Il giorno di Pasquetta è da sempre un test per la capacità attrattiva delle coste Cilentane rispetto al bacino di utenza costituito dal bacino di utenza che vive e lavora a Nord del Sele.
Anche quest’anno la “carovana” di automobili si è messa in fila per venire a saggiare il mare e a passare una giornata all’aria aperta anche grazie al fatto che il cielo si è aperto e il sole ha asciugato il terreno.
Fin dal mattino la SS 18, la Litoranea e le strade alternative come l’Aversana e la “bretella” di Persano sono già al limite della loro portata.
Giovani, famiglie, proprietari di seconde case sono tutti in fila per inaugurare la “stagione” che. Mai come quest’anno, tarda a farsi strada.
Io e Gina scegliamo di andare a Foce Sele camminando nella pineta senza trascurare di affacciarci sul “lungomare”.
Pochi sono i lidi pronti non avendo avuta nessuna tregua dal mal tempo che si è accanito come non mai sulla Campania. Infatti, le spiagge appena ripulite sono di nuovo invase di detriti vegetali trasportati dai fiumi in piena e riversati a destra e a sinistra del fiume Sele.
Anche l’arenile è pericolosamente arretrato e, in alcuni casi, il mare è penetrato fin negli stabilimenti balneari.
Il vento ci costringe ad addentrarci in pineta. Le chiarie sono prese d’assalto in quanto nelle zone ombreggiate c’è ancora umido di pioggia. È ancora presto per dare “fuoco” ai fornelli ma le vivande sono già ben apparecchiate sui tavoli in attesa dell’ora X.
Al pontile di Varolato il mare sovrasta la struttura in cemento e la rende “isola” tagliando il collegamento con la spiaggia. Il mare, scavando sotto la terra battuta per creare un collegamento agile alle automobili da Varolato a foce Sele, ha reso necessario l’interdizione al passaggio delle auto: sono in molti gli automobilisti costretti ad invertire la marcia e tornare sulla litoranea per passare oltre.
La pineta è ancora più anchilosata del solito con i suoi alberi cadenti che si reggono in piedi poggiandosi l’uno all’altro in una corsa verso la luce che è destinata a finire “male”.
Incredibilmente, si sta lasciando deperire un patrimonio verde senza alzare un dito per tentare di salvaguardarlo almeno un po’.
Né si fa molto per preservare il decoro al suolo invaso come non mai da residui di plastica, ferraglia, vetri … presenti da tempo immemore. Anche il tentativo di qualcuno di raccogliere i rifiuti in sacchi di plastica e agganciarli ai rami degli alberi per preservarli dagli attacchi dei cani che spadroneggiano nella pineta sono un inno all’incuria.
Ritornando sulla spiaggia per farsi prendere un po’ dal sole, lo spettacolo si fa lunare … tronchi imponenti di alberi trasportati dal Sele e scaricati piaggiati come immensa carcasse invadono l’arenile. Rami e legni di ogni dimensione si intrecciano in grovigli da dove spuntano colorati oggetti di plastica.
A fare da contraltare l’agglomerato da tempo diroccato dalle mareggiate che hanno fatto giustizia di troppo osare ignorando l’avvertimento biblico di non “costruire sulla sabbia”.
Avanzando verso la foce, il mare cambia colore e si fa scuro di terra scesa dai monti con tutto quello che la piena è riuscita a portare travolgendo ogni cosa.
In lontananza, nel mare, si alza l’obelisco di sfiato del collettore delle acque reflue. A riva, invece, il disastro di un campeggio di roulotte travolto dalle onde che lo hanno penetrato fino a 30 metri dall’argine eretto con macigni e trincee. È come una guerra infinita che l’uomo immagina di poter vincere anche solo per un l’orgoglio di dormire un po’ di tempo a ridosso del mare.
Per accedere alla foce dobbiamo chiedere il permesso ad uno dei campeggi autorizzati a chiudere tutti i passaggi. Il Sele sembra si sia fatto strada nel mare, tanta è la potenza della portata.
Auto e gente temporeggia in attesa che la griglia sia pronta per l’arrosto. Qualcuno prova a pescare con la canna improbabili pesci.
Anche noi consumiamo un panino guardando il fiume che tenta di farsi mare allungando la sua scia di piena verso l’orizzonte.
Torniamo sui nostri passi verso la contrada Laura. Ripenso al master plan“Costa Paestum” recentemente presentato da Franco Palumbo con il quale vorrebbe trasformare la fascia costiera di Capaccio Paestum.
L’idea di mettere la pineta al centro dell’idea progetto vista dall’interno della “selva oscura” che è diventata, è più una necessità che una scelta. Per cui, bisogna fare presto anche solo cominciando a tenerla pulita e sfoltendo con l’ausilio della forestale gli alberi che sono già morti e che succhiano energie a quelli che tenacemente resistono, se non si vuole arrivare tardi al capezzale che caro “estinto”.
Fuochi e fuocherelli accesi dovunque fanno esalare profumi di arrosti che renderanno la Pasquetta ricca di soddisfazioni gastronomiche. I contenitori di acque, bibite e vini faranno la loro comparsa sui tavoli per poi “cadere” al suolo a riposare per tempo immemore se non si provvederà a rimuoverli con solerzia.
La spiaggia sarà, ancora una volta, stirata a nuovo e piantumata di ombrelloni circondata da cabine di legno a fare da corona.
La strada che porta ai lidi diventerà di nuovo il regno di automobili che non trovano posto sotto le “frescure” dei lidi e proseguiranno andando un po’ più avanti verso sud.
Tutto in attesa che arrivi il momento di mettere mano ad una riorganizzazione dell’intero comparto e al decollo di “costa Cilento”!