Una rosa dal profumo unico e intenso, moltissimi e vellutati petali purpurei, una bellezza che lascia un ricordo indelebile: è l’antica rosa di Paestum che ha incantato, sedotto e spinto a spese folli i facoltosi Romani della tarda Repubblica e dell’età imperiale. Virgilio, Ovidio e Marziale sono solo i più noti testimoni della rara attrattività dei roseti pestani.
Rose splendide, uniche fra le rose, e bifere! Properzio esalta il profumo dei roseti che rendono odorosa Paestum. Del profumo parla anche Marziale, che paragona la bocca profumata della sua fanciulla alla pianta di rose pestana.
Che quelle “rose celebrate”, come scriverà in tempi recenti Ungaretti, fossero di un colore unico, lo scrive Marziale, che ne svela anche il colore: passionale e sanguigno, al punto da desiderare che le labbra dell’amata siano rosse tanto da rivaleggiare con le rose di Paestum; che fossero “vermiglie rose” lo narrano anche successive voci che giungono fino al Tasso.
Che fossero bifere, ovvero che fiorissero due volte l’anno, anche in inverno, lo testimoniano in tanti, come Virgilio nel IV libro delle Georgiche.
Perché è così importante sottolineare la doppia fioritura delle rose pestane?
Col caldo ovunque era possibile per i Romani reperire rose, e quelle pestane non avevano rivali; ma d’inverno nella penisola non v’erano rose finché, con metodi ancora sconosciuti ai Romani, i Pestani riuscirono a coltivarle anche d’inverno.
Prima d’allora i più ricchi fra i Romani, che amavano adornare le loro ville di rose, d’inverno erano soliti importarle dal caldo Oriente, contravvenendo al divieto che imponeva il blocco della navigazione durante l’autunno e l’inverno. Costosissime, le rose dei caldi territori orientali giungevano d’inverno a Roma con assai rischiose e vietate spedizioni via mare, che commercianti astuti e faccendieri facilitavano dietro onerosi compensi: una pratica diffusa al punto che le rose vietate, d’inverno, si trovavano nelle case di quegli stessi politici che ne vietavano l’importazione.
L’unico ostacolo, insomma, non era imposto dalla legge, ma dal costo, che era proibitivo.
E quando apparvero sul mercato le rose invernali di Paestum esse furono vendute allo stesso esorbitante costo di quelle orientali, giacché nessuno a Roma sapeva come a Paestum si coltivassero quelle rose.
E i patrizi dell’Urbe vollero le rose invernali di Paestum che, nate al freddo come per volere degli Dèi, avevano qualcosa di diverso e di unico: la bellezza, il profumo e il colore.