Per chi pratica lo sport del podismo nell’area del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni prendere parte alla TransMarathon è una prova di maturità sia dal punto di vista fisico che mentale. Dal punto di vista fisico gli atleti devono mettere in gioco ogni risorsa disponibile e saperle gestire nel corso dei 4 giorni in cui è articolata la gara; mentale perché adattare le proprie reazioni alla varietà dei vari tracciati situati in località diverse tra loro. La manifestazione, giunta alla sua 16^ edizione, organizzata dalla Libertas di Agropoli impersonata da Roberto Funicelli che è un punto fermo nella Federazione di Atletica Leggera nella regione Campania.
Capaccio capoluogo, San Giovanni a Piro, Pisciotta e Aquara queste le località sedi di gara nell’edizione 2019. Capaccio e Aquara le due realtà che hanno reso “sorprendente” la gara con i loro tracciati corsi per lunghi tratti nei centri storici e che hanno dato modo agli atleti giunti da tutta la regione ed oltre di mettere a dura prova le loro capacità di adattamento a tracciati sconosciuti. Anche il sottoscritto, per la seconda volta, ha affronta l’impegno sportivo della TransMarathon con una certa ansia e preoccupazione. L’obiettivo è fare meglio della passata edizione sia in termini di tempi, nei tracciati già sperimentati (Pisciotta e S. Giovanni a Piro) e in termini complessivi nella classifica generale. La gara di Capaccio parte sullo sperone dove è situato il santuario della Madonna del Granato, mentre l’arrivo è situato a piazza Temponi in paese da dove si può ammirare l’infinito panorama della pianura e a seguire del mare che di alza fino alla linea dell’orizzonte. Il tracciato è quasi tutto in salita, come del resto anche quelli delle altre tre gare in programma. Infatti, dopo i primi 900 metri in discesa, ci immettiamo sulla strada provinciale che sale fino al capoluogo. Il gruppo si sgrana e ognuno fa i conti in “tasca” alle sue potenzialità da distribuire nel corso dei 4 giorni di gara. Correre con il mare che fa compagnia e che scompare e ritorna ad ogni tornante è un bell’andare. Sono concentrato a mantenere l’andatura e, di quando in quando, allungo lo sguardo per farmi un’idea di chi saranno i miei compagni di viaggio nel corso della manifestazione. Infatti, non ci vuole molto a capire chi saranno gli atleti che hanno, più o meno, lo stesso passo. I volti di uomini e donne che mi sopravanzano lentamente ma inesorabilmente, saranno gli stessi che in più avanti saranno superati a loro volta in una sorta di staffetta emotiva e fisica che si alterna nell’animo di chi vive la gara in modo introspettivo. Questo è il 5° Km entriamo nel paese e il tracciato devia verso valle per andare ad intercettare uno sterrato che collega la parte moderna al centro storico del Lauro, da qui si riprende a salire fino all’incrocio della SP – per poi scendere fino all’arrivo. Arrivati in località Castagneto è giunto il momento di lanciarmi alla rincorsa di chi mi precede di qualche decina di metri. Supero qualcuno, altri resistono e arrivo al traguardo stanco ma soddisfatto di aver portato a termine la prima tappa senza troppi problemi … il pensiero va subito all’impegnativo tracciato posto a monte del Golfo di Policastro nello stesso sito dove il povero Simon ha perso la vita cadendo in un crepaccio: non c’è stato atleta che non abbia pensato a lui che ha trovato la morte nel concedersi momenti di sport legati all’escursionismo… Il tracciato della gara si snoda intorno al monte Ciolandrea che è già sede della Marcialonga la più vetusta gara del circuito Cilento di Corsa. Tutti sanno che il tracciato è un banco di prova che non si può affrontare con superficialità. Anch’io, come tanti altri, mi impongo di scalare i tratti più ripidi camminando risparmiando energie per i tratti pianeggianti e in discesa. Alternando la corsa al cammino arrivo in cima da dove si può ammirare uno spettacolare panorama