La scuola del futuro dovrà essere ‘affettuosa’, dobbiamo ricostruirla partendo dal grave segno costrittivo dell’isolamento pandemico
Il decalogo del cambiamento a firma Bianchi considera una scuola sede di formazione, ma anche centro e presidio territoriale. “Una scuola di qualità, con un’architettura che consenta a tutti di riconoscere il suo ruolo civico nel territorio. Una scuola a basso consumo. Una scuola sostenibile. Una scuola aperta, un luogo permeabile con spazi accoglienti per la comunità anche oltre l’orario scolastico. Una scuola fra dentro e fuori, in cui gli spazi esterni, come cortili, terrazze, giardini pensili, siano anch’essi ambienti di formazione. Una scuola per apprendere meglio, in cui l’aula sia il fulcro di un sistema flessibile in grado di ospitare diverse configurazioni e allargarsi agli spazi limitrofi, a seconda dell’esigenze della didattica. Una scuola per chi ci lavora, in cui gli ambienti per il personale siano ripensati come risorse dell’azione educativa e favoriscano la co-progettazione. Una scuola per i cinque sensi, per favorire un apprendimento che coinvolga intenzionalmente corporeità e movimento, efficace e inclusivo. Una scuola attrezzata. Una scuola connessa, con nuove tecnologie in tutti gli ambienti, stabili, veloci, sicure, protette e capillari”.
La costrizione diffusa dell’isolamento pandemico è servita nella determinazione della maturazione di una scuola affettuosa. “La scuola del futuro dovrà essere ‘affettuosa’, dichiara Patrizio Bianchi, perché dobbiamo ricostruirla partendo dal segno più grave lasciato dalla pandemia, cioè l’isolamento”. A ‘Italia Domani – Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’, l’attuale Ministro dell’Istruzione, già lo scorso anno, presentò l’urgenza della riforma scolastica, focalizzando due punti da migliorare: “la dispersione scolastica” e la “formazione degli insegnanti”. Urge ancora un rinnovamento che interessi specialmente “la scuola tecnica e professionale e l’orientamento“. Sempre a Bologna, in occasione del ciclo di incontri promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri per comunicare con i cittadini, le imprese e le amministrazioni locali sui contenuti e le opportunità del Pnrr, ebbe a sottolineare l’importanza della sicurezza nelle scuole che : “..non è soltanto un fatto fisico , dichiarò, ma riguarda la cultura della sicurezza, che significa attenzione alla comunità. Lo faremo partendo dai patti educativi di comunità che stiamo facendo in tutto il Paese“. Insomma, tutte le mutazioni avverranno alla luce dell’affetto. La scuola dovra essere affettuosa poichè specialmente dobbiamo ricostruirla dopo la sofferenza causata dal Covid19. L’erigenda scuola “affettuosa” di Bianchi dovrà migliorare la formazione per gli insegnanti, ridurre la dispersione scolastica e garantire maggiore spazio all’istruzione tecnica e professionale. Il nuovo modello di scuola quindi vuole superare le trame a sbarre del ‘900, senza distruggere l’indirizzo classico.“Dobbiamo aumentare in maniera sostanziale, ebbe a precisare Bianchi in audizione alla Camera nel mese di maggio dello scorso anno; dobbiamo accrescere i livelli di istruzione e dotare i nostri ragazzi di strumenti per un mondo complesso e mutevole. Io non voglio distruggere il liceo classico, ma potenziare l’intero sistema educativo dando percorsi ad ognuno di eguale dignità, in grado di permearsi a vicenda. Così avremo finalmente superato le gabbie del ‘900”. Resta, comunque, la problematica derlla dispersione scolastica l’elemento focalizzante. “Il diritto allo studio va inquadrato dentro una visione più generale di società, si legge sul testo delle linee programmatiche. “Agli interventi di sostegno economico per consentire il proseguimento degli studi dal nido al termine dell’università, va infatti collegata l’idea che la scuola e lo studio devono essere intesi come “bene comune” al pari del diritto alla salute. È necessaria una reinterpretazione del diritto allo studio come diritto ad una “scuola di qualità” e un intervento sull’equità complessiva del sistema educativo. La pandemia come choc esterno ha esasperato le diversità e messo a nudo delle situazioni non più sostenibili come il diritto allo studio: abbiamo un indice insostenibile di dispersione scolastica. C’è una dispersione esplicita, di chi non riesce a raggiungere titolo di studio, e chi lo consegue ma non ha le competenze adeguate. Le competenze che sono richieste agli studenti di oggi per l’inserimento nel mondo del lavoro e per il pieno esercizio dei propri diritti di cittadini si fondano sulla capacità di utilizzare in modo consapevole e critico i nuovi strumenti di comunicazione e di analisi, ma anche di comprendere e affrontare le continue e a volte repentine trasformazioni che i tempi impongono. Particolare attenzione sarà riservata, a partire dal primo ciclo di istruzione, allo sviluppo delle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e STEAM (Science, Technology, Engineering, Art and Mathematics), delle competenze digitali e linguistiche degli studenti, nonché al potenziamento delle competenze per l’innovazione tecnologica e didattica dei docenti e per lo sviluppo sostenibile per la transizione ecologica”. Con interesse ai bisogni del secondo ciclo: secondo ciclo, “..una specifica linea di azione del Ministero, assicurò Bianchi, riguarderà gli interventi diretti a colmare il cosiddetto skill mismatch tra educazione e mondo del lavoro. A tal fine sarà potenziata l’offerta formativa, in particolare nelle competenze abilitanti 4.0, correlate alla vocazione produttiva del territorio di riferimento, al fine di adeguare