La prima Conferenza mondiale delle Radiocomunicazioni si svolse nel 1947 ad Atlantic City; 60 Paesi, ciascuno rappresentato da un proprio delegato, battezzarono il mezzo televisivo, decisero di definirlo “Televisione”: rappresentava la naturale evoluzione delle comunicazioni, sino ad allora dominate dalla Radio. Trenta anni dopo si verificarono diversi fondamentali eventi a livello Globale, il 1977 fu segnato da una sequenza di avvenimenti che impressero un timbro indelebile alla Storia: in Italia uno degli accadimenti cardine di quell’anno si rivelò il giorno di debutto della TV a colori, era il 1° febbraio 1977. Due linee di pensiero diametralmente opposte accesero il dibattito: una “brandiva” la scure minacciosa del colore che si pensava avrebbe potuto abbattersi, instabilizzandolo economicamente e socialmente, sul Paese; l’altro modello di idea ipotizzava un futuro radioso sviluppo industriale indotto dalla innovazione televisiva: film a colori, show televisivi a colori, telegiornali e gare di calcio a colori… Bisognava trasformare il bianco e nero televisivo in un pallido ricordo, occorreva in quel frangente spalancare le praterie d’una inarrestabile espansione industriale che sicuramente sarebbe stata associata al ‘cromatismo televisivo’. Andando un po’ oltre il nostro tempo, pensate, oltre al transito d’immagini e di suoni, in futuro sarà possibile l’impiego di mini schermi, nei settori enologico e dei profumi, assurgenti a ruolo di “video-nasi elettronici”… Ma come funzionano le varie tecnologie d’un mezzo enormemente radicato nella vita e sensibilmente agente sulla coscienza di noi tutti? Come mai sequenze di immagini e timbri sonori, inquadrate da una telecamera, escono da un luogo, viaggiano e pervengono nelle nostre case? Qual è la modalità di funzionamento che vide luce nel 1977, rivoluzione epocale che consentì l’osservare sul nostro schermo di vivacissime forme e -totalmente distanti dal “grigiore bianco/nero”- stupende figure multicolori? Intanto, il principio di funzionamento della TV è correlato ai “segnali d’onda”. Ossia, un elemento “inquadratore” riprende immagini e suoni, entità che poi vengono trasformate e codificate in segnali viaggianti in forme d’onda mobili nell’atmosfera oppure trasportate da cavi o satelliti, infine destinate ad “impattare” antenne captanti, col successivo attivarsi del decodificatore -del ricevitore televisivo- che interpreta i messaggi attraverso un codice: legge il segnale, lo converte in ordini da impartire alla TV, comandi del tipo: “produci, sullo schermo, punti dotati di diverse intensità luminose”… Sì, in effetti le immagini televisive sono costituite da insiemi puntiformi. In rapidissima modalità esplicativa: tutto l’osservabile (ed anche … il “disgustosamente inguardabile”!) in TV, a quale fenomeno è dovuto? Esiste un insieme di punti (pixel) definenti la generica immagine, ripresa (persone, paesaggi, eventi) dalla telecamera; essi sono esplorati al ritmo (frequenza) di 25 oppure 50 volte al secondo, e ogni figura è ottenibile compattando tali punti (pixel). Tale è l’idea di base della trasmissione televisiva. L’originario pensiero si è conservato nel tempo sin dalla nascita della prima TV, ma varie sono le tecnologie utilizzate. Popolare e detentrice del primato per molto tempo, la TV a tubo catodico; in tempi odierni esistono vari tipi di televisori: digitali, LCD, al plasma, HDTV,OLED (gli odierni schermi piatti, oltre che riducenti gli spazi, producono minori radiazioni nocive) dei quali ci occuperemo nei prossimi articoli. Oggi analizzeremo 2 processi televisivi, concernenti la televisione in b/n (monocromatica), e la televisione a colori. Gli originari apparecchi a tubo catodico venivano in tal modo definiti per la presenza di un tubo, una sorta di imbuto dotato di 2 superfici visibili di diversa area, lo schermo del dispositivo veniva posizionato in corrispondenza della apertura più grande. Tubo a raggi catodici: questi raggi sono elettroni; sono emessi dal “bernoccolo” (apice del tubo che in realtà è un cannone elettronico, appunto spara elettroni) dell’imbuto partiva il fascio di elettroni, fascio raggiungente l’estremità dello schermo, profondo e assai largo; per far deviare il fascio elettronico (su-giu-in tutte le direzioni) si inserivano dei magneti, il cui campo magnetico, da essi creato, agiva in maniera tale da provocare questo effetto di “distribuzione totale degli elettroni” da cui scaturiva l’immagine. Il fascio elettronico scandiva le linee mobili (immaginiamo un panno che toglie la polvere, distribuendo e diffondendo la sua azione in tutte le direzioni) in frazioni di secondo, queste linee definenti l’immagine venivano pilotate dai magneti. La luce prodotta dal fascio elettronico raggiungeva strati di fosfori, gli elettroni vi pervenivano, entrando in tali strati, alla formidabile velocità di 100.000 Km al secondo ossia 1/3 della velocità della luce, poi frenavano e infine si fermavano: miliardi di elettroni distribuiti sullo schermo, scaturivano immagini con associate nocive radiazioni emesse: raggi x, pericolose radiazioni. TV a colori: 3 sono i parametri colorimetrici caratterizzanti figure e forme analizzate nella