La Scuola di merito contro genitori violenti e bulli
Violenza su docenti e Ata: “Chi li prende a pugni avrà contro lo Stato”. Lo dichiara il Ministro Valditara. Il Ministro di Viale Trastevere è convinto che «Stiamo ancora pagando gli eccessi ideologici del Sessantotto. La contestazione ha messo in crisi il concetto di autorità, che è ben diverso dalla sua degenerazione, cioè dall’autoritarismo». La legge della Regione Campania contro bullismo e cyberbullismo. «Il disagio giovanile-Strategie di intervento, una sfida per tutti», Convegno a Giugliano. Il Concorso per le scuole #BULLIDISAPONE – Challenge “Bulli di sapone”. Ricerca sul bullismo dell’Università di Napoli, presentata nel Consiglio regionale della Campania da Lello Savonardo.
Il nostro Paese è uno fra quelli che registra un numero di casi più elevati di bullismo al mondo. Si riferisce un totale di 19.800 casi nel periodo 2021/2022. Nell’ultimo lustro si è verificata una incredibile crescita di bulli. La Campania, sulla base dei dati ONG “Bullismo Senza Frontiere”, è una delle regioni a maggiore incidenza; si contano il 10% dei casi, meno della Lombardia (18%), ma il doppio del Piemonte e della Puglia. Le istituzioni nazionali e regionali non stanno a guardare. In lungo e in largo, dentro e fuori la scuola, si affronta questo problema da tempo. La Campania segue con attenzione il fenomeno e si attiva con utili azioni e lotta di fatto contro l’esclusione sociale. Taleazione assume anche spessore politico-sociale.
La legge della Regione Campania contro bullismo e cyberbullismo
Il Consiglio regionale della Campania, nel mese di maggio, sei anni or sono, approvò una legge contro il bullismo e il cyber bullismo. “La legge è composta da dieci articoli ed enuncia le definizioni di bullismo e cyberbullismo e specifica gli interventi diretti al rispetto della dignità individuale, alla valorizzazione delle diversità ed al contrasto di tutte le discriminazioni”. La politica regionale s’impegnò nell’assumere iniziative destinate ai soggetti coinvolti in atti di bullismo tradizionale e di cyberbullismo, ma anche al personale scolastico, educatori ed operatori presso centri di aggregazione giovanile. Fu stabilita la “Settimana regionale contro il bullismo ed il cyberbullismo”, che include il 7 febbraio, giornata nazionale dedicata al tema, ed istituisce il Comitato regionale per la lotta al fenomeno presso l’Assessorato regionale competente. Si creò un fondo per contrastare il fenomeno.
«Il disagio giovanile-Strategie di intervento, una sfida per tutti», Convegno a Giugliano
Proprio lo scorso mese si è tenuto, nell’aula consiliare del Comune di Giugliano, il Convegno su «Il disagio giovanile-Strategie di intervento, una sfida per tutti», promosso dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Campania e in collaborazione con il Comune di Giugliano, in occasione della celebrazione della Giornata d’impegno per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Cyberbullismo e bullismo sono fenomeni dilaganti. Ricordiamo, oltre alla giornata di Giugliano, anche episodi di sensibilizzazione più prossimi. Riferiamo in tal caso di Domenico Falco, presidente del Comitato regionale per la Comunicazione, impegnato fattivamente nella promozione di campagne di prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo e di educazione digitale; negli ultimi anni riferì sono stati coinvolti circa 80 tra istituti scolastici, campi scuola e oratori delle cinque province campane. Oltre seimila studenti furono coinvolti nell’approfondimento del fenomeno, nel corso dei seminari, svolti in presenza e attraverso la Dad. Si riuscì a fornire un segnale forte di sostegno da parte di un’ampia rete sociale, sempre pronta ad aiutarli a portare fuori il disagio e a denunciare. Non bastano però seimila studenti a lezione contro in bullismo in Campania.
