La scuola dei bulli uccide, muore Leonardo di Montignano
Il Ministro Valditara, subito si è allertato. Ha chiamato il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche e ha richiesto approfondimenti sul suicidio del giovane studente. “La scuola deve essere, innanzitutto, una comunità umana e educante, ha detto Valditara, in cui il ruolo del docente non si limita alla trasmissione dei saperi ma si estende alla costruzione, all’interno della classe, di rapporti improntati all’ascolto, all’accoglienza, al rispetto reciproco e alla capacità di suscitare entusiasmo, serenità, e interesse tra gli studenti. È questo che rende centrale e insostituibile la figura del docente anche nell’epoca dell’affermarsi dell’intelligenza artificiale. È fondamentale che la scuola sappia intercettare le fragilità dei giovani ma anche educare alla responsabilità individuale, intervenendo con autorevole severità in presenza di comportamenti improntati a violenza, a prepotenza e a bullismo”.
“La vita è bella, ma fragile; maneggiamola con cura”, queste le parole e la sollecitazione del parroco durante l’omelia, ai funerali del quindicenne suicida di Montignano, una frazione di Senigallia, a un tiro di sasso da Ancona. Il giovane si è tolto la vita con la pistola del padre, vigile urbano. Si ipotizza bullismo. È stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Attualmente procedono le indagini. Il ragazzo è stato ritrovato senza vita in un casale nella campagna di Montignano. Il quindicenne, la sera prima, si era allontanato da casa con l’arma di servizio del padre, inutili le ricerche prima del tragico accaduto. Indagano i Carabinieri focalizzando l’attenzione in modo precipuo sulla sfera delle amicizie. Subito disposta l’autopsia e il sequestro del cellulare del minorenne. Il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, subito si è allertato. Ha chiamato il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche e ha richiesto approfondimenti sul suicidio del giovane studente. La scuola, ha dichiarato il Ministro Valditara, sappia intercettare le fragilità dei giovani ed educare al rispetto e alla responsabilità individuale. L’episodio è attualmente oggetto di verifiche da parte del Ministero. “La scuola deve essere, innanzitutto, una comunità umana e educante, ha detto Valditara, in cui il ruolo del docente non si limita alla trasmissione dei saperi ma si estende alla costruzione, all’interno della classe, di rapporti improntati all’ascolto, all’accoglienza, al rispetto reciproco e alla capacità di suscitare entusiasmo, serenità, e interesse tra gli studenti. È questo che rende centrale e insostituibile la figura del docente anche nell’epoca dell’affermarsi dell’intelligenza artificiale. È fondamentale che la scuola sappia intercettare le fragilità dei giovani ma anche educare alla responsabilità individuale, intervenendo con autorevole severità in presenza di comportamenti improntati a violenza, a prepotenza e a bullismo”. I funerali di Leonardo sono stati celebrati nella chiesa di Montignano. Senigallia si è raccolta nel dolore e nella preghiera. “La vita è bella, ha detto il parroco nel corso dell’omelia e una via d’uscita ai nostri problemi c’è sempre. Più avanti potremo fare luce sulle circostanze concrete delle sofferenze e della sua morte, ma ora facciamo fiorire in noi un nuovo senso di responsabilità, gli unici e gli altri, che possa portarci nella difficile missione di ascoltare e di farci comprendere. Dobbiamo essere accoglienti, avere rispetto, empatia sensibilità e tenerezza. La vita è però anche fragile, da maneggiare con cura”. Questo episodio si connota, molto probabilmente, in quanto triste epilogo di un altro caso di bullismo.