telecamera: 1) la Luminanza; 2) la Lunghezza d’onda; 3) la Purità. A ciascuno d’essi corrisponde un parametro fisiologico: 1) Brillanza; 2) Tinta; 3) Saturazione, che sono le 3 entità descriventi completamente le immagini. In base al parametro “Brillanza”, il giallo si distingue dall’azzurro; relativamente allo spettacolare attraente fenomeno dell’arcobaleno, possiamo tener presente una sorta di formula: RAGVAIV, rosso-arancio-giallo-verde-azzurro-indaco-violetto, sequenza indicante 7 spettacolari luci colorate nascenti dopo una pioggia; Newton le inserì suddividendole in settori, sulla superficie di un disco ruotante, dalla rotazione di questi 7 genitori cromatici vide apparire un unico figlio, “acromatico”, un “non colore”, la luce bianca; 7 classi, in analogia con le 7 note musicali, la cui simultanea pressione, sui tasti di un pianoforte, originerebbe un singolo suono. Relativamente alla “Tinta” distinguiamo la diversità di colore (il rosso dall’arancione); in base alla “Saturazione” diversifichiamo le gradazioni di uno stesso colore (il rosso si distingue dal rosa in virtù di tale parametro). Nell’àmbito della ripresa televisiva a colori, la terna di colori primari più utilizzata è formata da rosso, verde e blu, tenendo presente che l’occhio umano presenta la massima sensibilità per il verde, minima per il blu, intermedia per il rosso. Dunque: i televisori in B/N sono “analogici” ovvero privi di codice di lettura dei segnali luminosi e sonori, che arrivano e vengono riprodotti per analogia; esempio nel campo dei dischi al vinile, una definita profondità del solco corrisponde -analogia- a un determinato suono; mentre in digitale qualsiasi segnale, luminoso o sonoro, viene tradotto nel sistema binario che comprende 2 soli valori,0 e 1.Al termine della loro esaltante carriera (in Italia nel 2012 avvenne lo “switch off”), gli analogici sono entrati a far parte della Categoria rifiuti d’apparecchiature elettriche ed elettroniche, aggiungendosi al valore mondiale di allora,180 milioni di chilogrammi d’elementi di tale insidiosa Categoria, col primato di risultare, allorquando l’entità televisiva analogica venne dismessa, la Categoria di rifiuti detentrice del più rapido incremento a livello mondiale, con tasso percentuale di aumento 3 volte superiore alla Categoria dei rifiuti normali. Il modello più efficiente di “coscienza ecologica” e conseguente impegno ambientalistico, è risultato quello esibito dal Giappone con i suoi funzionali e produttivi impianti di disassemblaggio dei vecchi televisori, al ritmo di un milione di pezzi all’anno; d’altronde il riciclo di materiale metallico quale ferro, rame, alluminio, e di materiale vetroso, è attività alquanto redditizia. Per quanto concerne i sistemi standard di televisione a colori impiegati, ne sono 3, sono siglati: 1) NTSC, utilizzato negli Stati Uniti, dove l’energia elettrica è generata a 60 vibrazioni al secondo, producenti -metà di 60- 30 immagini al secondo; 2) PAL, impiegato in Paesi europei ed asiatici dove l’energia elettrica è fornita a 50 vibrazioni al secondo, provocanti –metà di 50- 25 immagini al secondo, insomma al numero di vibrazioni,di impulsi,è associato un numero di immagini che è la metà di essi impulsi. Il sistema di informazione sonora e visiva SECAM, adottato in Francia e Medio Oriente, è attualmente desueto, scavalcato dai precedenti 2. Ciascuno dei 3 sistemi è caratterizzato: dal numero di Linee; dalla Frequenza dei fotogrammi, la rapidità di formazione di figure e configurazioni; infine, dalla Risoluzione, ossia qualità dell’immagine. NTSC è il più antico standard esistente, venne sviluppato negli Stati Uniti e utilizzato per la prima volta nel 1954, medesimo anno in cui apparve la “juventina” TV italiana. Relativamente alla origine cromatica, la nascita nel 1977 del neo mezzo televisivo mi ispirò una serie di disegni (matita, pastello, acquerello) qui affiancanti l’articolo. Uno solo d’essi è di tono scherzoso, carattere “leggero” correlato ad alcuni versi di una poesia di Giorgio Caproni (1912-1990), artista delicato che riuniva in termini straordinari sensibile semplicità ed acuta introspezione psicologica; altra rappresentazione -questa volta seria e rigorosa- dedicata al grande poeta livornese, concerneva il volume ‘Il passaggio di Enea’, pubblicato nel 1956. Nel 1977 ero studente di ingegneria, meraviglioso mio amore giovanile insieme all’arte; realizzai un disegno/collage del ‘castoro ingegnere’, affascinante talentuoso roditore in grado di costruire con fango e rami: ripari/argini/dighe bloccanti flussi d’acqua, capace di muoversi agevolmente su superfici ghiacciate, abile persino nel creare bacini dove nascondersi dai predatori. Raffigurai inoltre un brano della splendida cantante francese Dalidà. Infine, un omaggio alla “Foemina Sapiens”, Donna Sapiente. Il movimento di segnali, il viaggio di onde elettromagnetiche che trasportano immagini e suoni, mi ispirarono queste associazioni: il movimento legato alla musica (il valzer); i viaggi correlati alla ricerca di una nuova patria dopo la caduta di Troia (Enea), alla sfida (il castoro che si muove sul ghiaccio): un filo conduttore comune li collega.
Giuffrida Farina