di Giuseppe Liuccio Il prossimo 5 giugno si vota in parecchi comuni del Cilento e del Vallo del Diano. Alcuni sono accoglienti cittadine, soprattutto quelle chiamate alle urne nel Vallo di Diano: Montesano sulla Marcellana, Teggiano e Padula, ricche di monumenti e storia prestigiosa, soprattutto le ultime due. I comuni del cillento, in cui s vota, sono per lo più piccoli paesi dell’interno, se si eccettua Vallo della Lucania, che si configura come una cittadina, dotata di servizi essenziali per un vasto territorio. So, per diretta esperienza, quale e quanta passionalità, si mette nelle campagne elettorali sia da parte dei candidati che da parte degli elettori. Si vota anche nel mio paese di origine, Trentinara, dove si confrontano TRE liste. Auguro a tutti una pacata e serena campagna elettorale, con un confronto/dialogo sui contenuti. Qui di seguito (ri)pubblico un mia riflessione, incentrata prevalentemente sul ruolo e la funzione del “PAESE”, che vale per il mio, come per tutti gli altri del territorio cilentano, impegnati e non nella presente campagna elettorale Anche io come tutti ho le mie simpatie, ma mi guardo bene dall’esplicitarle soprattutto nell’esercizio della mia attività di giornalista. Sarebbe in conflitto con la deontologia professionale “Sarà l’età che mi porta a mitizzare l’infanzia, saranno le origini contadine che ho profondamente radicate nell’anima da sempre, sarà la vita piatta della metropoli che disumanizza, desertifica valori e sentimenti e spegne qualsiasi calore di solidarietà, ma di sicuro avverto sempre di più il desiderio di paese, si tratti di quello delle origini nel Cilento o di quello acquisito nella terra di elezione, la Costiera Amalfitana Sarò pure un inguaribile sognatore,ma continuo a pensare ad una organizzazione e conseguente fruizione diversa della società, in cui i paesi non siano omologabili ed omologati dalla standardizzazione del pensiero unico e restino una straordinaria ed insostituibile risorsa. Fino a qualche decennio fa i paesi erano un problema. Oggi, invece, sono una risorsa. A metà del secolo scorso, e per alcuni decenni, vivemmo la stagione dell’abbandono e dello sradicamento. Molti abbandonarono campagne e case ed inseguirono il miraggio di un posto in città. Tanti presero la strada del Nord Italia e dell’estero. Inselvatichiti i campi. Vuote le case: Spenti i nostri vicoli senza le grida festose dei bambini alle prese con i giochi semplici, poveri, della tradizione. Ci fu un processo di senilizzazione. Tememmo il peggio:la morte dei nostri paesi. E fu un problema per la politica, un allarme per i sociologi, che si esercitarono in indagini a più voci. Da un pò di anni a questa parte c’è una inversione di tendenza. Tornano gli eredi di prima e seconda generazione. Le campagne rifioriscono, lentamente sì, ma rifioriscono almeno in parte, con la ripresa delle coltivazioni e verdeggiano gli ulivi, che cantano l’inno della resurrezione al vento della sera, i vigneti rigermogliano e si gonfiano di umori alla stagione giusta, i rovi cedono il campo alle biade fiorenti e agli orti irrigati dalle acque dei fiumi e dei pozzi. Non ci sono più serpi a dominio delle aie di campagna allo scialo indisturbato di sole: Si riscopre l’agricoltura con il suo carico di belle tradizioni secolari. Insomma il paese non è più un problema, ma una risorsa: Piazze, slarghi e vicoli si rianimano. Ritorna la festa dei bimbi vocianti. Le case riattate ridono allo scialo dei fiori a finestre, balconi e logge a ricamo di gerani e petunie, rose e garofani, azalee ed ortensie. Glicini e buganvillea si arrampicano all’abbraccio ardito di scalinate e portali. Il paese rinasce nella coralità delle feste religiose con le processioni dei santi ondeggianti, tra piazze e vicoli, nella danza dei portatori, nella gioia contagiosa dei matrimoni con la pioggia di riso, grano, confetti e fiori ad investire sposi sul sagrato della chiesa, nel dolore dei funerali, che accompagnano i morti all’ultimo viaggio. Si riscopre e si esalta l’umanità calda della piccola comunità, con lo straordinario patrimonio dei suoi valori, nella consapevolezza che qui non si è mai soli, nella gioia come nel dolore, nella festa come nella malattia e nella morte. Proprio così: il paese è una risorsa, perchè è sentinella vigile a tutela dell’ambiente, è baluardo della democrazia partecipativa nelle passioni delle campagne elettorali, nel contatto/confronto diretto con gli Amministratori Pubblici, che incroci per strada ed ingiuri, se incapaci ed inefficienti, elogi ed esalti, se