Il Ministro Valditara tutela i lavoratori della scuola contro la violenza. Valditara: “Ho sempre pensato che per arginare il bullismo non serva la sospensione.
A La Verità, Valditara non ha risparmiato assicurazioni ai lavoratori della scuola, specialmente in questo momento particolare che registra un’ascesa preoccupante di violenza nelle diffuse strutture scolastiche e, ad evitare un incolmabile vuoto, ha sollecitato al qualificato consolidamento del patto educativo scuola famiglia: “È un fenomeno molto preoccupante. Di fronte a casi di violenze commesse ai danni del personale della scuola proporrò la costituzione di parte civile del ministero, valutando di chiedere anche il risarcimento del danno da immagine. Chi prende a pugni un docente o un preside dovrà vedersela anche con lo Stato. Più in generale dobbiamo rilanciare il patto educativo tra famiglie e docenti, evitando che si crei un fossato. Ho deciso di far sedere intorno a un tavolo le associazioni di genitori e studenti, insieme con le istituzioni, con l’obiettivo di costruire una grande alleanza tra i protagonisti del mondo scolastico”. Il dicastero dell’Istruzione quindi, costituendosi parte civile, assumerebbe la difesa legale del personale della scuola e a suo carico anche le spese. Ulteriore non trascurabile aspetto della violenza scolastica è, come dicevamo innanzi, il bullismo.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, chiamato a fornire la sua opinione intorno a tale diffuso fenomeno, con speciale attenzione alla dinamica della riabilitazione del bullo ha sorprendentemente dichiarato: “Ho sempre pensato che per arginare il bullismo non serva la sospensione. Tenere un ragazzo fuori dalla scuola per settimane può persino portarlo ad avere contatti poco raccomandabili, col rischio di perderlo definitivamente. Piuttosto, credo che una prima risposta importante arrivi dalla reintroduzione a scuola della cultura della responsabilità e dalla attenzione alla cultura del lavoro. Gli autori di atti di bullismo potrebbero essere coinvolti in lavori socialmente utili, magari nelle case di riposo o nei centri per disabili, misure che già alcune scuole adottano nella loro autonomia. Dare importanza al lavoro nell’educazione dei giovani è un passaggio che aiuta a maturare. Ci sono studi scientifici che dimostrano un’amara verità: i ragazzi oggetto di persecuzioni sistematiche tendono ad avere cattivi risultati a scuola, si avvicinano pericolosamente all’abbandono scolastico, alla depressione, agli istinti suicidi, e sul lungo periodo hanno una minore aspettativa di vita. Si tratta di una piaga che persino la Commissione europea ha messo sotto i riflettori. Dobbiamo insegnare ai ragazzi che non esiste solo un io ipertrofico e onnipotente, ma occorre immedesimarsi negli altri, sentire gli altri, capire che si è parte di una comunità, e questo esige rispetto”.
Il Concorso per le scuole #BULLIDISAPONE – Challenge “Bulli di sapone”
“La social challenge #bullidisapone coinvolge gli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado nella ideazione e produzione di un video (inferiore ai 60 secondi, da inviare entro il 14 aprile) che tratti alcuni temi fondamentali legati al bullismo: il rispetto nei confronti degli altri, non esistono forti e deboli ma soltanto differenti modi di reagire, la gentilezza come strumento per combattere il bullismo. I migliori 20 saranno individuati da una commissione di valutazione e pubblicati sull’account Tik-Tok della Scabec per la fase successiva di votazione social. Vinceranno il concorso i migliori 3 video: il più virale (con più condivisioni), quello con il maggior numero di like e il migliore secondo una giuria specializzata. I vincitori otterranno la diffusione dei video sui canali ufficiali dei partner del progetto e la partecipazione gratuita (incluso il transfer) a un evento di promozione culturale organizzato dalla Scabec. La challenge per le scuole primarie ha invece l’obiettivo di coinvolgere i bambini nella realizzazione di un disegno (da inviare entro il 30 aprile): saranno premiati i migliori 10 per creatività e capacità diffusiva del messaggio espresso. I disegni vincitori saranno utilizzati per la realizzazione delle copertine dei gadget (quadernetti di carta riciclata) distribuiti in occasione dell’evento di premiazione; gli autori e i loro compagni di classe parteciperanno a una visita didattica presso il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (MAV), il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina (MADRE) e Città della Scienza di Napoli. Le premiazioni si terranno entro fine maggio. Bulli di sapone – Rispetto e gentilezza contro la violenza è un progetto realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, il Corecom Campania, il Forum Regionale dei Giovani, il Forum Regionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola e l’Agenzia garante per l’infanzia e l’adolescenza”.