Queste le parole della madre, rilasciate al “Corriere della sera”: «Lui era la mia copia, ci somigliavamo anche di carattere, serio e caparbio, una memoria di ferro, bello e muscoloso, cresceva a vista d’occhio, nuoto e judo, 45 di piede, sognava di indossare una divisa, vigile del fuoco o marina militare» E ancora: «L’avevano preso di mira in tre e io dicevo a lui: almeno difenditi! Ma Leonardo era troppo buono, mite, un bambino d’oro. Il 7 ottobre, dopo che da giorni lo vedevamo abbattuto e lui continuava a dire che non voleva più studiare, che non voleva andare a scuola, io e suo padre, Francesco, vigile urbano, abbiamo deciso di fare tutti insieme una passeggiata per affrontare il problema. E Leo un po’ si è aperto. Diceva: mamma io mi vergogno a riferirti le parole con cui mi offendono, oscenità di tipo sessuale. E io allora gli dicevo: ma tu l’hai detto ai professori? E lui rispondeva: sì ma vanno avanti con la lezione come niente fosse. Il 9 ottobre era andato a parlare col prof di sostegno, ma quello gli aveva spiegato che la scuola è obbligatoria fino a 16 anni. E allora io insistevo: andiamo dai carabinieri, denunciamo quei tre ragazzi, ma Leo prendeva tempo, sperava che prima o poi l’inferno finisse. Il 10 ottobre, tre giorni prima di spararsi in bocca con la pistola del padre, è tornato a casa e ha detto: mamma ho sistemato la cosa da me, ho fatto l’uomo, ho stretto la mano a uno di loro. Ma il giorno dopo, venerdì 11 ottobre, l’ho rivisto muto, angosciato. Di nuovo diceva che non voleva tornare più in quella scuola. La domenica sera s’è ucciso». Fra l’altro, ecco cosa riporta in “Open”Alba Romano: “Viktoryia, 39 anni, di Minsk, professione contabile, ha una laurea in economia e commercio. Con lei c’è l’avvocata Pia Perricci, che «era la seconda mamma di Leonardo». A Montignano c’era tanta gente al funerale: «Sì, ma mi chiedo: tutta questa gente prima dov’è stata? Dov’era? Io non l’ho vista aiutare Leo quando lui ne avrebbe avuto bisogno. A un certo punto della cerimonia si è avvicinato il preside del Panzini per farmi le condoglianze, a due passi c’era la bara di Leo. Io gli ho detto solo: “La prego di allontanarsi da me per favore”». Secondo la donna è «inutile chiedere scusa adesso, adesso è troppo tardi. Leonardo chiedeva aiuto, ma loro non l’hanno ascoltato». Anche il ministero della Pubblica Istruzione ha previsto approfondimenti sul caso con un’ispezione. Si sospetta che la scuola non abbia preso misure adeguate a sostegno del giovane”.
Il nostro Paese, (come statistica mondiale dei casi di bullismo, sviluppata in collaborazione dai 50.000 collaboratori dell’ONG Internazionale Bullismo Senza Frontiere), si colloca tra uno dei paesi con il maggior numero di casi di bullismo al mondo, con un totale di 32.600 casi. Sembra che le azioni vessatorie siano più frequenti nel Nord del Paese, dove le vittime di atti di bullismo rappresentano il 23% degli 11-17enni (24,5% nel Nord-est, 21,9% nel Nord-ovest).
“Uno studente, afferma Dan Olweus, è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni.” In Italia, riporta Amnesty International, il 15% degli studenti di età compresa tra 12 e 18 anni ha sperimentato diverse forme di bullismo, mentre il 10,4% ha riferito di subire ripetuti atti di esclusione da parte di propri pari. Una persona che è stata vittima di bullismo durante l’infanzia o l’adolescenza, da adulta può presentare gravi problemi come: rifiuto scolastico, riduzione dell’autostima, attacchi d’ansia, depressione, disturbi del sonno, isolamento, paura di uscire di casa e somatizzazioni dovute alla condizione di stress. Amnesty International considera il bullismo una violazione dei diritti umani poiché lede la dignità di chi lo subisce ed è contrario a principi fondamentali quali l’inclusione, la partecipazione e la non discriminazione. L’articolo 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani afferma che tutti devono poter usufruire dei diritti e delle libertà enunciati nella Dichiarazione “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione “. La possibilità di godere dei propri diritti senza discriminazione è uno dei principi fondamentali alla base del diritto internazionale e appare in quasi tutti i più importanti strumenti giuridici in materia di diritti umani.
Il bullismo si rappresenta oggi, su larga scala, un grosso problema nel mondo scuola. Quasi uno su tre studenti (32%), riferisce uno studio Unesco, è stato vittima di bullismo da parte dei pari a scuola almeno una volta nell’ultimo mese. In tutte le regioni tranne l’Europa e il Nord America, il bullismo fisico è il più comune e il bullismo sessuale è il secondo tipo più comune di bullismo. In Europa e Nord America, il bullismo psicologico è più predominante. Il cyberbullismo colpisce fino a uno su dieci bambini. Più di uno studente su tre (36%) è stato coinvolto in una violenza con un altro studente e quasi uno su tre (32,4%) è stato aggredito fisicamente almeno una volta nell’ultimo anno. Le informazioni sulla violenza sessuale perpetrata dai pari sono limitate, ma i dati provenienti dall’Africa sub-sahariana sembrano mostrare che gli autori sono più soventi i compagni di scuola che gli insegnanti, in particolare per quello che concerne i ragazzi. A livello globale, la violenza fisica perpetrata dagli insegnanti è rara ma, in alcuni paesi, i bambini segnalano alti livelli di violenza fisica da parte dei loro insegnanti. Le punizioni corporali, che costituiscono una forma di violenza fisica, sono ancora frequentemente praticate nelle scuole in 68 paesi e sono spesso autorizzate in molti di questi paesi.
