La mia riflessione di oggi su piante e fiori, a testimonianza che la natura ha un’anima che bisogna saper cogliere con sensibilità, è dedicata innanzitutto al nespolo, il cui termine scientifico è “Mespilus germanica”. La pianta era sacra al dio Crono, greco, e a Saturno, latino. Secondo una tradizione/leggenda la pianta proteggeva dagli stregoni. E bastava disporne un ramo in casa o nella proprietà per metterli in fuga. Però il ramo o, meglio ancora, l’albero doveva essere benedetto. Diversamente durante una cavalcata notturna gli stregoni lo privavano delle foglie e lo isterilivano in modo che non potesse portare frutti. Il nome latino “mespilum” deriva da quello greco “méspilon”, che designava i frutti/bacche di molti biancospini orientali. I frutti, le nespole, hanno una polpa coriacea ed arrivano a maturazione completa solo se sono conservati per un congruo periodo di tempo in un luogo preferibilmente secco/asciutto e su di un letto di paglia. Nel linguaggio popolare indicano un colpo assestato in modo rapido e secco. “Che nespole!”, oppure “Gli ho dato certe nespole!”. La loro maturazione lenta ha fatto fiorire e diffondere il modo di dire “Con il tempo e con la paglia maturano le nespole”.
Più bella è, invece, la storia del basilico, l’erba aromatica di cui facciamo molto uso. Per stare in tema con l’etimo direi che la sua è una storia “regale”. Il suo nome, infatti, deriva dal latino “basilicum” e dal greco “basilikòs”. Il termine latino “ocimum basilicum” significa “profumo” per indicarne l’aroma intenso e penetrante e quello greco significa “regale”, per indicare che la pianta è regina delle erbe aromatiche. Per evidenziarne l’utilità e l’uso frequentissimo per tutte le sue lodevoli qualità cito qui di seguito un bel sonetto di Aldo Fabrizi, grande attore, ma anche apprezzato poeta in romanesco oltre che noto buongustaio “A parte che er basilico c’incanta/perché profuma mejo de le rose/, cià certe doti medicamentose/che in tanti casi sò na mano santa:/Abbasta na tisana de ‘sta pianta/che mar de testa coliche ventose,/gastriti, digestioni faticose/e malattie de petto le strapianta./Pe’ via de’sti miracoli che ho detto,/io ciò na farmacia sur terrazzino,/aperta giorno e notte in un vasetto./Dentro c’è ‘no speziale sempre all’opera,/che nun pretenne modulo e bollino/e nun c’è mai pericolo che sciopera. Tra i tanti passi letterari dedicati al basilico ho preferito i versi di Aldo Fabrizi perché sono i più noti e gradevoli. Sono note anche le qualità terapeutiche e beneauguranti della pianta: si crede che liberi l’aria dagli spiriti maligni ed anche per questo tutte o quasi le famiglie ne hanno una piantina sul terrazzo o sul davanzale della finestra di casa. Inoltre la pianta avrebbe un altro effetto non dissimile: tiene a debita distanza serpenti, scorpioni e zanzare. Le foglie vengono usate in cucina per aromatizzare gli alimenti. Ed una insalata di pomodori, patate lesse, cipolline, fagiolini e cetrioli con l’aroma di foglie fresche di basilico nei mesi estivi è impagabile come cibo per ricchi e poveri. Esiste il basilico con le foglie larghe e quelle con le foglie piccole e ricce. Anzi più le foglie sono piccole e più il basilico ha aromi intensi e penetranti. Pare, poi, che il basilico abbia anche qualità erotiche e come tale favorisca il concepimento. Tanto è vero che nella civiltà contadina lo si dava come foraggio alle asine ed alle cavalle prima della monta. In Abruzzo, infatti, un giovane contadino che si recava a far visita alla fidanzata ne portava un rametto sull’orecchio con chiare allusioni erotiche. In Sicilia era simbolo di amore ricambiato, per cui una ragazza che ne metteva, da un giorno all’altro, un vasetto sul davanzale della finestra voleva far saper di essere innamorata. Ed è nota in Toscana la novella dal titolo “il basilicone”, che esalta il basilico come “mezzano” d’amore. Ma il basilico non è soltanto simbolo di amore, ma anche di amicizia e concordia familiare, come ci testimonia il grande Pitrè, fonte inesauribile di belle tradizioni popolari. Egli infatti parla di una usanza tipicamente siciliana, chiamata “comare di basilico”, una simpatica forma di comparaggio tra donne di qualsiasi età che si stringe scambiandosi vasi di questa pianta aromatica nel giorno della festa di San Giovanni, il 24 giugno, che notoriamente è una data carica di simbolismo magico. Ed infatti la si deve cogliere con la mano sinistra e a luna crescente. E Plinio raccomanda: se la si tocca o taglia con il ferro perde i suoi effetti magici. E per finire ricordo ancora che un rametto di basilico permette di capire se una persona è ipocrita o bugiarda. Basta infatti metterne un ramoscello sul suo corpo mentre dorme: se le foglie avvizziranno in pochissimo tempo vuol dire che il sospetto è fondato e, pertanto, è meglio tagliar corto con la persona indicata. Ora sappiamo molte notizie su qualità e doti del basilico. Un motivo in più per tenerne sempre sul terrazzo o sulla finestra di casa un vasetto sempre fresco, fiorente e profumato. Per tutti gli usi benefici che ne possiamo trarre.