Quello alla prostata resta per gli uomini uno dei tumori più diffusi: una neoplasia che, nonostante rappresenti la terza causa di morte, ha il tasso di sopravvivenza tra i i più elevati. Naturalmente la prevenzione gioca un ruolo chiave perché se individuato in fase iniziale, e con le terapie corrette, la possibilità di guarigione è davvero molto alta. Insomma, prevenire rappresenta un obiettivo ideale. A meno che non ci siano fattori di rischio particolari, perché in tal caso l’età potrebbe abbassarsi, l’ideale è mantenere la soglia dei 50 come l’età nella quale è giusto iniziare a fare i controlli opportuni dall’urologo.
Il primo degli esami da effettuare è l’esplorazione digito-rettale della prostata (DRE). In pratica, l’urologo, valuta volume, dimensioni e consistenza della prostata: è proprio grazie a questo esame specifico che vengono individuati noduli sospetti. Un’altra analisi molto nota è l’esame del dosaggio nel sangue del PSA (Antigene Prostatico Specifico), una sostanza enzimatica presente nel sangue e prodotta dalle ghiandole prostatiche, che viene considerato nella norma per valori inferiori o uguali a 4 ng/ml. Il PSA, però, può variare anche quando il volume della ghiandola aumenta a causa di un’infiammazione, traumi, ingrossamento prostatico benigno, manovre strumentali, eiaculazione, attività fisica e sportiva intensa e un’alimentazione scorretta a base di superalcolici e fumo. In pratica il PSA non è da considerarsi un vero e proprio marcatore tumorale.
In caso di sospetti, l’esperto può prescrivere anche un’ecografia prostatica trans-rettale, con l’aiuto di una sottile sonda introdotta nel retto. Sempre più spesso, i tumori della prostata vengono diagnosticati anche in presenza di valori nella norma di PSA, anticipando così di molto la diagnosi, le cure e quindi la guarigione.