Bullismo e cyberbullismo, così il Ministero della Salute…
“Il bullismo e il cyberbullismo sono caratterizzati da manifestazioni violente e intenzionali, di tipo verbale, fisico, sociale, ripetute nel tempo da parte di un singolo o da più persone, anche online (cyberbullismo).Esiste uno squilibrio di potere tra chi aggredisce, per ferire e umiliare, e chi subisce e non riesce a difendersi. Si tratta di fenomeni che esprimono scarsa tolleranza e non accettazione verso chi è ritenuto diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psicofisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari.
Il bullismo non riguarda principalmente i ragazzi/ragazze delle scuole superiori
Secondo i dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022, gli atti di bullismo subìti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11 – 13 anni) e nelle ragazze; per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle del 2017/18. Il fenomeno del cyberbullismo è in crescita nelle ragazze e nei ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni decrescono al crescere dell’età.Gli 11enni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze. Strettamente correlato al bullismo è il fenomeno della violenza domestica. I minori esposti a episodi di violenza familiare sono più propensi a esercitare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni o a essere vittime di bullismo.
Il cyberbullismo
Il cyberbullismo è un fenomeno che si è sviluppato a seguito dell’ampio utilizzo dei mezzi di comunicazione online da parte di preadolescenti e adolescenti. La facilità di accesso a pc, smartphone, tablet consente al cyberbullo di commettere atti di violenza fisica e/o psicologica, anche in anonimato, mediante i social network, e di offendere la vittima mediante la diffusione di materiale denigratorio (testi, foto e immagini) o la creazione di gruppi contro. Si tratta di un uso inappropriato della rete, realizzato fuori dal controllo degli adulti, con cui i ragazzi si scambiano contenuti violenti, denigratori, discriminatori, rivolti a coetanei considerati diversi per aspetto fisico, abbigliamento, orientamento sessuale, classe sociale o perché stranieri.
Nella fascia di età 11 anni risultano vittime di cyberbullismo il 17.2% dei maschi e il 21,1% delle femmine; i 13enni coinvolti sono il 12,9% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze; gli adolescenti di 15 anni sono il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine.
La sorveglianza Health Behaviour in School – aged Children – HBSC Italia 2022
Per comprendere appieno la dimensione e la diffusione di alcuni comportamenti a rischio che si instaurano spesso in età pre-adolescenziale e adolescenziale è attivo dal 1983 lo studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), cui l’Italia partecipa dal 2001. Tale studio è promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e coinvolge ogni 4 anni, nei 44 paesi aderenti, un campione di studenti di 11, 13, 15 e 17 anni. L’indagine rappresenta lo strumento nazionale per il monitoraggio dei fattori e dei processi che possono determinare effetti sulla salute degli adolescenti, attraverso la raccolta di dati sulla salute, sui comportamenti a essa correlati e sui loro determinanti.
