La Scuola di merito contro la società e la scuola classista
“Si è detto tanto, afferma Valditara, su questo significato di ‘merito’, anche, consentitemi un po’ di polemica, delle solenni sciocchezze. Che ‘Meloni e Valditara vogliono una scuola elitaria, per pochi, e di classe’ sono sciocchezze colossali: è esattamente il contrario. La scuola del merito deve reagire a una società e a una scuola classista“.
Tanto sul piano della ricostruzione storica che su quello della vita politica attuale, è esplicita la separazione e il contrasto delle classi sociali. Essere classisti vuole però anche dire manifesta tendenza, indirizzo o comportamento propri di persone, gruppi o istituti che favoriscono una classe. Generalmente è favorita la classe dominante a discapito delle altre classi d’una società. La nostra società è sicuramente classista anche perché, volendo valutare la genericità del termine, in essa si riscontrano le corrispondenze della intransigente difesa degli interessi della stessa classe di appartenenza. Ha ragione quindi Valditara, il Ministro dell’Istruzione e del Merito quando addita la società come classista; trova ancora maggiore consenso quando, osservando la scuola, prende le distanze dalla società classista e si appella alla sua idea di scuola di merito. La scuola è pane. Non si getta. Agguanta tutto e tutti. Tutto e tutti si recuperano. La scuola, dunque, non abbandona il più debole e il più incapace. La nostra agenzia educativo-formativa in tal senso non rispecchia affatto la società. Essere scuola e fare scuola comporta interesse, impegno, formazione professionalizzante teorico-pratica, crescita. La scuola del merito recupera l’ultima pecorella smarrita. E’ un po’ come quel noto pastore che lasciò le novantanove pecore e andò a cercare quella che si era smarrita e fu molto felice quando la trovò… Questa assicurazione è di Valditara. Il Ministro, titolare del dicastero bianco, proprio ieri, 25 marzo, ha reso ancora una volta pubblico il suo pensiero, in questa circostanza alla scuola di formazione politica della Lega a Milano. Queste le parole di Valditara: “Si è detto tanto su questo significato di ‘merito’, anche, consentitemi un po’ di polemica, delle solenni sciocchezze. Che ‘Meloni e Valditara vogliono una scuola elitaria, per pochi, e di classe’ sono sciocchezze colossali: è esattamente il contrario. La scuola del merito deve reagire a una società e a una scuola classista“. Assume un ruolo peculiare l’Invalsi, secondo il Ministro di Viale Trastevere. Invalsi dovrà sostenere con adeguato progetto quanti vivono il disagio scolastico. Necessitano, con urgenza, interventi economici e un novello modello scuola per impedire il ritardo o l’isolamento di qualcuno. Insomma dobbiamo fare rivoluzione di merito! “Ho chiesto all’Invalsi di fare un grande progetto per la scuola più disagiata, che non garantisce a tutti i giovani quelle opportunità e quelle potenzialità che invece in altre realtà d’Italia sono messe a disposizione. Dobbiamo intervenire con risorse ma soprattutto un nuovo modello di scuola perché in Italia si cresca tutti insieme e nessuno rimanga indietro: l’idea è di una grande rivoluzione del merito che metta al centro della società l’istruzione perché investire in conoscenza vuol dire investire nel futuro del nostro paese”.
Di recente sono state sollevate diverse critiche intorno ai Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento; sono progetti di carattere curricolare, che permettono agli studenti di integrare la tradizionale formazione d’aula con periodi formativi presso imprese o enti privati o pubblici convenzionati, ma anche nei laboratori della scuola o in ambienti di simulazione. Bene, il Ministro Valditara, inoltre, ha ritenuto opportuno ribadire che è pienamente convinto invece della bontà e dell’efficacia dei Pcto. Valditara ha detto che “l’alternanza scuola-lavoro, fatta in sicurezza, è fondamentale, tanto è vero che anche negli altri paesi europei gioca un ruolo decisivo e anche questo, ha aggiunto, ci differenzia nettamente dalla sinistra che è ideologica e astratta e vorrebbe che si studiasse tutti materie culturali, lasciando a chissà quando la formazione professionalizzante così avremo ancora più disoccupati”. Bisogna cambiare percorso. Bisogna gettare acqua sul fuoco delle polemiche. “E’ giunto il momento di dire basta alle polemiche, agli insulti e alle strumentalizzazioni: se si ha buona fede e intelligenza politica credo che le soluzioni si possano trovare anche congiuntamente e si possa fare il bene del paese insieme perché la scuola è di tutti”. Altro punto all’ordine del giorno molto dibattuto e preoccupante è la violenza nella scuola. Si moltiplicano quotidianamente atti di violenza e vandalismo in lungo e in largo nelle scuole del nostro Paese. Mano ferma contro la violenza secondo il Ministro. “Se uno si alza in piedi prende a pugni un insegnante io proporrò che il ministero si costituisca parte civile nel processo penale e chi prende a pugni non avrà di fronte solo l’insegnante, ma anche lo Stato perché paghi per il danno di immagine alla missione educativa della scuola”. Violenza e vandalismo hanno comportato qualche anno fa, nelle scuole romane occupate, ben cinquecentomila euro di danni: “..Nel 2021 nelle scuole occupate a Roma ci sono stati 500.000 euro di danni: pc rubati, laboratori distrutti. Durante le occupazioni entra chiunque. Bisognerà trovare una soluzione, che qualcuno possa risponderne, altrimenti paghiamo tutti, non solo i vandali che non hanno rispetto per i beni pubblici”.
