Capaccio Paestum. All’indomani della presentazione del progetto della fascia costiera della Città dei Templi, piombano severe le bacchettate sull’amministrazione di Franco Palumbo. La valutazione negativa riguarda proprio il logo creato per tradurre graficamente il brand Paestum che, prende spunto dal capitello ionico, sicuramente icona della cultura magnogreca ma non di quella che ha interessato Paestum. Effettivamente i capitelli dei templi di Paestum sono dorici, lo sanno tutti, o quasi! L’errore è diventato imperdonabile nel momento in cui, nella presentazione didascalica del logo, il capitello è stato indicato come “eolico”. Le critiche sono state educate ma poco clementi. Il rimprovero più forte arriva dal giornalista Oscar Nicodemo che, al’interno del suo “Spazio di Osservazione” scrive: (…) L’erroraccio di straordinaria ignoranza, apposto sul logo turistico prodotto dal Comune per lanciare il brand turistico locale, che stabilisce, una volta di più, il primato della trascuratezza culturale di questa amministrazione, marcandone una inidoneità che, a questo punto, appare visibile anche ai più sprovveduti, porta in sé, oltre a un imbarazzante senso del ridicolo, l’abnorme presunzione di chi crede di poter svolgere operazioni politiche e culturali in un territorio come il nostro, senza averne competenza, acquisirne conoscenza, avvertirne l’importanza. (…)
In risposta allo sdegno di Nicodemo e di altri, l’assessore con delega alla cultura Claudio Aprea risponde così:
“Un capitello fuori luogo;
Un nome dissonante;
Uno slogan poco affabile.
Beh! Non ho seguito la preparazione del masterplan relativo alla fascia Costiera di Paestum perché non inerente alla mia delega e trovo alcune critiche interessanti perché intercettano condivisibili aree di migliorabilità su cui spero che gli addetti ai lavori vogliano umilmente operare.
Fin qui, tutto bene!
Però credo non vada perso di vista il messaggio di fondo, ovvero l’avvio di una fase amministrativa che intende restituire dignità al litorale degli dei, del mito, dei coloni, degli approdi che hanno tracciato la storia della nostra Città, della sua meravigliosa chora e anche dell’intera cultura occidentale. Presupposti imprescindibili per immaginare e costruire un futuro possibile di prosperità e riscatto.
Quindi trovo eccessiva la rabbia espressa di rimando da taluni, pochi per la verità, detrattori e nichilisti dell’ultima ora. Come ogni processo in fieri, quello appena presentato, necessita e necessiterà di molti interventi di affinamento, alcuni emersi fin da subito, altri che magari sfuggono alla lettura di oggi. Non credo che ciò possa annullare il valore fondamentale del percorso intrapreso e condiviso proprio perché potesse essere partecipato. Qualcuno, preso dall’Ira, si è addirittura appellato a recenti defunti cari all’intera comunità. Credo che si esageri! Come al solito del resto! Un’infinita lotta senza quartiere che non ci porterà da nessuna parte! Ora, senza enfasi, prego grafici e comunicatori di cogliere la parte costruttiva delle critiche e rivedere un tantino il display. Un caro allenatore di un campo estivo, quando ero ragazzino, disse che nel tiro alla fune, spesso, cade sia chi molla che chi strappa! Qui, a rischiare di cadere, come al solito, sono il territorio, le speranze e il futuro dei nostri figli!”