La fotografia dei comportamenti degli adolescenti è stata scattata dalla rilevazione 2O22 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia,promosso dal Ministero della Salute e dal CCM – Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie del Ministero della Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena e svolto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali. Nella rilevazione 2022, i ragazzi di 11, 13, 15 e 17 anni che hanno risposto al questionario sono stati 94.178 distribuiti in tutte le Regioni italiane (con un tasso di rispondenza complessivo pari al 97%); le classi campionate sono state 6.388, distribuite anch’esse in tutte le Regioni d’Italia (con un’adesione pari all’88,8%). L’elevata partecipazione, sia dei ragazzi che delle classi, è indicativa di un buon livello di sinergia tra il settore scolastico e il settore sanitario, nonché di una sensibilità particolare delle famiglie dei ragazzi verso i temi affrontati.
Scuola, rapporto tra pari, bullismo e cyberbullismo
L’HBSC indaga anche alcuni aspetti del contesto di vita familiare e scolastico, come ad esempio il rapporto con i genitori, con i compagni di classe, gli insegnanti, i pari, il bullismo e il cyberbullismo. La rilevazione riferisce che all’interno delle famiglie, al crescere dell’età diminuisce la facilità con cui i ragazzi si aprono ad entrambi i genitori; le ragazze di 13 e 15 anni, rispetto ai ragazzi coetanei, hanno una maggiore difficoltà a parlare con la figura paterna. In generale, il 68% dei ragazzi e il 60% delle ragazze dichiara livelli elevati di sostegno familiare; nei 15enni questa % si abbassa fino al 52% nelle ragazze e al 61% nei ragazzi e si nota un trend negativo rispetto alla rilevazione del 2017/18. Dichiara di avere amici con cui condividere gioie e dispiaceri l’87% dei ragazzi di 11 anni, il 79% dei ragazzi di 13 anni e l’80% dei ragazzi di 15 anni; dichiara di poter parlare dei propri problemi con gli amici il 76% dei ragazzi di 11 anni, il 69% dei ragazzi di 13 anni e il 70% dei ragazzi di 15 anni. Infine, in merito al rapporto positivo con i compagni, il 76,5% dei ragazzi di 11 anni, il 63,1% dei ragazzi di 13 anni, e il 66,6% dei ragazzi di 15 anni si sente accettato dai propri compagni. Dichiara di avere un rapporto positivo e di fiducia con gli insegnanti l’85,7 % dei ragazzi di 11 anni, il 75% dei ragazzi di 13 anni e il 61,8% dei ragazzi di 15 anni. La rilevazione pone attenzione anche alla sensazione di stress per la scuola, che risulta essere più ampia tra le ragazze, in aumento con l’aumentare dell’età e con un trend in peggioramento rispetto alla rilevazione 2017/18. Il bullismo continua a vedere l’Italia tra i paesi meno interessati dal fenomeno rispetto al complesso di quelli coinvolti nella rilevazione.
Bullismo e cyberbullismo: un serio problema di salute pubblica
Le evidenze disponibili sugli effetti negativi sulla salute, intesa nel senso più ampio del termine, dimostrano quanto il fenomeno sia da considerare un serio problema di salute pubblica. Il fenomeno ha origine prevalentemente in ambito scolastico e rappresenta una fonte non trascurabile di costi per il sistema economico, sociale, educativo, e giudiziario. Diversi studi indicano anche un’associazione fra essere stato vittima di atti di “bullismo” e abbandono scolastico. Il bullismo è associato a problemi di salute nel periodo adolescenziale che includono disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio), ma è anche associato a un maggior rischio di soffrire di disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive.La valutazione degli esiti di chi nel corso dell’adolescenza è stato vittima di bullismo nella scuola elementare ha mostrato un aumento del rischio di insorgenza di disturbi somatici, della personalità, psicotici e di tabagismo. In adulti vittime di bullismo in età infantile o adolescenziale sono stati osservati rischi aumentati di avere problemi di salute fisica e nell’ambito delle relazioni sociali e dell’inserimento lavorativo.
