Di Gina Chiacchiaro
Sono molti nomi di nostri connazionali i cui indirizzi abbiamo recuperato, poco il tempo a disposizione… e allora di corsa da una zona all’altra di Melbourne per cercare di contattare più persone possibili.
La ruota dei ricordi oggi gira e si ferma su persone particolari. Infatti oggi, con Connie e Caterina che sono le nostre guide accompagnatrici, andiamo ad incontrare altra nostra gente, ma sono persone speciali per me. Facciamo tappa a casa di Antonio, Carmela dove troviamo anche Vittorio e Angelina … tutti Francione, di Roccadaspide. Arrivarono a Melbourne quando ancora i miei genitori ed io qui eravamo dal 1957. Arrivarono nel ’58 e noi eravamo già a Melbourne! E già, io con la mia mamma e il mio papà eravamo arrivati a Melbourne nel ’57 e ci siamo rimasti per quattro anni circa… Anche noi avevamo provato a fare gli emigranti, anche noi avevamo lasciato la nostra terra per cercare fortuna in terra straniera… Ma poi non ce l’abbiamo fatta… Mia mamma aspettava mia sorella Antonella e ce ne siamo tornati a Roccadaspide.
Ci accolgono con calore, Antonio, Vittorio, Carmela e Angelina. Sono contenti di vedere una rocchese, per loro è un piacere come lo è per noi parlare di Roccadaspide e dei Rocchesi. Io, però, non reggo all’emozione e le lacrime sgorgano dai miei occhi prima ancora che riesca a parlare. Mi ricordano tanto mamma e papà che rivedo con gli occhi di bambina qui a Melbourne! Sorridono, mi consolano, mi raccontano dei primi tempi in Australia. Ricordano episodi vecchi vissuti con mamma e papà, poi chiedono di Roccadaspide, dei loro parenti, dei paesani in genere e raccontano con nostalgia e un pizzico di delusione l’ultima volta che sono stati al paese. La chiacchierata è piacevole sorseggiando il caffè e mangiando qualche pasticcino. Racconto che i contatti me li ha dati Katia Grippo, moglie di Raffaele Francione che conosco bene perché sono stata la maestra di suo figlio Pasquale, nipote del fratello omonimo che anche lui, come i miei genitori, non riuscì a reggere il peso della lontananza. I racconti si susseguono, le voci si sovrappongono quando l’intervista si conclude … ad un certo punto ci dicono che dobbiamo andare da qualche parte perché abbiamo un appuntamento, dobbiamo vedere qualcosa … e invece è un modo squisito per portarci a pranzo in un grande ristorante self service. Il tempo vola tra un racconto ed un ricordo, mentre mangiamo un po’ di tutto: dall’antipasto al dolce, dalla carne al pesce con una miriade di contorni. Ma il nostro viaggio non è ancora finito… salutiamo, ringraziamo per l’accoglienza che ci hanno riservato e andiamo oltre, in un altro sobborgo di Melbourne a raccogliere storie come se fossero messi …