La Commissione nazionale italiana per l’Unesco, in passato, indirizzava a una buona lettura dal titolo “Behind the numbers: ending school violence and bullying”; pubblicazione, tradotta in lingua italiana a cura del Club per l’UNESCO di Lucca con il titolo “Al di là dei numeri: porre fine alla violenza e al bullismo nella scuola”. Il documento si traduce prezioso e risponde in modo adeguato alla campagna globale Safe to Learn per mettere un punto fermo a tutte le violenze a scuola entro quest’anno. Ha la finalità di monitorare i progressi verso il raggiungimento di ambienti di apprendimento sicuri, non violenti, inclusivi. La violenza, segnalava la Commissione nazionale italiana per l’Unesco, in ambito scolastico, in tutte le sue molteplici forme, è una violazione del diritto dei bambini e degli adolescenti all’educazione, alla salute e al benessere. Nessun paese può realizzare un sistema educativo di qualità per tutti, che sia inclusivo ed equo, se gli studenti sono vittime di violenza e bullismo a scuola. La violenza e il bullismo a scuola, scrive Stefania Giannini, Vicedirettore Generale per l’Educazione, possono avere conseguenze devastanti per le vittime: i bambini e i giovani coinvolti hanno difficoltà a concentrarsi in classe, evitano le attività scolastiche, marinano o a abbandonano del tutto la scuola. Questo ha delle ripercussioni negative sui risultati scolastici e sulle prospettive future di educazione e di occupazione. Un clima di ansia, paura e insicurezza è incompatibile con l’apprendimento, e ambienti di apprendimento non sicuri possono compromettere la qualità dell’educazione per tutti gli studenti. Affrontare il problema della violenza e del bullismo a scuole è essenziale per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals SDGs), in particolare il SDGs 4, che mira a garantire un’educazione di qualità inclusiva ed equa e promuovere le possibilità di apprendimento permanente per tutti, e il SDGs 16, che mira a promuovere società pacifiche ed inclusive. Il monitoraggio dei progressi in tal senso richiede dati accurati sulla prevalenza e sulle tendenze della violenza e del bullismo a scuole, ma anche sull’efficacia delle misure messe in opera dal settore dell’educazione per combattere questi fenomeni. La pubblicazione dell’UNESCO dal titolo “Behind the numbers: ending school violence and bullying” fornisce una panoramica aggiornata e completa della prevalenza su scala mondiale e regionale della violenza nelle scuole e delle sue relative tendenze; inoltre esamina la natura e l’impatto della violenza e del bullismo a scuola. La pubblicazione, tradotta in lingua italiana a cura del Club per l’UNESCO di Lucca con il titolo “Al di là dei numeri: porre fine alla violenza e al bullismo nella scuola”, rappresenta un contributo importante alla campagna globale Safe to Learn per porre fine a tutte le violenze a scuola entro il 2024 e ha lo scopo di contribuire a monitorare i progressi verso il raggiungimento di ambienti di apprendimento sicuri, non violenti, inclusivi.
Seguono alcuni dati sul bullismo in Europa, tratti dalla pubblicazione “Al di là dei numeri: porre fine alla violenza e al bullismo nella scuola”. “La prevalenza complessiva di bullismo segnalata in Europa è del 25%, che è inferiore alla media mondiale del 32%. L’Europa si piazza al secondo posto delle regioni meno toccate dal bullismo. C’è poca differenza tra i sessi nella proporzione delle vittime del bullismo: 30,1% per i ragazzi e 28,28% per le ragazze. Al contrario, si è constatato che gli autori di bullismo sono più soventi i ragazzi (33%) rispetto alle ragazze (19,2%). In Europa, le ragazze (11,7%) sono un po’ più esposte ai rischi del cyber bullismo tramite messaggi rispetto ai ragazzi (9,3%); ma la situazione è inversa per quello che concerne i rischi di cyber bullismo per immagini (esso tocca l’8,1% dei ragazzi contro il 7,5% delle ragazze). I dati disponibili su diversi tipi di bullismo indicano che il bullismo psicologico è quello più diffuso: il 25,7% degli studenti vittima di bullismo ha dichiarato di essere stato insultato, il 15,3% ha segnalato di essere stato escluso e il 19,5% ha riferito di bugie o voci non vere diffuse sul proprio conto. Subito dopo viene il bullismo sessuale, segnalato dal’11% degli studenti, e ancora successivo il bullismo fisico che tocca il 10,4% degli studenti molestati. L’Europa, come l’America del Nord, differisce in questo dalle alte regioni; dove i tipi di bullismo più diffusi sono il bullismo fisico e il bullismo sessuale. Alcune delle differenze constatate nella prevalenza di differenti forme di bullismo tra le regioni coperte rispettivamente dall’inchiesta HBSC e GSHS possono spiegare la differenza di certi criteri nel periodo di riferimento e l’età delle persone intervistate. Sulla base dei dati disponibili, uno studente su quattro dichiara di essere molestato in ragione del proprio aspetto fisico, e l’8,2% degli studenti dichiarano che sono molestati in ragione della loro razza, nazionalità o colore della pelle.28 La religione è il motivo riferito dal 3,6% delle vittime di bullismo. Nel complesso, l’Europa ha constatato un declino nel tempo della prevalenza del bullismo nelle scuole, con 25 paesi e territori che hanno registrato un calo significativo. Tuttavia, il bullismo è aumentato in otto paesi nella regione”.