la risposta del sistema di istruzione e formazione alla forte domanda di professionalità in termini di competenze manageriali, scientifiche e di elevata specializzazione tecnica. Sarà, inoltre, rivolta “particolare attenzione allo sviluppo delle discipline STEM, delle competenze digitali e linguistiche, in tutti i gradi d’istruzione, a partire dall’infanzia, in un’ottica di piena interdisciplinarità e pari opportunità di accesso alle carriere, anche attraverso il Next Generation EU, per svolgere un ruolo attivo verso i lavori del futuro”. Anche negli ultimi mesi il Ministro Bianchi ripetutamente è tornato su alcune necessità, come ridurre “la dispersione scolastica“, il bisogno di migliorarsi “nella formazione degli insegnanti” e nella necessità di ampio spazio alle riforme, a partire da quelle “sulla scuola tecnica e professionale e dell’orientamento“. Si avverte il misogno di una scuola sicura. Proprio qualche giorno fa, per restare in tema, si è verificato il terzo incidente grave, quest’anno, in Alternanza scuola lavoro. Uno studente di 17 anni è rimasto gravemente ustionato a causa di un ritorno di fiamma all’interno di un’officina di Merano. Ecco, comunque, le dieci regole del cambiamento a firma Bianchi. Un nuovo modo di fare didattica, volto a considerare architetture, spazi e arredi. Fondi utili per il cambiamento 1,17 miliardi di euro a disposizione del PNRR. «Abbiamo immaginato il futuro della scuola, la più estesa infrastruttura sociale del nostro Paese, dichiarò l’Arch. Stefano Boeri , come uno spazio sostenibile perché autosufficiente dal punto di vista energetico e insieme verde, a contatto con la natura . Abbiamo immaginato per le nuove scuole un’architettura attrattiva e aperta tutte le ore del giorno, tutti i giorni dell’anno e per tutte le età. Un luogo di formazione e di incontro. Il cuore civico dell’Italia del futuro». Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, risponde al bisogno di rinnovamento mette al centro l’innovazione didattica, sicurezza e sostenibilità: «Quando si costruiscono nuove scuole, ma anche quando si interviene su quelle già esistenti per rinnovarle e riqualificarle, l’obiettivo di offrire agli studenti spazi e ambienti di apprendimento favorevoli all’innovazione didattica deve essere al centro dei nostri pensieri, non meno delle preoccupazioni per la sicurezza e la sostenibilità. Le scuole sono destinate a durare a lungo, talvolta decenni. Perciò vanno pensate per accompagnare e adattarsi nel tempo all’evoluzione di come si insegna e di come si impara». L’Arch. Cino Zucchi, invece: «Winston Churchill disse un giorno ‘diamo forma ai nostri edifici, e da quel momento i nostri edifici danno forma a noi’. Una scuola contemporanea deve saper incarnare nei suoi spazi fisici e nel suo rapporto con l’intorno urbano tutti i valori di questo secolo – primi tra tutti sostenibilità e inclusività – attraverso una pedagogia ‘implicita’ e aperta piuttosto che prescrittiva. Tra gli estremi del monumento e del puro contenitore, gli edifici scolastici dovranno favorire nuovi modelli di apprendimento ospitandoli in un luogo accogliente e flessibile, capace di diventare lo sfondo amato di una comunità allargata e di dare forma alla metamorfosi ambientale delle città». L’Arch. Luisa Ingaramo di Compagnia di San Paolo guarda la scuola come presiddio di cittadinanza, dotata di capacità dialogica con ambiente e persone: «La priorità a un modello pedagogico chiaro e di prospettiva rispetto al quale gli spazi, la progettazione architettonica e gestionale delle scuole costituiscono lo strumento e non l’obiettivo, l’accessibilità per tutte e tutti delle scuole che rappresentano un vero e proprio presidio di cittadinanza, permeabile al territorio e in dialogo con le persone che la abitano, l’intersettorialità come approccio che guida la progettazione e lo sviluppo dei nuovi interventi: questi sono gli elementi fondamentali che le Linee Guida suggeriscono e che le numerose iniziative, che la Fondazione Compagnia di San Paolo ha promosso e sostiene nei suoi territori di riferimento, continuano a confermare». I punti fondamentali della riforma Bianchi sono una decina. Il decalogo Bianchi considera una scuola sede di formazione, ma centro e presidio territoriale. Ecco le dieci regole del cambiamento: “Una scuola di qualità, con un’architettura che consenta a tutti di riconoscere il suo ruolo civico nel territorio. Una scuola a basso consumo, concepita con il più basso impatto ambientale possibile e con contenute necessità di manutenzione. Una scuola sostenibile, costruita con materiali eco-compatibili, di provenienza locale o riciclati. Una scuola aperta, un luogo permeabile con spazi accoglienti per la comunità anche oltre l’orario scolastico. Una scuola fra dentro e fuori, in cui gli spazi esterni, come cortili, terrazze, giardini pensili, siano anch’essi ambienti di formazione. Una scuola per apprendere meglio, in cui l’aula sia il fulcro di un sistema flessibile in grado di ospitare diverse configurazioni e allargarsi agli spazi limitrofi, a seconda dell’esigenze della didattica. Una scuola per chi ci lavora, in cui gli ambienti per il personale siano ripensati come risorse dell’azione educativa e favoriscano la co-progettazione. Una scuola per i cinque sensi, per favorire un apprendimento che coinvolga intenzionalmente corporeità e movimento, efficace e inclusivo. Una scuola attrezzata, in cui gli arredi possano essere resi funzionali in base alle esigenze di volta in volta diverse. Una scuola connessa, con nuove tecnologie in tutti gli ambienti, stabili, veloci, sicure, protette e capillari”.
Emilio La Greca Romano