Argomento centrale è la nostra risurrezione, ciò che è oltre la morte, fatto incontestabile che oggi tanti vorrebbero cancellare come un nulla, una prospettiva vaga, qualcosa d’indefinito. Ai tempi di Gesù i sadducei, aristocrazia sociale e sacerdotale che non credeva nella risurrezione dei morti ritenendola una superstizione popolare estranea alle Scritture, per metterlo in imbarazzo gli rivolgono una domanda per dimostrare quanto fosse ridicola. Utilizzano un apologo paradossale e non si rendono conto che, in tal modo, riducono la vita a mera sopravvivenza del patrimonio genetico da trasmettere da padre in figlio. Gesù risponde evocando la potenza del Dio vivente secondo quanto asserisce la Bibbia per confermare la verità della risurrezione, tema decisivo per tutti. Il Signore vince la morte; questo importa, anche se non sappiamo come, né è importante conoscerlo.
La risurrezione non é mera riproposizione dell’esistenza terrena, significa entrare in una nuova dimensione. Indubbiamente si tratta di un tema difficile. Tendenzialmente si pensa alla resurrezione come alla rianimazione del cadavere, ritorno alla vita corporea secondo l’esperienza di Lazzaro e degli altri miracolati. Rispetto al mondo che passa, Gesù descrive la novità del Regno, che non prevede di perpetuare comportamenti inscritti nella vita biologica. Egli invita a volgere lo sguardo oltre l’orizzonte del visibile e trovare il Regno promesso come fa col ladrone pentito al quale dice: oggi sarai con me in paradiso, parole pronunciate in un’irreversibile condizione di morituri per entrambi. Proprio guardando Cristo comprendiamo un po’ meglio chi è ciascuno di noi nel piano di Dio. Il corpo non è la prigione dell’anima; consentendo di entrare in relazione diventa lo strumento della nostra solidarietà col mondo e con l’intera umanità. L’anima non è una scintilla smarrita nel buio della materia, ma soffio di Dio che ci fa essere un tu di fronte a Lui col quale dialogare e scegliere nella fede. E’ un tu non destinato a dissolversi nel nulla, ma torna a Dio conservando il proprio nome e la propria individualità di persona. Se entriamo nella logica di Cristo a ognuno è garantita la consolazione eterna e la buona speranza augurate da Paolo nella lettera ai Tessalonicesi. Perciò, dimostriamo con la vita che il nostro Dio è il Signore dei vivi anche a chi affolla i cimiteri in determinate occasioni e non comprende la portata di questa verità.
La risurrezione non cancella l’umanità, la trasforma in una eternità che non é ripetizione infinita, ma continua scoperta che il Signore è il Dio dei vivi. Il di esprime lo strettissimo legame che fa appartenere Dio a noi e noi a Dio; il nome di quanti Egli ama diventa parte del suo nome perché lega la sua eternità alla nostra e a vincere la morte non è tanto la vita, ma l’amore divino. La resurrezione è vita senza fine perché noi, i figli di Dio, siamo i figli della resurrezione. Egli è rappresentato come roveto sempre ardente, fuoco di amore che rende fertile la vita riscaldando gli altri. Rispetto a questo messaggio, ogni interpretazione della frase “I figli di questo mondo prendono mogli ma quelli giudicati degni della vita futura no” per secoli ritenuta un invito al celibato per il Regno, come hanno fatto i monaci, non è appropriata. Oggi prevale una ermeneutica diversa, più consequenziale rispetto alla dinamica interna al testo.
Gesù era solito utilizzare immagini della sua cultura per rendersi comprensibile all’uditorio. Per porre l’accento sulla resurrezione della carne quale speranza per i suoi discepoli egli asserisce che vivremo come gli angeli nella contemplazione del volto d’amore di Dio e contrappone un mondo nuovo non per dire che finiranno gli affetti, ma per sottolineare che l’unico a persistere per sempre, quando sembra non rimanere più nulla, è l’amore. Che i morti risorgano, afferma Gesù evocando il roveto ardente e Mosè, è un dato che si collega al fatto, incontrovertibile per gli Ebrei, che “Il Signore è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Di questa espressione egli fornisce una originalissima esegesi: Dio non è dei morti, ma dei viventi perché in lui tutti vivono. La preposizione esalta il motivo ultimo della risurrezione, esplicita la forza di un indissolubile legame reciproco: Dio appartiene a noi in un totale legame. Il Signore non pronuncia il proprio nome senza anche quello di chi ama perché è Dio di uomini: ecco la garanzia per cui vivremo per sempre con Lui, nulla e nessuno potrà romperla, tanto meno la morte.
Coloro che credono in Dio sono convinti che, quando muoiono, vivono per Dio e in Dio perché Egli è fedele. Gesù parla di risurrezione e non d’immortalità e la esalta. La primitiva comunità cristiana l’accetta fondandola sull’attendibilità delle parole del Maestro e sulla solidità della testimonianza della sua resurrezione, discorso centrale della fede perché non è una vicenda isolata. Ciò che amalgama la chiesa non è una cultura, una filosofia, ma un fatto: Gesù è risorto per rendere eternamente vivo chi crede in lui. Noi non possiamo andare oltre questo fatto e ritenere l’aldilà semplice prolungamento dell’attuale esperienza di vita. La casa del Padre è un grande mistero, una sola è la certezza: Dio non è il Signore dei morti ma dei vivi; lo comprende chi sperimenta il dialogo e il rapporto con un Dio che chiama per nome. I risorti vivono la gioia umanissima e immortale di dare e ricevere amore perché amare è la pienezza dell’uomo e di Dio, che vince la morte. A noi che abbiamo faticato per imparare ad amare è riservata una esperienza di comunione dove nulla andrà perduto dell’amore vissuto; amando e accettando di essere amati si realizza l’eterna comunione di amore, condizione senza più pianto, lutto, separazione, dolore, perché saremo per sempre figli di Dio.
Trending
- “Fiumi, Briganti e Montagne”: Il Salernitano tra storie e storia, coraggio, mistero e resilienza
- Orientamento scolastico, Valditara scrive ai genitori
- Un Re venuto a servire
- Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati chiede al MIM di garantire i diritti dei docenti precari: presentata diffida formale
- OMEOPATIA E DOLORE AI DENTINI DEI LATTANTI
- Scuola: emendamenti ANIEF alla Manovra Finanziaria 2025
- Modelli internazionali per combattere lo spopolamento delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni
- 30 milioni alle scuole carcerarie, un emendamento alla Legge di Bilancio di Italia Viva