invece tante floride realtà, distinte e differenti, potrebbero crescere insieme, sostenendosi l’un l’altra. L’esistenza di tante piccole realtà, di cui il Cilento è costellato, può rivelarsi una grande opportunità, una grande forza, uno snodo attraverso cui far ripartire l’economia.
Come piccole perle valorizzate nella loro unicità, i paesi del Cilento, insieme uniti, possono rivelarsi la più lucente e preziosa delle collane.