sul golfo di Policastro e Sapri fino a Maratea. Ho già preso confidenza con il gruppo che “viaggia alla mia stessa velocità e questo rende l’andare meno noioso soprattutto nei tratti in salita quando siamo tutti piegati in avanti a avanziamo ansimando con l’unico obiettivo di arrivare nei tratti pianeggianti per riprendere a correre. Finalmente, arrivato in cima, si scende verso il paese. Dovremo ripassare davanti al santuario di Pietrasanta da dove lo starter ha dato il via alla gara. Chi ha fiato e gambe è in questo tratto che tenta di recuperare tempo al cronometro nel tentativo di essere sopravanzati da chi insegue da dietro. È una gara nella gara con risultati alterni. L’arrivo nel centro del borgo con la gente assiepata dietro le transenne è sempre una bella sensazione anche se si è nelle posizioni di rincalzo: la mano a stoppare il cronometro, un cinque battuto da Sergio, cenni di assenso a chi si complimenta, una panoramica a cercare il punto ristoro e due fette di anguria a lenire la sete e il bisogno di zuccheri: il giorno dopo (23 agosto) si fa pausa… meno male! Dopo la festa di Santa Filomena che si celebra proprio il 23 agosto a Piaggine passata in famiglia e tra amici seduto a tavola con “il freno a mano tirato” nel vago tentativo di non esagerare, eccoci a Pisciotta per la gara più impegnativa, in termini di chilometraggio (16) nella manifestazione itinerante nel parco. Si parte dal capoluogo, si raggiunge Rodio posto ad 8 Km più in alto, e rientra in paese. È la gara che l’anno passato mi fece decidere di iscrivermi alla mia prima maratona a Torino che corsi in compagnia di Rosario Pingaro il 4 novembre successivo. Il mio obiettivo è quello di fare meglio dell’anno passato (1:47’’), senza dimenticare che dopo 24 ore mi aspetta la gara finale ad Aquara. Quindi decido di gestire al meglio la situazione. Subito dopo la partenza e nonostante un buon riscaldamento, sento il mio adduttore destro che mi rende complicato l’andare. Rallento per consentire al muscolo di adeguarsi alla necessità di non fare le bizze e, conoscendomi, al 3° Km il dolore mi lascia andare. La salita è costante ma inesorabile, il caldo non è mitigato da nessuna brezza, il mare giù in basso quasi beffeggia chi suda senza soluzione di continuità … quando Rodio compare in pieno sole, è quasi un ulteriore affronto a chi invece ha appena trovato un lieve refrigerio all’ombra della vegetazione che costeggia la strada. L’incrocio con i primi che già scendono a rotta di collo verso il traguardo fa scattare anche la campanella dell’ultimo “tratto” per chi non ha ancora completato la scalata. L’ingresso in Rodio è una sorta di liberazione! La stradina della frazione è incastonata da case basse e vicine che fanno ombra. La gente in attesa che passino tutti gli atleti non lesinano applausi e incitamenti. Gli 8 Km di discesa che sono lì ad aspettare sembrano un balsamo da spalmare sulla fatica accumulata fino a quel momento. Infatti, dopo aver recuperato un po’ di energie nel tratto urbano, ecco che si risveglia la voglia di fare meglio della precedente edizione della Maratona degli Ulivi. Corro praticamente da solo per tutto il tratto non riuscendo a raggiungere nessuno che è davanti ma senza farmi riprendere da nessuno che è dietro. Non guardo nemmeno il cronometro, penso solo al momento in cui taglierò il traguardo. Arrivo in paese dopo 1:39’’ dalla partenza. Il mio obiettivo è stato raggiunto! Sono soddisfatto, mi abbuffo di anguria e mi avvio verso l’auto per una doccia e per ripartire alla volta di casa. È il giorno del mio onomastico e mi sono fatto un bel regalo! Il 25 di agosto è il giorno dell’ultima tappa che si corre ad Aquara dove è sindaco Antonio Marino, direttore della Bcc che porta il nome del paese. Da più giorni Tonino (così lo chiamano gli amici) tempesta di comunicati e Mail annunciando l’evento che ha fortemente voluto nel suo comune: “La gara sarà ripresa da Lira TV con