bravi ed operativi. La tecnologia moderna e questa nostra società cablata ha ridotto ed annullato le distanze e puoi tranquillamente percorrere le strade nuove ed innovative del telelavoro e della telemedicina anche nel chiuso di una stanza di paese, se dotata di un computer in grado di collegarsi in tempo reale, con il mondo intero Sono queste le straordinarie opportunità dei nostri paesi, che non impongono più rinunzie, ma in compenso regalano calda simpatia di umanità nella cornice di un ambiente sano, in cui acqua, aria, profumi ancestrali, cibi non avvelenati dai pesticidi non sono una eccezione ma la norma. Ed è impagabile il miracolo di stendere una mano e cogliere a piene mani grappoli di ciliegie perlacee, albicocche rosate, prugne violacee, pere zuccherine, fichi dal riso mielato, pigne d’uva lustra di sole nella stagione giusta. E’ questa la nostra straordinaria ricchezza, è questa la nostra arma vincente. E’ per questo che tornano i nostri figli lontani. E’ per questo che ci riscoprono in tanti in fuga dalle città invivibili per stress e smog a conquista di silenzio, salute e relax tra i nostri monti e nel verde delle nostre campagne a pochi chilometri dal mare, che, nella nenia della risacca e negli schiaffi delle libecciate sugli scogli, racconta di miti e storia antica. E le piccole comunità vanno tutelate ed esaltate. Se mai si pone la necessità di accorpamento dei piccoli comuni in entità istituzionali meno parcellizzate sul territorio. .. E’ un problema che riguarda certamente il Cilento, soprattutto quello interno di collina e di montagna. Ed io continuo a sognare una vacanza, ormai prossima per fortuna, nei piccoli centri, come il mio di nascita, che arabescano di case e chiese il verde delle campagne, il tressette all’ombra di un pergolato a margine di strada con il calore umano della gente, la buona cucina di nonne e mamme, i sani prodotti della terra,ecc. Invece la società dei consumi ed una insipiente organizzazione della società mi costringe spesso ad inseguire l’illusione del paese finto negli outlet, nella lunarità di costruzioni senza calore umano, dove ti senti terribilmente solo pur nella folla che si accalca ai negozi/santuari dei consumi. Comunque il problema esiste e, forse, sarebbe opportuno aprire un dibattito sul tema. Credo che LA RISORSA PAESE meriti addirittura un convegno/ seminario. Non so chi e a che livello debba organizzarlo. Ma ne avverto l’urgenza e la necessità..Anche per arrivare ad ipotizzare ed organizzare una “FONDAZIONE PAESE”, che consenta di INVESTIRE IN CULTURA con l’obiettivo di riscoprire e tutelare le sane tradizioni ed il caldo folclore della civiltà contadina. Mi piacerebbe se questo tema se lo ponesse la nuova “governance” del Parco attraverso il Presidente, Tommaso Pellegrino, che si dimostra ogni giorno di più motivato e determinato e magari lo facesse in sinergia e sintonia del il mio paese di origine,Trentinara, il cui sindaco è consigliere dell’Area Protetta. Il mio, di paese, si lascia apprezzare per la sua calda accoglienza, per il decoro di case, strade e vicoli del centro storico ed anche per una enogastronomia rispettosa dei saperi e dei sapori della tradizione. Merito, certamente, di una sana ed efficiente amministrazione,ma anche della professionalità degli operatori come di tutti i cittadini orgogliosi e consapevoli di dover conservare un paese gradevolmente accogliente per costruire un futuro di turismo di qualità,consigliato, e quasi imposto, anche dalla vicinanza di un grande attrattore culturale come Paestum, di cui Trentinara si candida, naturalmente, ad essere, la zona residenziale con quella piazzetta panoramica spalancata sul mare dei miti e della Grande Storia, e con quel gioiello di “Via dell’Amore”, all’insegna della cultura e della poesia ossificata in “mattonelle colorate” con versi dei poeti di tutte le letterature e di tutti i tempi in: un itinerario mozzafiato in volo sui dirupi verso l’infinito con cuore, anima e pensieri in turbinio d’amore, come anche della già progettata iniziativa “IL VOLO” ad ebbrezza d’infinito e della VIA DELLA LIBERTA” , percorso attrezzato lungo il corso del fiume Solofrone in sinergia e sintonia con il comune di Giungano per offrire ad indigeni e turisti quella meraviglia d “cascata” che caracolla nella vallata di Tremonti con l’uragano d’argento che sfavilla nella gloria del sole sugli altari di falesie dirupanti e che ricorda, cascata e vallata, l’ultima battaglia del liberto/eroe, SPARTACO”.
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