All’inizio di luglio del 2022, firmai l’articolo di denuncia sulla scuola dal titolo: “La scuola che non sa leggere, né scrivere né contare!” Specificando che “Al Sud il 70% non raggiunge il livello base in matematica e il 60% in Italiano. Questi dati le nuove generazioni, ma anche quelle meno giovani se non addirittura “vecchie”, denotano un’apatia verso ogni forma di impegno…”. (https://www.unicosettimanale.it/news/cultura/1113082/la-scuola-che-non-sa-leggere-ne-scrivere-ne-contare)
Nonostante ciò, dalla pubblicazione dei risultati degli esami, in presenza, relativi al corrente anno, arrivano buone notizie in quanto, giustamente, il 99,9% dei candidati risultano promossi! Don Milani diceva: “Molte valutazioni e nessuna bocciatura”.
“Giustamente” perché, con il 4% di non ammessi, agli esami sono stati ammessi solo quelli che ipoteticamente erano “maturi” per entrare nel mondo del lavoro o per proseguire gli studi nei corsi universitari.
L’unica nota “stonata” sono stati i dati relativi alle scuole medie e superiori sui voti suddivisi per regioni: in Calabria e Puglia ci sono state percentuali altissime di punteggi di “100 con lode”!
A livello nazionale il 5,9% dei candidati ha ottenuto il 100% con la lode; nella scuola media, più di un candidato su due ha ottenuto una votazione dall’8 in su. Il 7,2% ha ottenuto la votazione massima, il 10. Il 19,4% è uscito con nove e il 25,8% con il punteggio di otto). In Puglia (8,8%), Calabria (8,6%) e Molise (8,5%). Al di là die dati delle tre regioni meridionali che svettano sulle altre, resta evidente che, la i dati aggregati e disaggregati pubblicati su Openpolis.it https://www.openpolis.it/lestensione-del-tempo-pieno-nelle-scuole-primarie/ ci restituisce un dato sconfortante che fa il pari con le profonde differenze che esistono tra le varie regioni in Italia sul tempo che restano a scuola gli alunni della scuola primaria in Italia.
A fronte di una media nazionale pari al 60,9% di diplomati, le regioni più lontane sono Puglia (49,3%), Sicilia (49,9%), Sardegna (50,5%), Campania (52,8%) e Calabria (54,4%).
Tutto bene … anzi no!
Oltre a questo il rapporto rende evidente la relazione tra i risultati e il tempo di permanenza a scuola degli studenti di ogni ordine e grado: più aumenta il tempo scuola e più soddisfacenti sono le occasioni di conoscenza e sviluppo delle capacità intellettive degli studenti.
Il tempo scuola della primaria può essere di 24, 27, e fino a 30 ore, nei limiti delle risorse dell’organico assegnato; è previsto altresì il modello delle 40 ore, corrispondente al tempo pieno come dispone il Dpr 89/2009, art. 4
C’è anche da dire che è diffusissima la pratica dell’orario ridotto che, se da un lato, “contabilizza” la fruizione di 24 ore settimanali, dall’altro le stesse sono ridotte a 50 minuti “ricondurre” il tempo scuola nell’arco di tempo antimeridiano. Mentre la composizione oraria delle “cattedre” rispetto all’impegno di lavoro frontale, è stata aumentata proprio per allungare e allargare il tempo scuola e il numero delle attività sia obbligatorie che a scelta.
Nell’area Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni sono 14, su 82, i comuni dove si può realisticamente scegliere tra tempo normale e tempo pieno; negli altri campeggia il numero zero e abbiamo preferito non riportare in tabella. In questi “altri” è la famiglia che deve supplire ai bisogni educativi delle nuove generazioni e a garantire assistenza alle giovani coppie che lavorano e non sanno dove e a chi lasciare i figli quando escono da scuola.
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