riprese in diretta da un elicottero!” Il paese incastonato sotto gli Alburni, arroccato in faccia al sole e che sorride al mare è lì che ci aspetta. Arrivo da solo perché Ginetta è impegnata con Olimpia a dare l’estremo saluto a Nettina De Gregorio vedova del compianto Armando Oppo. È la prima volta che si svolge una gara ufficiale ad Aquara, nessuno conosce il percorso e tutti chiedono informazioni sul tracciato che certamente sarà parte in salita il resto in discesa che compenserà: partenza e arrivo dalla piazza principale. I circa 200 partecipanti con eventuali accompagnatori “occupano” ogni parcheggio adiacente al centro storico e ogni via che da essa si dirama sotto gli occhi soddisfatti del sindaco (direttore) che si alterna ai microfoni delle TV presenti per rendicontare e raccontare l’evento che ad Aquara vedrà assegnare premi e medaglie ai primi classificati delle categorie individuali che a squadre. A mezzora dalla gara, il centro del paese è un brulicare di atleti impegnati nel riscaldamento che aumentano ancora di più la sensazione di confusione che si è venuta a creare. Marino e Vincenzo Inverso (anch’egli impegnato nella gara), in rappresentanza del presidente del Parco, Tommaso Pellegrino, salutano gli atleti e danni il via alla gara mentre l’elicottero volteggia sui tetti del paese. Parto con il solito dolore all’inguine, ma so già che dal 3° Km mi lascerà in pace. Mi impongo di correre per tutto il tracciato, per cui scelgo un’andatura tranquilla per evitare di cedere in salita. Sono in compagnia delle facce già conosciute nelle precedenti gare, per cui so bene che il mio posto in classifica generale è abbastanza consolidato anche se suscettibile di qualche miglioramento a causa di qualcuno che ha abbandonato. In ogni caso, spenderò nell’ultimo giro ogni energia residua per fare il mio dovere fino in fondo. La gente del paese ci guarda dai balconi, seduta sulle scale davanti agli usci delle case, seduta davanti ai bar, passeggiando in senso contrario al nostro andare … restano lì in attesa del passaggio degli atleti al giro successivo. Per me diventano quasi un punto di riferimento più dei segnali chilometri che pire sono stati posizionati lungo il tracciato. Nei loro occhi si intravede ciò che mormorano le labbra socchiuse: si tratta di sorpresa condita da preoccupazione per chi arranca su una strada che pochi percorrono a piedi come si faceva un tempo… Intanto, eccomi giunto all’ultimo dei tre giri del paese. È ora di darci dentro e spendere le residue energie per tentare di recuperare qualche posizione. Mi lancio nella discesa delle scuole elementari a “rotta di collo” e, giunto a valle, riparto con un ritmo “sostenuto” dalla volontà di arrivare e chiudere in progressione. All’ultima curva dove è situato il segnale dell’8° Km, guardo negli occhi l’anziana signora che farfuglia ancora ad ogni atleta che passa qualche frase di preoccupazione, davanti al bar ancora c’è chi incita corridori a non mollare. Il blu dell’arco posto all’ingresso della piazza mi fa salire l’adrenalina, chiamo a gran voce Franco Maiese che mi precede al passo di una decina di metri e gli urlo di andare. All’arrivo sul tappeto blu posto prima del traguardo vedo Sergio Civita che mi porge la mano. È finita! Anche la TransMarathon 2019 è archiviata. È stata una fantastica cavalcata di fine agosto caratterizzata da temperature al di sopra della media che hanno messo a dura prova tutti i partecipanti, ma la soddisfazione di quelli che tra i circa 300 atleti che si sono alternati nella quattro gare in programma hanno completato l’intero pacchetto di gare vale il doppio, anzi il quadruplo. Nel dopo gara saluto i tanti amici residente ad Aquara, li sento tutti entusiasti della carica energetica e di vita sportiva scaricata nella comunità aquarese e si dicono certi che l’evento si ripeterà anche nel 2020. Se così sarà noi saremo qui a riviverlo al meglio delle nostre possibilità.