“La Pittrice di Tindarìa” mi ha colto di sorpresa. Il romanzo che Vito Pinto ha dato alle stampe tramite Grausedizioni mi ha spiazzato perché Vito ha reso semplice quello che a molti appare complesso: i rapporti tra il Nord e il Sud dell’Italia che sono sempre rappresentati in modo arcaico e anacronistico per non dire stereotipati.
Sandro e Pilar, i protagonisti; Daniela e Matteo, gli amici; Umberto e l’autista che delinque per necessità, il Sud che fa male; la nonna e don Nicola, punti di riferimento … per non parlare della cucina di Salvatore, del cielo e del mare che tutti noi che abbiamo vissuto al Nord da protagonisti positivi assumendo ruoli che andavano oltre il “dovere” di lavorare nella scuola, nei giornali, negli ospedali, negli uffici finanziari e che abbiamo sempre messo a scudo dei luoghi comuni su l’intera umanità che tanto ha dato alla cultura italiana e mondiale nel corso dei millenni.
Ho conosciuto Vito Pinto in occasione della sua ultima avventura giornalistica – editoriale con la pubblicazione del giornale le “Due Costiere”. Un’intuizione che, ancora una volta, era andata oltre il contingente temporale dell’inizio del 3° millennio ma che oggi, se fosse stata capita, sarebbe un ottimo strumento per dare il segno di continuità tra la Costa D’Amalfi e quella Cilentana che si fronteggiano dalla notte dei tempi fisicamente ma che oggi competono nello stesso campo di gioco “planetario” per un’offerta turistica territoriale dove anche il capoluogo, Salerno, ha finalmente assunto il ruolo di cerniera funzionale.
Sono stato alla presentazione del libro fatta sotto l’Arco Catalano nel centro storico di Salerno e ho molto apprezzato sia la compostezza e l’attenzione del pubblico intervenuto a riempire tutti i posti in platea e gli scanni di pietra che fanno da cornice al cortile, sia la rappresentazione che del libro hanno fatto i relatori “selezionati” da Pinto dal primo all’ultimo. Anzi, oserei dire, che Vito ha coinvolto, uno ad uno, anche gli spettatori riuscendo così a renderli protagonisti come si poteva evincere dal tono e dai modi con cui più presone sono saliti sul proscenio a rappresentare i loro punti di vista e dalla platea attenta fino alla fine.
Anche l’editore, Grausedizioni, non ha voluto far mancare il suo sentito apprezzamento verso l’autore tramite una bella lettera che chiunque da alle stampe un libro ne vorrebbe esserne destinatario.
Con “La Pittrice di Tindarìa” Vito Pinto, pur stando con i piedi piantati nella sua Costiera, ha voluto alzare lo sguardo verso il resto d’Italia volando all’altezza giusta per raccontarla con gli occhi di chi la vive ad ogni latitudine senza perdersi le radici da dove si è sviluppato l’albero che li ha generati.
L’autore ha scelto, però, di ambientare la storia in diverse realtà che evidentemente conosce bene perché le ha frequentate e vissute senza mai dimenticare di essere un giornalista che vuole scavare nel profondo la realtà per restituirne la cornice oltre al dipinto.
“La Pittrice di Tindarìa” è un libro che sbaglia chi legge ad alta voce! Come pure è stato fatto durante la presentazione all’Arco Catalano. Le storie che Pinto ha sviluppato in un unicum di leggera arte scrittoria hanno bisogno di silenzio esteriore per raggiungere il livello interiore dove sono situate le corde emotive che vibrano nell’animo nostro senza fare molto rumore.
Chiunque lo leggerà si sorprenderà per la linearità del racconto e per la profondità dove riesce a portare il lettore se solo è disposto ad aprirsi dolcemente senza avere la fretta di giungere all’ultima pagina.