Il pantano che si è creato nella società in cui ci dibattiamo da tempo, troppo tempo, è stato provocato dalla sconsideratezza con cui sono state archiviate le categorie politiche del ‘900. Insieme alla politica sono stati rottamati anche le organizzazioni che la interpretavano per calarla nella realtà per trasformarla e, tendenzialmente, migliorarla.
I partiti, i sindacati e le associazioni di volontariato e di categoria sono stati per molto tempo l’ossatura della società. Quando queste organizzazioni sono andate oltre il ruolo di organizzare le rappresentanze e selezionare le competenze hanno disperso in mille rivoli il loro patrimonio di credibilità nei confronti della comunità.
Nel tempo che viviamo la società è talmente liquida che è diventato impossibile selezionare per merito e competenze gli amministratori delle nostre comunità senza passare per una semplificazione esagerata dettata dalla necessità di riempire liste elettorali prima che dei contenuti programmatici.
Ed è quello che succede da troppo tempo. Ancor prima della legge elettorale che ha introdotto l’elezione diretta dei sindaci. Per cui si punta ad uomini e donne che possono raccogliere consensi ma che non hanno dovuto passare per nessun filtro e selezione. Anzi, l’unico biglietto da visita che conta è il pacchetto di voti familistici che riesce a portare in dote alla compagine che ha scelto o dalla quale viene individuato.
Se questo è valido a livello nazionale, lo è ancora di più a livello delle nostre realtà territoriale dove anche quando i partiti avevano un minimo di struttura gran parte della classe politica avveniva per cooptazione.
Pertanto, quando come in questi tempi di rinnovo di alcune importanti amministrazioni dell’area parco, vediamo venire alla ribalta innumerevoli candidature frutto più della disperazione di chi non ha trovato canali fisiologici per poter mettere in campo la legittima voglia di contribuire alla crescita sociale ed economica della terra in cui si vive. Ma le scorciatoie imboccate portano solo alla delusione delle buone intenzioni.
Infatti, la proliferazione dei candidati sindaci portano sempre ad una semplificazione che, a volte, sfocia in aggregazioni volontarie basate più sui rapporti di forza che sulla forza delle idee, altre, in rancorose ritirate nel proprio mondo professionale, imprenditoriale, ecc … con grave danno per il potenziale che una comunità può mettere in campo per crescere e farsi strada.
Ecco perché è arrivato il momento di rigenerare forme di rappresentanza sociale e politica capaci di canalizzare idee e selezionare nel tempo donne ed uomini che hanno intenzione di spendere una parte della loro vita al servizio della comunità, piccola o grande che sia, per farla crescere in termini economici e sociali.
È ora che i partiti e i loro dirigenti facciano mea culpa e avviino una leva di nuove risorse umane con lo scopo di raccogliere idee, elaborare progetti, immaginare soluzioni per ricominciare a risalire la china.
Pertanto, archiviate le prossime elezioni amministrative, si torni ad aprire le porte del palazzo della politica. Che sia una porta girevole da dove escono i tesserati per fare numeri ed entrino quelli che hanno qualcosa da dire e far valere.