Preoccupa, comunque, non solo la violenza contro le cose, ma contro le persone. Non da meno i due episodi di violenza registrati in questa settimana. Il primo verificatosi a Castellammare di Stabia, dove la madre a di una studentessa ha aggredito verbalmente e fisicamente la professoressa di inglese, all’Artistico “Plinio Seniore” e il secondo a Cesena, nella Scuola Media di via Pascoli, dove il Dirigente è stato colpito all’orecchio dallo zio di un’alunna. Lo zio pretendeva di ritirare la nipote senza delega dei genitori dell’alunna. “Il preside ha cercato di spiegare le ragioni per cui la scuola non poteva affidargli la ragazzina, ma l’uomo prima si è innervosito, poi gli ha sferrato un pugno sull’orecchio. Il dirigente scolastico è andato al pronto soccorso e ha avuto una prognosi di 14 giorni”.
Piace e si colloca a sicuro beneficio in questo marasma la considerazione di Antonio Deiara: “I problemi più gravi della Scuola Pubblica della Repubblica Italiana sono tre: le classi numerose e gli istituti scolastici ipertrofici (minimo 900 alunni) e, pertanto, ingovernabili; l’abrogazione “de facto” delle sanzioni disciplinari e delle bocciature, con la crescita esponenziale del senso di impunità da parte di alunne/i e genitori bulli, fin dalla Scuola Primaria, e la scomparsa dello studio individuale a casa, fatte salve basse percentuali di “secchioni”; l’ormai obsoleta Funzione Docente, appesantita da continui obblighi “senza oneri per codesta Amministrazione” e alleggerita delle indispensabili risorse economiche. È palese che l’insuccesso scolastico sia figlio delle classi pollaio, della cancellazione delle bocciature, nonché dell’abrogazione delle sanzioni disciplinari salvo l’assassinio, per mano dello studente, del preside o del docente, dell’ATA o del collaboratore, del DSGA o di un altro alunno. L’impunità e l’ignoranza, unita alla dilagante e palese incapacità educativa di troppi genitori, stanno distruggendo la Scuola. Purtroppo, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, forse risentendo della “Sindrome Sineddoche”, quella che fa confondere una parte con il tutto, ha individuato soluzioni inefficaci. Ecco allora sbocciare in tutta Italia ben 50 classi con 10 alunni ciascuna per combattere la dispersione scolastica. E che dire del Docente Tutor, da retribuire con ben 7,34 euro netti all’ora, ma sulle cui spalle poggia la responsabilità di salvare chi non ce la fa. Senza dimenticare il Docente Orientatore, al quale devono bastare 5,16 euro netti all’ora, novello Prometeo tuttologo capace di far scegliere agli studenti le Superiori “giuste”. In attesa del disastro annunciato dell’Autonomia Differenziata, una prece per la Scuola agonizzante.Dimenticavo: occorrerebbe anche rispettare il monte ore delle lezioni curricolari, evitando progetti, progettini “et similia”. Solo le produzioni culturali, artistiche, tecnologiche e sportive della Scuola, dai Concerti alle Mostre, dal Giornalino Scolastico on line agli Eventi sportivi, etc. devono essere salvaguardate durante l’orario curricolare, in quanto frutto concreto delle attività didattiche quotidiane. Per il resto, fuori i “mercanti” dal Tempio”.
Poniamo ancora, in chiosa, più decisamente l’attenzione alle aggressioni nella scuola, dove i docenti costruiscono e i genitori spesso demoliscono. Le varie aggressioni al personale scolastico, inteso nella sua ampia varietà, da parte di alunni e genitori, sono episodi gravi, frequenti e inaccettabili. Bisogna concepire il fenomeno come vera e propria emergenza educativa. E’ necessario che si intervenga drasticamente e tempestivamente. E’ ormai venuta meno l’alleanza educativa scuola-famiglia, lo sportello psicologico non basta, nella fase post-pandemica si percepisce con mano la sempre più aggravata tendenza conflittuale.
elgr