Cosa fare
Il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, per la complessità che lo caratterizza e per la delicatezza dell’ambito di interesse, relativo alla crescita, alla vita quotidiana dei ragazzi e quindi alla loro salute, impone che grande attenzione sia posta alle persone coinvolte che, solo apparentemente, sono la vittima e l’autore del gesto. Testimoni, genitori, insegnanti, amici, pediatri, sono tutte figure con un ruolo potenzialmente decisivo per intercettare, sostenere e interrompere una azione fisicamente e psicologicamente dolorosa. Per tale ragione è necessario realizzare azioni sinergiche di prevenzione e di intervento precoce, utilizzando la scuola come contenitore privilegiato di tali azioni. Evidenze consolidate dimostrano che i trattamenti più efficaci per le condotte antisociali riguardano lo sviluppo di competenze emotive e relazionali attraverso attività scolastiche che iniziano precocemente, ovvero in età infantile e pre-adolescenziale, e promuovono la cosiddetta “salute mentale positiva” degli studenti (controllo dell’aggressività, resilienza, autostima, autoefficacia), mediante il potenziamento di abilità come la capacità di autoregolazione delle emozioni, di definizione di obiettivi personali, di problem solving e di abilità relazionali. Ciò consente di prevenire fenomeni di discriminazione, marginalità sociale e persecuzione in ambito scolastico che possono dar luogo a forme di aggressività e incidere irrimediabilmente sulla personalità e sulla salute mentale delle vittime. Gli interventi più efficaci per la prevenzione e la cura del bullismo sono sostanzialmente gli stessi che per gli altri tipi di disagio giovanile. Un importante traguardo raggiunto è rappresentato dalle nuove disposizioni normative contro il fenomeno del cyberbullismo. Con la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, sono stati definiti il fenomeno, gli obiettivi della legge, caratterizzati da azioni a carattere preventivo e da una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.
Una ricerca dell’Università di Napoli presentata nel Consiglio regionale della Campania da Lello Savonardo, coordinatore dell’osservatorio giovani dell’ateneo napoletano
In Campania il 24% degli adolescenti ha avuto esperienze di bullismo o di cyberbullismo. Tanto emerge dalla ricerca condotta dal dipartimento Scienze Sociali dell’Universita’ di Napoli e presentata nel Consiglio regionale della Campania da Lello Savonardo, coordinatore dell’osservatorio giovani dell’ateneo napoletano.”Abbiamo portato avanti un’indagine su quali forme di utilizzo di social media sono più diffuse tra i giovanissimi ed e’ emerso che, in particolare in Campania, c’e’ un uso molto elevato dei social media, ma anche la consapevolezza dei rischi connessi a un uso scorretto dei media e delle tecnologie digitali. Ci sono più casi di bullismo che di cyber Ma quello che emerge e’ anche un ruolo troppo debole delle istituzioni e della scuola. Nonostante i giovani siano attenti e interagiscano con la famiglia e con gli amici, c’e’ poca prevenzione e non emerge una strategia delle istituzioni educative e culturali che possa prevenire in modo efficace. La ricerca è stata rivolta a 1500 ragazzi e i dati sono stati comparati con quelli di Lazio e Lombardia. Gli intervistati sono ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, “e’ la bit-generation, quella che naviga e comunica con le tecnologie digitali. Il problema – ha aggiunto Savonardo – è che le devianze reali si trasferiscono dalla piazza virtuale e il bullismo reale e’ molto frequente. Non a caso, i fatti di cronaca sulle baby gang stanno mettendo in evidenza quali sono i comportamenti deviati e devianti di giovani che non hanno probabilmente modelli culturali radicati e mettono in crisi il rapporto con l’altro”. Savonardo sollecita a una”sinergia istituzionale” che interessi “gli istituti educativi che hanno un ruolo fondamentale di prevenzione. Invece di preoccuparci di avere sempre piu’ eserciti di militari, dovremmo avere eserciti di operatori culturali per trasferire modelli positivi alle nuove generazioni”.
elgr