“Non c’è dubbio che ci sia un mondo invisibile. Il problema è quanto dista dal centro storico e qual è l’orario di chiusura? “. Questa provocatoria ed ironica frase di Woody Allen è, indirettamente, legata ai centri storici, la componente più alta e storica dei piccoli borghi.
Componente che caratterizza anche i paesi del Vallo di Diano, i quali sono tutti caratterizzati dalla “parte vecchia”. Il costante ed inesorabile spopolamento che da diversi anni non risparmia neanche i piccoli centri valdianesi, ha impoverito, in particolare, i punti in cui è meno agevole accedere, quelli dove gli spazi sono più ridotti e che risultano più distanti dai servizi.
“E’ fisiologico”, si dirà. Indubbiamente lo è, anche se non mancano eccezioni alla regola. Per qualcuno, infatti, i centri storici dei paesi rappresentano quasi una forma di protezione dalle “insidie” del mondo esterno. E’ stato così, anche nei giorni più caldi dell’emergenza Coronavirus che, in alcuni casi, hanno portato i piccoli centri del sud a “ravvivarsi” nuovamente, seppure “a piccole dosi”.
Il Vallo presenta centri storici a tratti sorprendenti. Lasciando da parte quello di Teggiano che, per storia, arte, religiosità e tradizione fa storia a sé (pur non essendo immune dal fenomeno spopolamento), i restanti sono magari poco conosciuti, nelle loro peculiarità, anche da chi vive il paese stesso.
Le case si chiudono e difficilmente si riaprono. Si mettono in vendita, ma in non troppi casi si vendono. C’è chi ha provato e prova, attraverso iniziative, provvedimenti ed eventi, a pianificare e immaginare il rilancio, con risultati non sempre positivi.
Proprio in merito al tentativo di recuperare i borghi, ve ne sono alcuni, in provincia di Salerno, che si sono in qualche modo “reinventati” a livello sociale ed economico, rimettendo in modo la comunità e contenendo lo spopolamento. È il caso di Morigerati, realtà con poco più di 600 abitanti. Una cooperativa sociale ha, infatti, attivato percorsi di turismo sostenibile e agricoltura sociale anche attraverso cammini tematici tra i borghi e le bellezze della natura. Tutto ciò grazie al progetto “Terre di Resilienza” che ha tra gli obiettivi quello di trattenere i giovani, permettendo loro di valorizzare le competenze manuali legate alle colture e culture del posto anche attraverso i propri studi universitari.
Va in tale direzione anche il bando “antispopolamento”, che finanzia progetti di recupero e valorizzazione dei borghi e dei piccoli centri storici del sud. Il termine per accedere ai finanziamenti è stato posticipato al 29 giugno. Si prevede il recupero di immobili e spazi pubblici, nuovi percorsi ciclabili e pedonali, servizi di informazione, promozione di itinerari e attività artistiche e valorizzazione di saperi e tecniche locali.
Qual è, quindi, il destino dei centri storici dei piccoli borghi del Vallo di Diano e più in generale della provincia di Salerno? Sarebbe semplice rispondere: “il destino è ormai scritto”. E in fondo è probabilmente anche così. Tuttavia, una speranza forse c’è e si collega al processo di “localizzazione” caratterizzato dall’attenzione prestata alle aree interne e protette. Dinamiche, queste, che con l’obiettivo di defilarsi dalla globalizzazione di infrastrutture, produzione e servizi e di valorizzare le peculiarità locali, potrebbero evitare o quantomeno ritardare la più che annunciata implosione.
Cono D’Elia